Rapalo, Maria Chiara (2017) Alle origini della conservazione del paesaggio in Belgio: il contributo originale di Louis Van der Swaelmen. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Alle origini della conservazione del paesaggio in Belgio: il contributo originale di Louis Van der Swaelmen
Autori:
AutoreEmail
Rapalo, Maria Chiaramcrapalo@libero.it
Data: 10 Aprile 2017
Numero di pagine: 348
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Architettura
Scuola di dottorato: Architettura
Dottorato: Architettura
Ciclo di dottorato: 29
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Michelangelo, Russorussomic@unina.it
Tutor:
nomeemail
Marino, Bianca Gioia[non definito]
Houbart, Claudine[non definito]
Data: 10 Aprile 2017
Numero di pagine: 348
Parole chiave: Louis Van der Swaelmen; conservazione; paesaggio; Belgio
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/18 - Storia dell'architettura
Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/19 - Restauro
Depositato il: 18 Apr 2017 14:32
Ultima modifica: 07 Mar 2018 12:51
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/11459

Abstract

La ricerca che si propone si inserisce nell’ambito di alcuni studi condotti nel quadro di una collaborazione Italia-Belgio sulle tematiche della conservazione e tutela dei beni architettonici e del paesaggio, collegate e talvolta intrecciate a quelle dell’urbanistica. Essa nasce dall’esigenza di comprendere gli interessanti e meno approfonditi contributi che, in ambito belga, hanno concorso al delinearsi delle attuali linee di orientamento internazionale nel campo della conservazione e della tutela dei centri storici e del paesaggio. Negli ultimi anni, infatti, studiosi ed esperti afferenti a diversi campi disciplinari hanno focalizzato maggiormente la loro attenzione sulle tematiche e sulla nozione di “paesaggio”. Quest’ultima, durante il secolo scorso, ha visto una sua evoluzione nei suoi diversificati connotati e una significativa risultanza di tale lavorio interno, attraverso le interazioni con altre discipline, è rappresentata dalla nozione di “paesaggio urbano storico”, inteso come «risultato di una stratificazione storica di valori e caratteri culturali e naturali che vanno al di là della nozione di “centro storico” o “ensemble” sino a includere il più ampio contesto urbano e la sua posizione (setting) geografica». Nel considerare anche le percezioni e relazioni visive, le pratiche e i valori sociali e culturali, i processi economici e le dimensioni intangibili del patrimonio relativi alle diversità e identità delle diverse culture locali, l’approccio del paesaggio storico urbano sostiene le comunità nella loro ricerca di sviluppo e adattamento, pur conservando le caratteristiche ed i valori legati alla loro storia, memoria collettiva ed ambiente. Già negli anni nei primi anni del Novecento sono state affrontate le problematiche della conservazione dei “siti” conferendo loro una visione globale, correlando le istanze della città storica, con quelle dell’estetica e quindi anche con quelle della tutela ed del restauro del patrimonio architettonico e del paesaggio. Insieme a personaggi di particolare interesse come Charles Buls, l’architetto paesaggista Louis Van der Swaelmen ha rappresentato per il contesto belga uno dei punti di confronto per la cultura di una conservazione che ha fatto della dimensione urbana un innegabile ed imprescindibile elemento di sostanza per la nozione di monumento come anche per la pianificazione urbana e viceversa. Louis Van der Swaelmen, è comunemente conosciuto come l’urbanista e l’architetto paesaggista, che nell’ambito del Movimento Moderno, portò alla formazione delle prime città-giardino della nazione belga nel primo trentennio del XX secolo. Tutte le pubblicazioni ad oggi presenti ricordano tale figura come uno dei principali personaggi che, successivamente al periodo di esilio in Olanda durante la prima guerra mondiale – utile per iniziarlo all’architettura moderna e agli scambi con gli altri paesi vicini, tra cui l’Inghilterra -, lavorò per la ricostruzione di un Belgio in gran parte distrutto dalle artiglierie tedesche, raccogliendo una vasta documentazione che sarebbe servita come base teorica ai futuri lavori di ricostruzione e progettazione del nuovo. Conosciuto poi anche come architetto paesaggista, è, invece, poco ricordato per la sua mobilitazione a favore della protezione e della conservazione del costruito storico e dei siti. In generale, si può dire che Louis Van der Swaelmen è appartenuto a quella schiera di architetti che ha contribuito significativamente al mutamento dell’idea di paesaggio in Belgio, in un momento significativo della storia architettonica nazionale ed europea. L’obiettivo della ricerca è - attraverso l’approfondimento della figura di Louis Van Der Swaelmen non solo come architetto paesaggista e come personalità emergente nell’ambito dell’urbanistica e precursore del Movimento Moderno belga, bensì come architetto operante nell’ambito di una cultura della conservazione del patrimonio architettonico e del paesaggio – quello di mostrare come alcune personalità abbiano fornito degli interessanti spunti riguardo le problematiche della tutela dei siti già nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, intuendo e anticipando alcune istanze oggi affrontate nelle ultime Carte e Raccomandazioni in materia di conservazione del paesaggio. La sua attività ed il suo contributo si inquadra in un momento storico in cui il Belgio, in particolare, si impegnava a costruire la propria identità (per cui la necessità di uno sforzo per fornire i presupposti per la formazione di uno spirito artistico nazionale) e in ambito internazionale si seminavano i fondamenti per una conservazione dei siti strettamente legata all’evoluzione della società nel suo complesso. Significativi sono stati, infatti, gli apporti teorici legati al complesso periodo che va dalla seconda metà del XIX secolo fino agli anni Trenta del XX secolo, anni in cui si sono tenute sia la conferenza di Atene del 1931 che il congresso del CIAM nel 1933. Tra questi emergono le elaborazioni francesi di Victor Hugo, quelle tedesche di Goethe, quelle inglesi di John Ruskin e quelle relative alle Arts and Crafts di William Morris; gli studi sulla cultura storica dello spazio urbano di Camillo Sitte; la teoria del Kunstwollen di Alois Riegl; gli avanzamenti nel campo dell’estetica tedesca di Gottfried Semper e le teorie di Friedrich Theodor Vischer. Tutte queste esperienze hanno contribuito in maniera più o meno visibile all’evolversi dei meccanismi che hanno concorso al delinearsi delle attuali linee di orientamento internazionale nel campo della conservazione e della tutela dei centri storici e del paesaggio. Louis Van der Swaelmen, pertanto, si è formato in un contesto estremamente stimolante, non solo per i contributi europei nell’ambito della conservazione, ma anche per le significative influenze inglesi, francesi, tedesche e olandesi che hanno influenzato, dopo la prima guerra mondiale, le esperienze urbanistiche e di conservazione in ambito belga. Interessanti saranno dunque gli spunti per comprendere e definire i punti di contatto tra le teorie della conservazione e quelle dell’urbanistica, che oggi, secondo una visione semplicistica della realtà, sono considerate in taluni casi tanto distanti se non addirittura opposte. Uno degli obiettivi sarà, dunque, di contribuire alla visione secondo cui, invece, l’atto della conservazione e il progetto del nuovo (che sia di urbanistica o non), non sono altro che momenti di un medesimo atto culturale.

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