Saggiomo, Francesca (2017) Contaminanti organoclorurati in alimenti di origine animale quali indicatori di contaminazione ambientale e del rischio tossicologico per il consumatore. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Contaminanti organoclorurati in alimenti di origine animale quali indicatori di contaminazione ambientale e del rischio tossicologico per il consumatore.
Autori:
AutoreEmail
Saggiomo, Francescafrancescasaggiomo@yahoo.it
Data: 10 Aprile 2017
Numero di pagine: 139
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Medicina Veterinaria e Produzioni Animali
Dottorato: Scienze veterinarie
Ciclo di dottorato: 29
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Cringoli, Giuseppegiuseppe.cringoli@unina.it
Tutor:
nomeemail
Ferrante, Maria Carmela[non definito]
Data: 10 Aprile 2017
Numero di pagine: 139
Parole chiave: Policlorobifenili; pesticidi organoclorurati; alimenti.
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 07 - Scienze agrarie e veterinarie > VET/07 - Farmacologia e tossicologia veterinaria
Depositato il: 03 Mag 2017 08:30
Ultima modifica: 07 Mar 2018 12:52
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/11734

Abstract

I composti organoclorurati (OC) sono dei regolatori endocrini, cioè composti che compromettono il normale funzionamento del sistema endocrino. Nell’ambito degli OC, i bifenilipoliclorurati e i pesticidi organoclorurati sono considerati responsabili di diversi effetti tossici evidenziati sia negli esseri umani che nelle specie animali domestiche e selvatiche, come teratogenicità, cancro, disturbi riproduttivi e immunotossicità. Diversi autori hanno riportato che più del 90% dell'esposizione umana agli OC avviene principalmente attraverso il consumo di alimenti di origine animale, in particolare, il latte (e prodotti lattiero-caseari) e i prodotti della pesca. Questi alimenti possono essere considerati indicatori di inquinamento ambientale da OC e devono essere monitorati per una attenta valutazione del rischio tossicologico per il consumatore. In una prima parte, il presente studio ha avuto l’obiettivo di valutare se l’abbandono incontrollato di rifiuti di origine urbana e industriale potesse essere responsabile della contaminazione degli alimenti da PCB. A tal fine, sono state confrontate le concentrazioni di PCB nel latte di capra raccolto in tre diverse aree della regione Campania. Una delle tre, Caserta, con il suo territorio circostante posto nel centro-nord della regione, da tempo subisce gli effetti negativi correlati alle attività illecite della cosiddetta “Ecomafia”. Le altre due aree considerate, che fanno parte di due province diverse nel sud-est della Campania, dove le suddette attività sono praticamente assenti, hanno costituito il gruppo di controllo. Sono state rilevate concentrazioni molto elevate di PCB nel latte di Caserta (la somma dei sei PCB indicatori insieme al PCB 118 era pari a 209,10 ng/g su peso lipidico) in contrasto con la quasi totale assenza di tali inquinanti nelle unità campionarie del gruppo di controllo. Dallo studio emerge la relazione tra siti contaminati per smaltimento illegale di rifiuti e contaminazione da PCB. Il problema che ne scaturisce deve essere considerato prioritario sia per l'ambiente che per la salute. Allo stesso tempo, sono stati anche evidenziati valori più elevati di contenuto lipidico nel latte del gruppo di controllo e quindi una correlazione negativa tra le concentrazioni di PCB e il contenuto lipidico nel campione di Caserta. Nella seconda parte di questa tesi di dottorato, è stato analizzato un campione di trote Mediterranee (Salmo trutta) raccolto nel Parco Nazionale della Sila (Calabria). Il contenuto di PCB e pesticidi organoclorurati nel muscolo di trota e nel latte di capra sono stati determinati avvalendosi di un gas-cromatografo munito di rivelatore a cattura di elettroni (Ni63). La presenza di livelli residuali di PCB (la somma dei sei congeneri indicatori), è stata evidenziata in tutte le unità campionarie (in media 201.9 ng/g sul peso lipidico) e la presenza di p'p, DDE, il principale metabolita del DDT, è stata osservata nel 100% del campione (con una concentrazione media di 97.57 ng/g sul peso lipidico). L’analisi di correlazione tra i livelli di concentrazione degli OC e la presenza di parassiti intestinali non ha evidenziato alcuna associazione tra le due variabili. Circa la valutazione del rischio tossicologico, le concentrazioni di PCB rilevate nel latte di capra raccolto a Caserta erano al di sopra del limite massimo fissato dalla UE, lasciando intravedere un rischio non trascurabile per la salute dei consumatori. Al contrario, i livelli di OC misurati nelle trote dalla Calabria, erano sempre al di sotto dei limiti stabiliti. In conclusione, lo studio conferma l'utilità di impiegare il latte di capra e il muscolo di trota per valutare lo stato di inquinamento ambientale da contaminanti organici persistenti, e il derivante rischio per il consumatore.

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