Carandina, Elisa (2021) La cura dell’accidentale. Forme di racconto di sé e dell’altra nella poesia ebraica e nell’arte israeliana contemporanea. [non definito]. UniorPress, Napoli.

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Tipologia del documento: Monografia ([non definito])
Lingua: Italiano
Titolo: La cura dell’accidentale. Forme di racconto di sé e dell’altra nella poesia ebraica e nell’arte israeliana contemporanea
Autori:
AutoreEmail
Carandina, Elisa[non definito]
Autore/i: [Italiano]: Elisa Carandina è Maîtresse de conférences en littérature hébraique moderne et contemporaine presso il Département d'études hébraiques et juives, INALCO, lnstitut National des Langues et Civilisations Orientales, Parigi. Ha pubblicato numerosi articoli sulla letteratura ebraica contemporanea con particolare attenzione a una prospettiva di genere. I suoi interessi di ricerca includono il tema del sacrificio e le sue riletture, le forme di scrittura del sé, in particolare nel graphic novel, la rappresentazione e l'uso del corpo femminile in diverse forme artistiche del panorama israeliano./[English]: Elisa Carandina currently holds the position of Maîtresse de conférences en Littérature Hébraïque Moderne et Contemporaine at the Département d’études hébraïques et juives, INALCO (Institut National des Langues et Civilisations Orientales), Paris. She has published numerous articles on contemporary Hebrew literature especially from a gender perspective. Her research interests include the theme of sacrifice and its rewritings, life-writing with particular focus on the representation of the self in graphic novels, the representation and use of the female body in different artistic forms in the contemporary Israeli artistic scene.
Data: 2021
Numero di pagine: 132
Istituzione: Università degli studi di Napoli "L'Orientale"
Dipartimento: Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo
Sezione di dipartimento: Centro di Studi Ebraici
URL ufficiale: http://www.fedoabooks.unina.it/index.php/fedoapres...
Nazione dell'editore: Italia
Luogo di pubblicazione: Napoli
Editore: UniorPress
Data: 2021
Titolo della serie: Archivio di Studi Ebraici
ISBN: 978-88-6719-227-4
Numero di pagine: 132
Parole chiave: Miriam Oren, Michal Heiman, Letteratura ebraica, arti visive, Poesia Ebraica Contemporanea, Fotografia israeliana, Studi di genere, Ebrew Literature, visual arts, Contemporary Hebrew Poetry, Israeli photography, Gender Studies
NBN (National Bibliographic Number): urn:nbn:it:unina-28030
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche > L-OR/08 - Ebraico
Depositato il: 03 Gen 2022 12:48
Ultima modifica: 03 Gen 2022 12:48
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/13299
DOI: 10.6093/978-88-6719-227-4

Abstract

[Italiano]: Il volume intende proporre un nuovo modello narrativo e culturale definibile con il termine di «toledot orizzontali» e utilizzabile come filtro di lettura per una serie di pratiche letterarie e artistiche proprie della letteratura ebraica e dell’arte israeliana contemporanea. Questo modello integra l’iscrizione in un contesto culturale con la ricerca e creazione di una linea genealogica non più lineare, gerarchica e prescrittiva ma orizzontale e dunque fatta di incontri, del riconoscersi nelle storie degli altri e delle altre. Le toledot orizzontali si sviluppano dunque come una pratica di racconto del sé e dell’altro/a, in particolare, l’altro/a la cui storia è stata soppressa nella ricerca di simboli universali. Dei racconti orizzontali, dunque, che diventano storie e storia creando una famiglia in cui riconoscersi, accogliere e sentirsi accolti. Per illustrare le forme diverse che queste toledot orizzontali possono assumere, sono stati scelti tre esempi. Il primo, attraverso una selezione di testi della poetessa Miriam Oren, introduce la nozione di incontro con l’altro/a come strumento per scoprire il sé, seguendo la linea cavareriana di una opacità del sé a se stesso, poi sviluppata in rapporto alla riscrittura della figura di Eva. Il secondo affronta la nozione di incontro con la storia dell’altra come si esprime nella produzione poetica di Bracha Serri, attraverso l’uso dello pseudonimo e la definizione dell’io poetico in una pratica di resistenza ai modelli disponibili per il tramite dell’uso del corpo. Il terzo e ultimo capitolo è dedicato all’artista israeliana Michal Heiman e sviluppa il tema della definizione del sé tramite l’altra come riflessione sui modelli interpretativi e visivi a disposizione per sottolinearne la prescrittività e sviluppare la possibilità di creare una nuova comunità a partire dall’ascolto delle voci individuali soppresse nell’uso di questi modelli. Il percorso descritto attraverso queste tre voci e quelle che a loro volta queste creatrici evocano si sviluppa dunque per tappe di storie singole, individuali, che non intendono rappresentare nulla se non loro stesse e lo scandalo della loro unicità./[English]: This volume explores a new narrative and cultural model that can be defined as "horizontal toledot" and that can be used as a way to read several literary and artistic practices in Hebrew literature and contemporary Israeli art. This model integrates the inscription in a cultural context with the search and creation of a genealogical line that is no longer linear, hierarchical, and prescriptive, but horizontal and made of encounters. More precisely it is made by the others' stories, especially the ones who has been suppressed in the search for universal symbols, and the story of the self as narrated by them. Horizontal narratives, then, that become stories and history by creating a family where one can recognize and welcome others as well as feel welcomed. To illustrate the different forms that these horizontal toledot can take, three examples have been chosen. The first one, analysing a selection of texts by the poet Miriam Oren, introduces the notion of encounter with the other as a way to discover the self, following Adriana Cavarero's notion of the opacity of the self to himself/herself. This notion will be then developed in relation to the rewriting of the figure of Eve. The second chapiter deals with the notion of encounter with the story of the other as expressed in Bracha Serri's pseudonymous and her definition of the poetic self in a practice of resistance to the available models where the fragmented body plays a major role. The third and last chapter is dedicated to Israeli artist Michal Heiman and her exploration of the interpretative and visual models available in order to define the feminine subject. After deconstructing known models, the artist develops new ways of defining the self and taking responsibility for the other. The path described through these three voices and those that these creators evoke shapes a chorus of individual stories which do not intend to represent anything but themselves and the scandal of their uniqueness.

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