Loffredo, Angelo (2006) Applicazione di antagonisti per il controllo biologico di nematodi galligeni (Meloidogyne spp.) e cisticoli (Heterodera schachtii) su ortive. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Applicazione di antagonisti per il controllo biologico di nematodi galligeni (Meloidogyne spp.) e cisticoli (Heterodera schachtii) su ortive
Autori:
AutoreEmail
Loffredo, Angelo[non definito]
Data: 2006
Tipo di data: Pubblicazione
Numero di pagine: 95
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Entomologia e zoologia agraria
Dottorato: Agrobiologia e agrochimica
Ciclo di dottorato: 18
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Violante, Antonio[non definito]
Tutor:
nomeemail
D'Errico, Francesco Paolo[non definito]
Data: 2006
Numero di pagine: 95
Parole chiave: Lotta biologica; Sonde molecolari; Nematodi
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 07 - Scienze agrarie e veterinarie > AGR/11 - Entomologia generale e applicata
Depositato il: 02 Set 2008
Ultima modifica: 30 Apr 2014 19:34
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/2896

Abstract

Il Dott. Angelo Loffredo ha svolto la sua attività di ricerca nel settore della Nematologia agraria occupandosi del controllo biologico dei nematodi, ed in particolare dei nematodi galligeni quali Meloidogyne incognita (Kofoid et White) Chitwood e dei nematodi cisticoli quali Heterodera schachtii Schmidt da qui il titolo: applicazione di antagonisti per il controllo biologico di nematodi galligeni (Meloidogyne spp.) e cisticoli (Heterodera schachtii Schmidt) su ortive. Ricerca che nasce dalla esigenza di trovare metodi di controllo che prevedono la riduzione delle molecole di sintesi ed un maggior utilizzo di mezzi naturali di lotta, i quali potrebbero essere applicati ad un agricoltura di tipo biologico, ormai riconosciuta dall’Europa Comunitaria dal 1991, anno di pubblicazione del Reg. (CE) 2092/91. Prima di allora il settore era regolamentato da diverse associazioni od organizzazioni sia in Italia che all’estero, ognuna con uno specifico regolamento, anche se nella maggior parte dei casi si faceva riferimento alla normativa internazionale dell’IFOAM (International Federation of Organic Agricolture Movements,1998). Ma è con l’applicazione del Reg. (CE) 2078/92 che l’agricoltura biologica ha visto aumentare le superfici monitorate. Attualmente, il settore ha raggiunto un livello senza precedenti con circa un milione di ettari investiti in Italia. La superficie coltivata con metodi biologici è passata da meno dello 0,1% della superficie agricola totale europea nel 1985 a oltre il 2%. I crescenti interessi sembrano essere correlati sia alla mutata percezione pubblica riguardo la produzione agroalimentare, sia alla necessità di preservare l’ambiente e la biodiversità. Anche il difficile clima finanziario in cui versa l’agricoltura, oggi, costituisce un volano importante per una maggiore attenzione alla produzione biologica. Le esigenze della ricerca nel settore dell’agricoltura biologica devono fare riferimento alle richieste dei produttori e dei consumatori. Per tali sistemi di produzione le caratteristiche dominanti sono diverse, ma non sempre contrastanti con quelle dei sistemi intensivi. Un paragone tra sistemi di produzione convenzionali e biologici rivela fondamentali differenze tecnologiche ma anche organizzative e di mercato, in grado d’influenzare le rispettive priorità della ricerca. Le esigenze chiave dei sistemi biologici, anche se non necessariamente di scarsa importanza nei sistemi convenzionali, devono rifarsi alla conoscenza di processi ecologici, quali l’attività biologica dei terreni, le dinamiche della vegetazione e l’ecologia dell’entomofauna, il monitoraggio dei loro effetti a lungo termine sui processi di produzione e la conoscenza dei legami tra produzione agraria e qualità dei prodotti alimentari. In quest’ottica sono state affrontate tematiche inerenti la biologia dei funghi nematofagi, l’identificazione di nematodi fitoparassiti, la quantificazione degli antagonisti ed il loro monitoraggio dopo l’introduzione nel terreno, con metodi tradizionali e molecolari, la valutazione della soppressività del terreno contro nematodi cisticoli e infine la sperimentazione con formulati e prodotti suscettibili d’impiego nel settore dell’orticoltura biologica. Con l’applicazione di tecniche di biologia molecolare quali la Real Time-PCR si è riusciti a mettere a punto una metodica volta all’identificazione di Pochonia chlamydosporia Goddard da terreno utilizzando sonde di tipo Scorpion. Allo stesso tempo è stato possibile identificare, partendo da singole larve, M. incognita (Kofoid et White) Chitwood grazie a sonde di tipo molecular beacon. L’applicazione di queste tecniche risulta innovativa in ambito nematologico. Esse risultano pertanto valide per la determinazione e la quantificazione di funghi nematofagi del terreno, allo scopo di indagare sull’efficacia in prospettiva di un loro utilizzo per il controllo dei nematodi. Una seconda parte ha riguardato l’impostazione di una sperimentazione in vaso su cultivar di pomodoro UC 82 altamente suscettibile all’attacco di M. incognita dove è stata saggiata l’efficacia di alcuni prodotti di origine vegetale e di P. chlamydosporia. Dalle risultanze della prova si è potuto osservare che il controllo effettuato dal fungo ha dato esiti favorevoli nella riduzione del numero di uova vitali del nematode fitoparassita. Il controllo effettuato da P. chlamydosporia non ha presentato differenza significativa rispetto al nematocida di sintesi per quanto riguarda il numero di uova su g. di radice. Le altre tesi utilizzate per la prova non hanno invece rivelato una efficacia significativa nella riduzione dell’attacco nematologico. Una terza parte del lavoro di tesi è stata svolta all’estero, con indagini sul controllo biologico di nematodi cisticoli su barbabietola da zucchero in serra. Questa fase ha visto l’impiego, l’identificazione e la valutazione della capacità di trasferimento dell’ attività nematocida dai terreni “ soppressivi”ad altri con alte cariche di nematodi. La prospettiva futura è rivolta alla messa a punto di protocolli standard per l’applicazione di P. chlamydosporia in condizioni controllate e in pieno campo.

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