Mormone, Valeria (2006) La conservazione delle antiche strutture lignee di copertura. Le capriate di S. Pietro a Majella. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: La conservazione delle antiche strutture lignee di copertura. Le capriate di S. Pietro a Majella
Autori:
AutoreEmail
Mormone, Valeria[non definito]
Data: 2006
Tipo di data: Pubblicazione
Numero di pagine: 281
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Storia dell'architettura e restauro
Dottorato: Conservazione dei beni architettonici
Ciclo di dottorato: 17
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Casiello, Stella[non definito]
Tutor:
nomeemail
Aveda, Aldo[non definito]
Russo Ermolli, Ennio[non definito]
Data: 2006
Numero di pagine: 281
Parole chiave: Strutture Lignee Antiche
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/19 - Restauro
Depositato il: 11 Set 2008
Ultima modifica: 30 Apr 2014 19:34
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/2958

Abstract

La tutela degli organismi strutturali in legno è attualmente un argomento di grande interesse che negli ultimi anni ha avuto un notevole sviluppo. Il presente studio ripercorre in maniera critica le tappe fondamentali degli avanzamenti in campo scientifico e tecnologico che hanno prodotto i criteri e le metodologie che regolano l’attività di conservazione sulle strutture in legno con l’obiettivo di metterne in luce gli aspetti più innovativi al fine di delineare i possibili sviluppi futuri della ricerca nel settore. La ricerca si articola in quattro capitoli. Nei primi tre capitoli sono individuati ed analizzati criticamente gli aspetti fondamentali del progresso teorico sulla conservazione delle strutture di copertura lignee in Italia, secondo una logica d’approccio che pone in evidenza la necessità di anteporre gli studi di carattere generale ed analitico finalizzati alla definizione di metodologie per l’approfondimento delle conoscenze e per la definizione di criteri e metodi d’intervento. Nel primo capitolo sono analizzati alcuni tra i più importanti trattati pubblicati tra il’500 e l’800 al fine di ripercorrere le tappe fondamentali dell’evoluzione delle capriate lignee e al fine di individuare se e a quali rimedi si ricorreva per riparare e rinforzare le strutture lignee. La manualistica prodotta tra il XVI e il XIX secolo si rivela una fonte molto ricca di conoscenze sull’arte di costruire con il legno; in essa sono contenute le regole per una buona progettazione ed una messa in opera che garantiscano efficienza e durabilità al manufatto. In generale dall’analisi di questi trattati emergono poche testimonianze relative al restauro e al consolidamento; tuttavia le antiche carpenterie presentano frequentemente provvedimenti di vario tipo, messi in atto per ovviare ai problemi localizzati d’eccessiva deformazione o rotture, come pure espedienti per evitare il degrado, che testimoniano il sussistere della prassi della manutenzione, intesa quasi sempre come sostituzione di elementi ammalorati, e la prassi degli interventi di rinforzo volti a risolvere le debolezze della struttura mediante aggiunte e integrazioni. Il secondo capitolo è un analisi critica della produzione di studi sperimentali, condotti negli ultimi venti anni in ambiti specialistici, che costituiscono le basi delle attuali conoscenze più avanzate sul legno che si traducono nei procedimenti di calcolo e di verifica, nelle regole di classificazione, negli studi sul degrado e nella definizione di criteri e tecniche diagnostiche per la valutazione preventiva delle strutture. La consapevolezza diffusa della necessità di far precedere il progetto di restauro da indagini volte alla conoscenza approfondita della struttura e dello stato di conservazione del materiale ha comportato la sperimentazione e la messa a punto di nuove metodologie d’indagine sempre più sofisticate. I progressi compiuti portano a riconoscere che l’approccio per il restauro di una struttura lignea antica è sicuramente complesso e richiede conoscenze specifiche che spesso non è possibile ritrovare in un'unica figura se non a fronte di una più che decennale esperienza. Ne deriva l’importanza di una diagnostica integrata, infatti, solo la combinazione logica di metodi e tecniche d’indagine appropriati e quindi la definizione di un vero e proprio progetto diagnostico, che impieghi tutti gli strumenti disponibili, di cui siano ben noti limiti e potenzialità, può fornire un livello soddisfacente di conoscenza, derivato da un analisi integrata e comparativa di tutte le informazioni raccolte, per la definizione di idonei interventi di manutenzione e restauro. Il crescente interesse per la conservazione dei manufatti in legno e la gran quantità di studi teorici e sperimentali sull’argomento hanno avuto come ricaduta una rilevante produzione di normative in ambito tecnico e conservativo. Nonostante i notevoli progressi nel settore della conservazione, accanto ad un crescente numero di restauri esemplari, condotti sulla scorta dei più recenti avanzamenti teorici e tecnici, si assiste ancora oggi ad una gran quantità d’interventi che, poco rispettosi dei principi della conservazione, mettono in atto soluzioni che alterano il comportamento della struttura sulla scorta, molto spesso, di approssimative indagini di diagnostica preventiva e impiegando tecnologie “innovative” non sufficientemente sperimentate. Nel terzo capitolo sono infine analizzati i criteri d’intervento, le tecnologie e i materiali attualmente disponibili per la manutenzione ed il restauro. I principi generali sono quelli stabiliti nella Carta di Venezia e recepiti dall’Unesco e dall’Icomos, con l’approvazione nel 1999 del documento “Principles for the Preservation of Historic Timber Buildings”. Le attuali tendenze nel restauro delle strutture in legno, sulla scorta di temi dibattuti sin dalla metà del XIX secolo, ribadiscono l’importanza della conservazione del manufatto nella sua autenticità materica e della concezione strutturale. A fronte di un’estesa panoramica su tecniche e materiali innovativi, attualmente disponibili ed impiegati in alcuni casi esemplificativi analizzati nel terzo capitolo, viene evidenziata, in linea con le attuali tendenze, l’opportunità del recupero delle tecniche tradizionali e dell’impiego di materiali e tecnologie ampiamente sperimentati onde poter assicurare compatibilità durabilità ed efficacia all’intervento. Un’attenzione particolare è dedicata alla valutazione del comportamento sismico delle strutture a capriata e agli interventi di miglioramento e rafforzamento antisismico riguardo ai quali, in base al raffronto con le normative specifiche, vengono indicate le metodologie più opportune che assicurano il rispetto dei principi del restauro. Appare con evidenza che la questione fondamentale è l’analisi dell’interazione tra strutture di copertura e murature per la stima del comportamento sismico di edifici antichi complessi ai fini della definizione dei criteri d’intervento. Il problema viene affrontato in relazione agli edifici di culto che presentano alcune caratteristiche comuni dal punto di vista della vulnerabilità sismica al fine di valutare, attraverso un approccio semplificato, l’incidenza delle coperture in legno sulla stabilità delle pareti murarie. La ricerca affronta, infine, al capitolo quarto, lo studio delle antiche capriate di S. Pietro a Majella che costituiscono un caso di rilievo per l’applicazione e la verifica della validità degli strumenti normativi di recente definizione nonché delle metodologie e tecniche d’indagine descritte. In seguito ad un’approfondita ricerca storica - archivistica si è proceduto al rilievo critico del sistema nel suo complesso al fine di individuare le tracce degli interventi pregressi e verificare la congruenza tra i dati d’archivio e l’attuale consistenza del sistema di copertura. L’approfondimento del rilievo ha poi riguardato alcune strutture più accessibili a cui si è applicata una metodologia diagnostica per pervenire, attraverso la valutazione comparata ed integrata dei risultati delle diverse indagini svolte in situ, alla valutazione dell’efficienza della struttura e quindi alla definizione delle priorità d’intervento. Il protocollo d’indagine rispetta i contenuti della norma UNI 11119 del 2004 per le ispezioni in situ e la diagnosi degli elementi in opera e conferma la validità dell’approccio normativo.

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