Varchetta, Maria (2006) Il cantiere di restauro: specificità ed esperienze in Campania. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Il cantiere di restauro: specificità ed esperienze in Campania
Autori:
AutoreEmail
Varchetta, Maria[non definito]
Data: 2006
Tipo di data: Pubblicazione
Numero di pagine: 294
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Restauro
Dottorato: Conservazione dei beni architettonici
Ciclo di dottorato: 17
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Casiello, Stella[non definito]
Tutor:
nomeemail
La Regina, Francesco[non definito]
Data: 2006
Numero di pagine: 294
Parole chiave: Cantiere, Restauro, Campania
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/19 - Restauro
Depositato il: 01 Ago 2008
Ultima modifica: 30 Apr 2014 19:23
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/541
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/541

Abstract

La tesi ha come oggetto di studio il significato e la struttura del cantiere di restauro architettonico, inteso non soltanto nella sua articolazione funzionale ed organizzazione tecnica, ma con riferimento alla civiltà costruttiva che l’esprime ed agli indirizzi in materia d’intervento sulle preesistenze monumentali, in vista di una loro trasmissione al futuro. Pur riguardando la sua evoluzione nel corso degli ultimi due secoli, la ricerca è principalmente rivolta ad inquadrare ed esaminare la realtà contemporanea del cantiere, nell’insieme delle sue articolazioni procedurali, funzionali e tecnico-esecutive. Il cantiere viene qui analizzato nella sua concreta processualità d’attività conservativa che dalla fase di rilievo, analisi e accertamento diagnostico (cantiere della conoscenza), perviene a quella esecutiva (cantiere di restauro), per estendersi alle successive fasi di collaudo, sorveglianza e manutenzione. E’ dunque un concetto ampio quello cui si fa riferimento, che abbraccia tutte le fasi lavorative volte a salvaguardare l’opera e a trasmetterla al futuro, massimizzando le operazioni conservative. Le peculiarità del cantiere di restauro risiedono essenzialmente nell’impegno richiesto al fine di restringere il campo dell’imprevedibilità e dell’incertezza, pur nella consapevolezza che non è possibile prevedere in anticipo e stabilire in ogni suo dettaglio l’esito delle attività che vi si vanno a svolgere, secondo un processo continuo di costante controllo e verifica delle ipotesi progettuali. Per la sua complessità, il cantiere di restauro richiede una notevole attenzione nella definizione dei tempi, nelle previsioni di spesa, nelle scelte tecnico-esecutive e delle competenze necessarie. La realtà del cantiere di restauro dell’architettura, comprendendo ed integrando i contributi di numerosi altri settori disciplinari come la chimica, la meccanica delle murature, la ricerca storiografica, la tecnologia, la cultura materiale, la storia della scienza e della tecnica costruttiva, la diagnostica ed altri ancora, appartiene indubbiamente alle problematiche ed alle vicende del settore edile ma tende progressivamente a ritagliarsi un suo territorio d’azione specifico e complesso, sostenuto dalla eccezionale evoluzione scientifica e tecnologica in questo campo. Per tale motivo in questa sede non si vuole dimostrare e sostenere l’esistenza di una distinzione o addirittura un divorzio fra una parte (il restauro) e il tutto (l’architettura), ma verificare se e in che modo la prassi che si rivolge al cantiere del costruito storico possiede una sua autonomia relativa e come questa prende concretamente corpo. La ricerca si propone anche di indagare come, storicamente, il cantiere di restauro si è specificato e qualificato come tale, ovvero come peculiare e connotabile cantiere per l’architettura costruita a fini della conservazione della sua immagine e consistenza fisica. Trattasi di un’acquisizione abbastanza recente, almeno per quanto attiene la normativa nazionale in materia di lavori pubblici, che tuttavia trae origine dal dibattito e dalle esperienze del XIX secolo e della prima metà del XX, mentre aspetti tecnici, accorgimenti e raccomandazioni di tipo pratico sono rinvenibili anche nei secoli precedenti, anche se riferibili a tematiche e condizioni particolari del cantiere di architettura, quando quest’ultimo deve confrontarsi con preesistenze costruite di varia natura ed entità. Da questo punto di vista l’analisi storica del cantiere di restauro può consentirci di accedere a nuove, interessanti riletture della intera vicenda disciplinare. L’analisi del cantiere di restauro – la sua vicenda storica, la sua struttura, la sua articolazione funzionale e tecnica, la sua disciplina normativa e procedurale – può rappresentare dunque un osservatorio privilegiato, tale da consentire di mettere a fuoco una realtà che, nel mondo moderno, tende sempre di più a caratterizzarsi per la complessità delle sue configurazioni teoriche ed operative. La complessità e la specificità del cantiere di restauro devono anzitutto individuarsi nell’obiettivo di tale attività: la massima conservazione del costruito storico. In tale prospettiva lo studio del cantiere di restauro, inteso quale specifica realtà contemporanea, offre ampie possibilità di sviluppo ed approfondimento delle conoscenze in questo campo. Le questioni sono dunque molte, talora anche contraddittorie, che tuttavia ci costringono ad affrontare tematiche essenziali, relative alla conservazione del patrimonio monumentale ed alla complessità delle attività che ne discendono. Un dato rappresentativo: mentre si applicano metodologie d’intervento necessariamente moderne, emerge la necessità di conoscere i metodi e i modi con cui l’edificio è stato realizzato e di confrontarsi con l’esperienza del cantiere tradizionale (premoderno) che si è andata via via perdendo con l’evolversi della società industriale. In tal senso nel cantiere di restauro si costringe l’architettura a confrontarsi con le tracce materiali della propria evoluzione nel tempo, evidenziando il difficile rapporto fra presente e passato.

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