Castellano, Vincenzo (2013) Sviluppo di un metodo in LCMSTOF per l’analisi di palitossine in colture algali e mitili raccolti lungo le coste campane. [Tesi di dottorato]
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Item Type: | Tesi di dottorato |
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Resource language: | Italiano |
Title: | Sviluppo di un metodo in LCMSTOF per l’analisi di palitossine in colture algali e mitili raccolti lungo le coste campane. |
Creators: | Creators Email Castellano, Vincenzo v.castellano1959@libero.it |
Date: | 28 March 2013 |
Number of Pages: | 85 |
Institution: | Università degli Studi di Napoli Federico II |
Department: | Agraria |
Scuola di dottorato: | Scienze agrarie e agro-alimentari |
Dottorato: | Scienze e tecnologie delle produzioni agro-alimentari |
Ciclo di dottorato: | 25 |
Coordinatore del Corso di dottorato: | nome email Barbieri, Giancarlo giancarlo.barbieri@unina.it |
Tutor: | nome email Barbieri, Giancarlo giancarlo.barbieri@unina.it Soprano, Vittorio v.soprano@izsmportici.it |
Date: | 28 March 2013 |
Number of Pages: | 85 |
Keywords: | Palitossine, Spettrometria di Massa, LCMSTOF |
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: | Area 03 - Scienze chimiche > CHIM/10 - Chimica degli alimenti |
Aree tematiche (7° programma Quadro): | SALUTE e TUTELA DEL CONSUMATORE > Sicurezza alimentare, salute degli animali, benessere e salute degli animali e delle piante |
Date Deposited: | 04 Apr 2013 08:25 |
Last Modified: | 23 Jul 2014 10:46 |
URI: | http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9160 |
DOI: | 10.6092/UNINA/FEDOA/9160 |
Collection description
In questi ultimi anni il rischio di contaminazione degli alimenti di origine marina da parte di biotossine algali è di estrema attualità, anche in considerazione del fatto della presenza sui nostri mercati di alimenti spesso provenienti da altre parti del globo, che possono comportare un rischio sanitario non sempre di facile valutazione. Il rischio di contaminazione degli alimenti da parte di biotossine algali di diversa natura prodotte da alcune specie fitoplanctoniche o fitobentoniche è ancor di più di attualità in considerazione dei cambiamenti climatici che possono favorire la diffusione di specie tossiche, come è stato ipotizzato nel caso delle fioriture di Ostreopsis, un problema emergente lungo le coste italiane dove negli ultimi anni vengono riportate con sempre maggiore frequenza nel corso della stagione estiva. Ostreopsis è un genere di dinoflagellato bentonico che nei mari italiani è rappresentato da almeno due specie diverse, O. ovata e O. cf. siamensis, entrambe capaci di produrre una tossina simile alla palitossina, una delle più potenti tossine ad oggi conosciute. Lungo le coste campane non sono state notate negli anni passati fioriture di rilievo di Ostreopsis cf. ovata, sebbene la presenza della specie sia segnalata da alcuni anni, in associazione con altre microalghe bentoniche produttrici di tossine di tipo diverso (Acido okadaico, dinophitossine). Era pertanto necessario avere a disposizione metodiche di analisi sensibili ed efficaci, che permettessero il rilevamento di quantità anche minime di tossina, per poter gestire prontamente situazioni che potevano preludere a casi di contaminazione da biotossine in alimenti di origine marina o comunque in specie animali presenti nella fascia costiera, possibili vettori di palitossine I test biologici come previsto dal Decreto Ministeriale del 16 maggio 2002, hanno il vantaggio di identificare effetti tossici dovuti alla presenza di eventuali tossine, non note o non attese, difficilmente identificabili con analisi chimiche. Il test biologico a cui si fa riferimento nel suddetto decreto è il test sul topo, che ha però una sensibilità piuttosto bassa, una riproducibilità limitata (LeDoux e Hall, 2001) e negli ultimi tempi è stato ampiamente criticato per problemi di natura etica Il nostro obiettivo principale è stato dunque quello di sviluppare metodi idonei per l’identificazione di tossine prodotte da microalghe del genere Ostreopsis in prodotti alimentari di origine marina che potrebbero rappresentare un rischio per la salute umana. Pertanto sono state condotte analisi su molluschi, crostacei e pesci bentonici o strettamente costieri che, nutrendosi di Ostreopsis o delle macroalghe sulle quali questa microalga prolifera, avrebbero potuto veicolare la palitossina.
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