Parisi, Francesco (2016) Responsabilità degli amministratori e protezione dei creditori in prossimità della crisi nei sistemi nordamericano e italiano. [Tesi di dottorato]
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Responsabilità degli amministratori e protezione dei creditori in prossimità della crisi nei sistemini nordamericano e italiano.pdf Download (944kB) | Preview |
Item Type: | Tesi di dottorato |
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Resource language: | Italiano |
Title: | Responsabilità degli amministratori e protezione dei creditori in prossimità della crisi nei sistemi nordamericano e italiano |
Creators: | Creators Email Parisi, Francesco parisi.francesco84@gmail.com |
Date: | March 2016 |
Number of Pages: | 145 |
Institution: | Università degli Studi di Napoli Federico II |
Department: | Economia, Management e Istituzioni |
Scuola di dottorato: | Scienze giuridico-economiche |
Dottorato: | Diritto dell'economia |
Ciclo di dottorato: | 28 |
Coordinatore del Corso di dottorato: | nome email Blandini, Antonio UNSPECIFIED |
Tutor: | nome email De Cicco, Oreste UNSPECIFIED |
Date: | March 2016 |
Number of Pages: | 145 |
Keywords: | prossimità della crisi, vicinity of insolvency |
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: | Area 12 - Scienze giuridiche > IUS/04 - Diritto commerciale |
Date Deposited: | 03 May 2016 15:08 |
Last Modified: | 31 Oct 2016 09:31 |
URI: | http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/10956 |
Collection description
Questo lavoro – che si pone lungo una sottile line di confine tra diritto societario e diritto concorsuale, il cosiddetto “diritto societario della crisi ” - si propone di esaminare le conseguenze, in termini di tutela dei creditori, di una possibile violazione di doveri imposti agli amministratori di società, che si trovano in uno stato di prossimità della crisi, ovvero in una zona intermedia caratterizzata da elementi che non permettono di ritenere la sussistenza di una fase di insolvenza, ma che nel breve o medio periodo potrebbero determinare la fine dell’impresa. Questa fase è caratterizzata da una difficolta economica e finanziaria che potrebbe portare l’impresa a non adempiere alle proprie obbligazioni. Dalla giurisprudenza statunitense e dalla dottrina internazionale viene identificata con il nome di “vicinity of insolvency”. È proprio in tale fase che si può accentuare il rischio di condotte opportunistiche dei manager che possono aggravare la situazione patrimoniale della società. Infatti, se nelle solvent corporation, gli interessi dei soci e dei creditori tendono a coincidere in quanto, la prospettiva di una renumerazione dell’investimento dei soci passa necessariamente attraverso una conservazione del patrimonio sociale, nel caso di andamenti negativi di gestione – ove il patrimonio netto tende ad erodersi - cresce la propensione ad una gestione da parte dei manager meno oculata e conservativa del patrimonio, dal momento che il rischio di perdite finisce per gravare in maniera sempre più accentuata sui creditori, complice anche il concetto di responsabilità limitata. Ritengo, quindi, preferibile restringere l’ambito di analisi al solo campo delle società di capitali, in quanto il regime di responsabilità limitata tipica di queste società rende i comportamenti opportunistici più probabili, in quanto le conseguenze negative di una gestione societaria non particolarmente efficiente andranno a ricadere, per via della separazione personale, sul patrimonio societario e non sui patrimoni dei singoli soci. Si tratta, quindi, di verificare in che modo il tentativo di raggiungere l’equilibrio tra le opposte esigenze dei creditori e dei soci sia stato perseguito e tradotto in puntuali scelte normative nei vari ordinamenti. L’ordinamento statunitense risolve siffatto conflitto in modo diverso a seconda dello stato in cui si trova la società. Nelle solvent corporation, ovvero nelle società che versano in uno stato di salute, la quasi totalità della dottrina e giurisprudenza d’oltreoceano ritiene che gli amministratori sono responsabili della gestione della società soltanto nei confronti dei soci, ne deriva che vengono riconosciuti dei doveri fiduciari soltanto nei loro confronti. Siffatti doveri si estrinsecano nell’obbligo di massimizzare gli interessi azionisti (shareholder value maximization). Si ritiene invece che i doveri fiduciari non si estendano nei confronti dei creditori, in quanto i loro diritti sono adeguatamente tutelati dalle norme generali in tema di obbligazioni e contratti, poiché essi hanno una relazione solamente contrattuale con la società. Passando alle insolvent corporation, laddove sia stata avviata una procedura concorsuale, la nomina di un trustee e la supervisione giudiziale vengono considerate ampie garanzie per i creditori che non consentono l’estensione dei doveri fiduciari anche ai creditori. Problemi si riscontrano invece nell’ipotesi in cui la società sia in the vicinity of insolvency e non sia stata ancora intrapresa una procedura concorsuale. In siffatta ipotesi la giurisprudenza nordamericana ha cercato di dare delle risposte non sempre univoche tendenti a dare una certa protezione agli interessi dei creditori. Qual è invece lo stato dell’arte nel nostro ordinamento? Quali sono le tutele e predisposte dal nostro legislatore per tutelare i diritti dei creditori che sono state violati dalle decisioni dei directors in una fase patologica dell’impresa ancora non sfociata in una vera è propria crisi e quali sono le differenze con il sistema statunitense? Se, in realtà, nel nostro ordinamento manca una disciplina dei doveri degli amministratori di società che si trovano in una stato di vicinity of insolvency, non mancano specifiche tutele che rendono il nostro sistema legislativo più garantista delle ragioni dei creditori rispetto a quello statunitense. Esaminati i rimedi predisposti dall’ordinamento americano, verranno nella seconda parte di questo lavoro esaminati i rimedi predisposti dall’ordinamento italiano per tutelare le ragioni dei creditori sociali che sono state violate dalle decisioni dei directors.
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