Troisi, Gina (2017) Gli affetti e la violenza: uno studio sull’Intimate Partner Violence. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Gli affetti e la violenza: uno studio sull’Intimate Partner Violence.
Autori:
AutoreEmail
Troisi, Ginagina.troisi87@gmail.com
Data: 9 Aprile 2017
Numero di pagine: 166
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Studi Umanistici
Dottorato: Human mind and gender studies
Ciclo di dottorato: 29
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Striano, Mauramaura.striano@unina.it
Tutor:
nomeemail
Nunziante Cesàro, Adele[non definito]
Data: 9 Aprile 2017
Numero di pagine: 166
Parole chiave: Intimate Partner Violence; Affettività post-traumatica; Colpa; vergogna; terrore; paura; Costruzione e validazione scala; IPA;
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-PSI/03 - Psicometria
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-PSI/05 - Psicologia sociale
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-PSI/07 - Psicologia dinamica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-PSI/08 - Psicologia clinica
Depositato il: 21 Apr 2017 21:15
Ultima modifica: 08 Mar 2018 11:31
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/11683
DOI: 10.6093/UNINA/FEDOA/11683

Abstract

Il complesso fenomeno della violenza sulle donne è ampiamente diffuso, sia a livello nazionale (Istat, 2015) che a livello internazionale, nonostante le linee di intervento volte sia al coinvolgimento della rete sociale (Reale, 2012), agendo sulle rappresentazioni sociali (Arcidiacono, Di Napoli 2012), sia all’aumento della consapevolezza, attraverso la valutazione del rischio (Baldry, 2013), ne abbiano favorito una diminuzione. L’Intimate Partner Violence è la forma più diffusa: i partner attuali o ex commettono le violenze più gravi e questo iscrive la violenza all’interno di una relazione affettiva che ne rende ancor più difficile il riconoscimento (Filippini 2005; Hirigoyen 2006; Zurolo, Nunziante Cesàro et al 2012). La letteratura ha mostrato come i vissuti emotivi giochino un ruolo fondamentale nel mantenimento delle donne che hanno subìto violenza in uno stato di passività e confusione (Kabile, 2012; Rinfret- Raynor et al 1997; Fugate et al, 2005; Grauwiler 2008; Lutenbacher et al 2003; Moe 2007; Prosman et al 2014; Simmon et al 2011; Hien e Ruglass, 2009), sottolineando in particolare il ruolo degli affetti specifici di vergogna, colpa e paura sia nella situazione di violenza, che nel percorso di fuoriuscita da essa e successivo accesso ai canali d’aiuto (Scotto di Vettimo, 2004; Hien e Ruglass, 2009). Si è ritenuto importante, quindi, approfondire tali affetti, facendo riferimento alla teoria metapsicologica degli affetti di Green (1974) considerandoli, quindi, come un tipo di rappresentazione che segue delle proprie leggi ed un proprio linguaggio, vicino al registro metaforico. Gli studi sul trauma hanno evidenziato come esso blocchi i processi di simbolizzazione inducendo una difficoltà anche nel riconoscimento degli affetti. A partire da tali presupposti teorici è stato condotto uno studio volto ad indagare il ruolo giocato dai suddetti affetti nelle donne che avevano subito violenza all’interno di una relazione sentimentale. La metodologia scelta è stata una metodologia mista, che si è avvalsa di tecniche quali-quantitative. In un primo momento è stato condotto uno studio qualitativo utilizzando la metodologia IPA (Interpretative Phenomenological Analysis), attraverso interviste a donne che erano fuoriuscite dalla relazione violenta ed avevano intrapreso un percorso psicologico. I risultati ottenuti hanno permesso un approfondimento ideografico sul fenomeno oggetto di studio. Nella parte quantitativa si è ritenuto, pertanto, importante costruire uno strumento capace di esplorare il ruolo dei seguenti affetti: l’affetto della paura inteso come stato d’allarme che pone di fronte alla fuga dal pericolo (Diel, 1985; Hagenaars et al, 2014); il terrore come stato paralizzante che ostacola un processo attivo di reazione (Clit, 2002; Nunziante Cesàro, Troisi 2016); la vergogna come forte esposizione all’altro che rende inermi, connessa ad un senso di fallimento e di passività (Tisseron 1992; Lewis, 1995; Pandolfi, 2002; Ferrant e Ciccone, 2003), la colpa intesa come affetto difensivo volto alla restaurazione del legame e di una posizione attiva (Tisseron, 1992; Pandolfi, 2002; Ferrant e Ciccone 2003). Al fine di raggiungere un numero più elevato di donne, comprensivo di quelle che non hanno mai fatto ricorso ai servizi, si è fatto ricorso alla tecnica CASI (Computer Assited Self-administered Interviewing) con l’utilizzo di una Web Based Survey (WBS). La costruzione dello strumento VITA scale (Intimate Violence Traumatic Affetc Scale) si è avvalsa di 4 singoli studi: uno studio pilota volto ad indagare la modalità di somministrazione online; un secondo studio volto alla selezione degli item privilegiando uno stile metaforico, estraendo un pool di item dall’analisi dello studio qualitativo e dagli assunti teorici di partenza, valutandone l’attinenza, l’aderenza al formato di risposta, la non ambiguità degli item e la comprensibilità degli stessi da parte di gruppi di esperti del campo; il terzo studio ha avuto come obiettivo quello di misurare le qualità psicometriche della scala attraverso il suo inserimento all’interno di una batteria di test, con lo scopo di valutarne la validità interna e la validità di costrutto, attraverso un’analisi dell’attendibilità, un’analisi della validità fattoriale e convergente (Lumsden 1961; Giampaglia 1990; Cristante, Mannarini2003). L’ultimo studio è stato finalizzato ad un’analisi preliminare dei risultati raccolti, e più nello specifico ad un primo confronto tra il gruppo di donne che ha dichiarato di aver subìto violenza, quello che ha dichiarato di non saperlo e quello che risposto di non aver mai subito violenza, in relazione alla tipologia di violenza subìta e agli affetti provati. Un secondo confronto è stato fatto tra il gruppo di donne che ha richiesto aiuto e quello che non l’ha fatto rispetto alle differenti forme di violenza e alle risposte date alla scala costruita denominata VITA scale (Intimate Violence Traumatic Affect). La versione finale della VITA scale si compone, dunque, di 28 item. L’analisi fattoriale esplorativa, ha confermato la struttura fattoriale a 4 fattori della scala. L’analisi dell’attendibilità ha mostrato un valore di attendibilità eccellente, con un α=,93. Le correlazioni, attraverso l’analisi della validità convergente, con gli strumenti già esistenti, inseriti all’interno della batteria di test, hanno confermato la validità di costrutto della scala totale e anche delle singole sottoscale. L’uso di tale scala volta alla comprensione dell’affettività post traumatica in situazione di Intimate Partner Violence potrebbe facilitare la presa in carico delle donne e rendere le risposte dei servizi di aiuto più sensibili, consapevoli e strutturate.

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