Arienzo, Alessandro (1999) Prerogativa, deroga e tecniche prudenziali di governo nel pensiero politico inglese del Seicento. In: Prudenza civile, bene comune, guerra giusta. Percorsi della ragion di Stato tra Seicento e Settecento. Archivio della Ragion di Stato, Napoli, pp. 28-48. ISBN 88-88875-00-X

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Tipologia del documento: Capitolo di libro
Titolo: Prerogativa, deroga e tecniche prudenziali di governo nel pensiero politico inglese del Seicento
Autori:
Autore
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Arienzo, Alessandro
alessandro.arienzo@unina.it
Editors:
Curatore
Email
Borrelli, Gianfranco
[non definito]
Data: 1999
Tipo di data: Pubblicazione
Numero di pagine: 20
Titolo dell'opera che contiene il documento: Prudenza civile, bene comune, guerra giusta. Percorsi della ragion di Stato tra Seicento e Settecento.
Luogo di pubblicazione: Napoli
Editore: Archivio della Ragion di Stato
Data: 1999
ISBN: 88-88875-00-X
Volume: 1-1999
Intervallo di pagine: pp. 28-48
Numero di pagine: 20
Parole chiave: Ragion di stato, Conservazione, Deroga, Prerogativa, Inghilterra
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche > L-LIN/10 - Letteratura inglese
Area 14 - Scienze politiche e sociali > SPS/02 - Storia delle dottrine politiche
Area 14 - Scienze politiche e sociali > SPS/03 - Storia delle istituzioni politiche
Informazioni aggiuntive: Il documento allegato costituisce una bozza pre-print. Gli utenti non autorizzati ad accedere al testo completo possono richiedere una copia scrivendo a <alessandro.arienzo@unina.it>
Depositato il: 27 Ago 2007
Ultima modifica: 30 Apr 2014 19:25
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/1210

Abstract

L'enorme attenzione posta dalla critica storico-politica ai diversi aspetti del Seicento inglese rivela, quasi in modo paradossale, una scarsa produzione di analisi e ricerche sugli sviluppi della Ratio status e della conservazione politica in tale paese. Eppure essa, nella sua specificità e con modalità e forme diverse da quelle continentali, occupa uno spazio di primaria importanza, configurandosi come un moderno progetto di governo e di esercizio del potere statale che si intreccia con i problemi posti dagli sviluppi seicenteschi del machiavellismo, della sovranità politica e di quelle nuove pratiche di governo che il filosofo francese Foucault ha definito “governamentalità”. Le scritture dei machiavelliani Lodowick Lloyd e John Melton, degli stessi sovrani Stuart e di autori quali John Davies, Roger Maynwaring, Henry Parker e, nella seconda metà del secolo, da George Savile e James Harrington, rivelano una complessa articolazione di discorsi politici diversi, accomunabili dall'obiettivo di offrire conservazione politica e sicurezza allo Stato e al popolo. L'intento del mio contributo è proprio quello di definire delle linee di ricerca e delle proposte interpretative che possano in qualche modo mostrare l'esistenza e l'importanza di ciò che chiameremo “ragion di Stato inglese” segnalandone le caratteristiche fondamentali, i tratti distintivi e gli snodi teorici e storici di maggiore rilevanza. Tale ricerca attraversa una serie di scritture e proposte teorico-politiche che percorrono tutto il XVII secolo cominciando proprio dai primi anni del secolo a partire dai quali è documentabile l'uso del termine reason of state. Le radici di tale sviluppo sono molteplici e di difficile ricostruzione e non è possibile parlare di un panorama dottrinale unitario e coeso; piuttosto, ci si trova di fronte ad una pluralità di discorsi riconducibili ad un terreno teorico comune attraverso la categoria di “conservazione”. Tali progettualità politiche diverse - tutte concorrenti alla costruzione di una autorità statale sovrana - sono il luogo di sviluppo dei discorsi e delle pratiche conservative della reason of state. Come cercherò di mostrare, la ragion di Stato inglese trova le sue origini sia nei particolari sviluppi della cultura machiavelliana di cui l'epoca elisabettiana fu coltivatrice, sia negli sviluppi delle idee di sovranità e di absolute Prerogative di fine Cinquecento e inizi Seicento. La seconda metà del secolo, invece, vede lo strutturarsi di ipotesi politiche conservative organizzate intorno alla costruzione di una “scienza della politica” capace di produrre governo e sicurezza grazie all'utilizzo di policies dinamiche, plurali e governamentali. Scienza della politica che, sviluppandosi da una complessiva analisi delle relazioni di potere e di governo proprie dei diversi ambiti del fare politica, giunge alla definizione della ragion di Stato nei termini di ragione e amministrazione dello Stato.

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