Romano, Lia (2017) Tra arte e scienza. Dal danno sismico alla sperimentazione di sistemi voltati 'leggeri' nel Regno delle Due Sicilie tra tardo Settecento e prima metà dell'Ottocento. [Tesi di dottorato]
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Item Type: | Tesi di dottorato | ||||||
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Resource language: | Italiano | ||||||
Title: | Tra arte e scienza. Dal danno sismico alla sperimentazione di sistemi voltati 'leggeri' nel Regno delle Due Sicilie tra tardo Settecento e prima metà dell'Ottocento | ||||||
Creators: |
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Date: | 11 December 2017 | ||||||
Number of Pages: | 485 | ||||||
Institution: | Università degli Studi di Napoli Federico II | ||||||
Department: | dep02 | ||||||
Dottorato: | phd004 | ||||||
Ciclo di dottorato: | 30 | ||||||
Coordinatore del Corso di dottorato: |
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Tutor: |
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Date: | 11 December 2017 | ||||||
Number of Pages: | 485 | ||||||
Keywords: | tecniche costruttive storiche; sistemi voltati 'leggeri'; Regno delle Due Sicilie; Parigi; vulnerabilità; conservazione. | ||||||
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: | Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/19 - Restauro | ||||||
Date Deposited: | 21 Dec 2017 17:59 | ||||||
Last Modified: | 22 Mar 2019 11:05 | ||||||
URI: | http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/12151 |
Collection description
L’indagine sui processi e sulle tecniche costruttive storiche rappresenta un tema centrale nell’ambito del restauro a scala nazionale e internazionale, con evidenti e interessanti risvolti sulle strategie finalizzate alla prevenzione dal danno e alla conservazione del patrimonio culturale. La tesi di dottorato affronta tematiche connesse alla costruzione di nuovi sistemi voltati tra tardo Settecento e prima metà dell’Ottocento nel Mezzogiorno d’Italia, con particolare riferimento al contesto campano e molisano, per i quali si approfondisce l’uso di innovative tecniche di intervento. Se da una parte, infatti, si registra una continuità nella realizzazione di volte in muratura, dall’altra si assiste alla diffusione di sistemi costruttivi ‘sottili’ e/o ‘leggeri’ costituiti da materiali come il legno, i mattoni pieni e forati, la pomice e getti di «cimento». L’indagine si inserisce in un vasto e articolato filone di ricerche relativo alla storia delle tecniche costruttive e intende studiare, attraverso una lettura integrata che intrecci ricerca bibliografica-archivistica e interpretazione diretta dei sistemi costruttivi, gli sviluppi operativi nel cantiere di architettura tra Sette e Ottocento in relazione alle strutture voltate. Nonostante si registri la forte presenza di tali tipi di volte nell’area centro-meridionale della penisola italiana, la conoscenza delle stesse, sia in ambito accademico sia professionale, appare ancora molto limitata. La necessità di elaborare possibili metodologie d’intervento per tali strutture, alcune delle quali situate in contesti fortemente sismici, impone un’approfondita indagine storica che non può prescindere da un attento e meticoloso studio delle fonti, come ad esempio i computi metrici redatti durante la fase di costruzione, strumenti che, unitamente allo studio diretto delle architetture e delle indagini diagnostiche, contribuiscono alla comprensione dei sistemi voltati oggetto di indagine. La ricerca, pur focalizzandosi principalmente sul Napoletano e il Regno delle Due Sicilie, pone particolare attenzione ai rapporti con culture costruttive esterne e alla circolazione e condivisione di saperi tra contesti solo apparentemente lontani: a tal proposito appare di grandissimo interesse la forte influenza della cultura tecnica francese sulla formazione e sulle opere degli architetti e degli ingegneri napoletani. Se da un lato, tuttavia, risulta preponderante il ruolo delle Accademie di Architettura e delle Scuole di Ponti e Strade nella definizione di sistemi voltati ‘leggeri’, dall’altro va tenuto in conto, specialmente nell’Italia centro-meridionale, la presenza di culture architettoniche verticali, frutto di tradizioni sviluppate su tempi lunghi e caratterizzate dalla persistenza e dalla permanenza di forme, pratiche e conoscenze. «I muri parlano quindi solo se posti a confronto con una domanda proveniente dalla realtà contingente, ed è difficile oggi non interrogarsi sul futuro dell’enorme patrimonio costruito diffuso soprattutto in aree depresse come quelle appenniniche»: tale considerazione di Claudio Varagnoli ben sintetizza l’ottica della ricerca dottorale che risulta volta alla messa a fuoco di una “civiltà costruttiva” di un determinato periodo e in precisi contesti, frutto degli intrecci tra saperi “colti” ed “empirici”. In relazione a ciò, si è evitato di privilegiare solo alcune realtà territoriali, considerate quali centri di irradiazione culturale (come Napoli e Parigi) dedicando spazio anche a contesti minori e periferici – il Contado poi Provincia di Molise – che si dimostrano vere e proprie cartine di tornasole della cultura costruttiva del Regno. La domanda di ricerca, dunque, appare connessa non solo al riconoscimento di soluzioni ‘leggere’ ma anche alla comprensione dei fattori alla base della diffusione di tali sistemi voltati. Se, infatti, la risposta tecnica appare simile, per l’impiego di materiali leggeri, anche in contesti lontani (come ad esempio Napoli e Parigi), le motivazioni che soggiacciono ai progetti risultano differenti e da interpretare rispetto a eventi improvvisi e cogenti come i terremoti nonché all’avanzamento della scienza delle costruzioni che contribuisce a rendere sempre più evidente la necessità di ridurre i carichi sulle strutture preesistenti, spesso fragili e non in grado di sopportare il peso derivante da una volta in muratura.
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