Palumbo, Serena (2020) Umano non umano: Configurazioni ibride tra Filosofia e Paleoantropologia. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Umano non umano: Configurazioni ibride tra Filosofia e Paleoantropologia
Autori:
AutoreEmail
Palumbo, Serenasere.palumbo@gmail.com
Data: 12 Marzo 2020
Numero di pagine: 189
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Studi Umanistici
Dottorato: Scienze filosofiche
Ciclo di dottorato: 32
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Massimilla, Edoardoedoardo.massimilla@unina.it
Tutor:
nomeemail
Giannini, Gianluca[non definito]
Data: 12 Marzo 2020
Numero di pagine: 189
Parole chiave: Antropologia, Postumanesimo, Paleoantropologia, Neanderthal, Evoluzione, Filosofia
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-FIL/03 - Filosofia morale
Depositato il: 19 Mar 2020 16:32
Ultima modifica: 10 Nov 2021 09:35
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/13099

Abstract

Il progetto qui presentato intende analizzare i cambiamenti incorsi negli ultimi decenni nei vari modelli evolutivi della specie umana, in vista di una loro possibile rilettura operata attraverso un inquadramento in chiave postumanista. In prima istanza si delimiterà il campo all’interno del vasto panorama posthuman, cercando di circoscrivere un perimetro specifico entro il quale focalizzare alcuni degli spunti e delle istanze critiche più convincenti di questa corrente di pensiero, al fine di mettere in luce, ed eventualmente di superare, i meccanismi e le specifiche griglie categoriali attraverso le quali si è costruita nel tempo la “narrazione” (scientifica e filosofica) intorno alle origini e all’evoluzione dell’umanità. In particolare, vengono evidenziati l’antropocentrismo e l’eccezionalismo umano, caratteristiche appartenenti ai paradigmi della tradizione filosofica occidentale, quali meccanismi e strategie impiegate strutturalmente in ogni ricostruzione del cammino evolutivo dell’umanità. La lente posthuman permette di testare, sul campo dell’antropologia, il dominio di validità di tali strategie, soprattutto alla luce del nuovo scenario emergente dalla ricerca scientifica. I recenti sviluppi e le innovazioni tecnologiche avvenute nell’ambito dell’antropologia molecolare, soprattutto con la nascita della paleogenetica, hanno permesso l’analisi dell’intera sequenza del DNA dei Neanderthal, oltre a ulteriori studi genetici riguardanti anche altri gruppi umani estinti. Si scopre che tra i sapiens e gli altri gruppi umani arcaici siano esistiti incroci letterali: nei genomi attuali si ritrovano infatti porzioni di DNA arcaico. Grazie anche a recenti ritrovamenti archeologici che riguardano i Neanderthal, è possibile riconoscere questi ultimi come pienamente umani: la presenza del linguaggio, e di espressioni propriamente culturali, come le incisioni murali scoperte a Gibilterra nel 2014, dimostrano quanto arbitraria fosse stata la definizione dei neandertaliani come bruti, scimmieschi e stupidi. Una lettura posthuman di questi nuovi dati comporta l’alterazione e la rielaborazione di alcuni concetti chiave per le discipline antropologiche, con ricadute importanti anche su un piano filosofico: l’ibridazione letterale tra Homo sapiens e Neanderthal ridisegna completamente quello che si è abituati a definire “l’albero genealogico” della specie, configurando l’umano come un prodotto ibrido dell’evoluzione. Il concetto stesso di umano diventa perciò polivalente e plurale, allontanandosi definitivamente dal suo univoco riferimento ai soli sapiens, e dall’accezione tradizionale di dominatore dell’ente, pinnacolo dell’evoluzione, ed essenzialmente superiore a ogni altra forma di vita. È possibile perciò sottolineare come la caduta di tutti i modelli evolutivi in uso chiami a una rielaborazione radicale di tale concetto, da un punto di vista antropologico ma anche e soprattutto filosofico.

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