Morena, Vincenzo (2022) Questioni ecatomnidi. Memoria, identità e trasformazione di una dinastia di frontiera. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Questioni ecatomnidi. Memoria, identità e trasformazione di una dinastia di frontiera
Autori:
Autore
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Morena, Vincenzo
vincenzo.morena@unina.it
Data: 9 Marzo 2022
Numero di pagine: 242
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Studi Umanististici
Dottorato: Scienze storiche, archeologiche e storico-artistiche
Ciclo di dottorato: 34
Coordinatore del Corso di dottorato:
nome
email
Petrarca, Valerio
valerio.petrarca@unina.it
Tutor:
nome
email
Federico, Eduardo
[non definito]
Data: 9 Marzo 2022
Numero di pagine: 242
Parole chiave: Caria; Ecatomnidi; memoria; etnicità; identità
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche > L-ANT/02 - Storia greca
Depositato il: 18 Mar 2022 16:17
Ultima modifica: 28 Feb 2024 10:20
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/14516

Abstract

La Caria è convenzionalmente ritenuta terra di mistione. È la ʻfascia intermediaʼ sospesa tra grecità e pattern anatolico-iranico, tra Occidente e Oriente, tra libertà e dispotismo. L’elaborato ha reso evidente come gli studi etno-linguistici e storiografici sanciscano, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, una duratura marginalizzazione del mondo cario. In particolare, si è dimostrata l’esistenza di una vera e propria pregiudiziale etnica che colpisce la Caria e i Cari. Questa visione fa della regione e dei suoi abitanti archetipi di barbarie, realtà tutte orientali, contraddistinte da una dominante componente semitica, incapaci di autodeterminarsi e, per questo, irrimediabilmente soggette a regimi autocratici e alle influenze dei potenti vicini. Nonostante il successivo inserimento del cario nella famiglia delle lingue indoeuropee, tale prospettiva condiziona a lungo l’approccio della comunità scientifica. Ma ben lungi dall’essere un mero retroterra culturale, la Caria è e vuole essere un formidabile laboratorio politico che, a partire dal IV secolo a.C., recepisce in modo propositivo e organico suggestioni epicorie, iraniche e greche. I promotori di questa fortunata iniziativa sono gli Ecatomnidi, esponenti di spicco delle aristocrazie carie investiti del governo della satrapia dal 392 al 324. Sistematicamente intenzionati ad affrancarsi dalla condizione di semplici funzionari del Gran Re, gli Ecatomnidi si muovono su un doppio binario: da un lato rivendicano una regalità piena e indiscussa, dall’altro realizzano un’attenta tessitura ideologica che porta i Cari, tradizionalmente divisi e in lotta tra loro, ad essere compagine unita sotto il profilo amministrativo e, soprattutto, identitario. La legittimazione del potere ecatomnide deriva dalla capacità dei dinasti di operare una sintesi delle diverse anime della società caria. È una scommessa ambiziosa che impatta in modo inconfondibile sull’identità etnica dei Cari. Su queste basi, la tesi ha inteso riflettere circa i significati di cui si sostanzia la nuova Caria ecatomnide.

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