Rossi, Diego (2008) Biotecnologie e biopolitica: l'estasi dell'uomo sperimentale. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Biotecnologie e biopolitica: l'estasi dell'uomo sperimentale
Autori:
AutoreEmail
Rossi, Diegodiegorossi81@googlemail.com
Data: 30 Novembre 2008
Numero di pagine: 341
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Filosofia "Antonio Aliotta"
Dottorato: Bioetica
Ciclo di dottorato: 21
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Lissa, Giuseppe[non definito]
Tutor:
nomeemail
Amodio, Paolo[non definito]
Data: 30 Novembre 2008
Numero di pagine: 341
Parole chiave: Biopolitica; Biotecnologia; Ingegneria genetica; Realtà virtuale; Tecnica; Tecnologia; Nichilismo; Metafisica
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-FIL/06 - Storia della filosofia
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-FIL/03 - Filosofia morale
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-FIL/01 - Filosofia teoretica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-STO/05 - Storia della scienza e delle tecniche
Depositato il: 09 Nov 2009 10:09
Ultima modifica: 27 Nov 2014 08:56
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/3130
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/3130

Abstract

Il lavoro di ricerca svolto dal candidato analizza i rapporti che intercorrono tra le moderne biotecnologie, i cui progressi sono di evidente ed incalzante attualità, e la biopolitica, con una disamina delle conseguenze etiche sottostanti a un simile progresso, nel tentativo di proporre un quadro concettuale che possa offrire una bussola nel territorio assolutamente nuovo e ancora in gran parte sconosciuto in cui l’uomo attualmente si muove e che tenta di esplorare. Il lavoro si sviluppa in quattro capitoli, corredati da una bibliografia d’ampio respiro che unisce ai testi di filosofia, testi scientifici tanto tecnici quanto divulgativi, oltre che un’ampia bibliografia in rete. Nel primo capitolo il candidato parte da un’analisi terminologica dei termini chiave in questione, ed in particolare della biotecnologia, onde dotarsi di una strumentazione filosofica chiara ed efficace nell’affrontare le questioni prese in esame. Pertanto, in un primo tempo il candidato si sofferma su una disamina storica e genealogica della tecnica e della tecnologia che costituiscono l’ovvio fondamento di un concetto quale la biotecnologia. Da una tale disamina, del resto, emergono già alcuni punti di contatto e motivi di riflessioni riguardanti, da un lato, il virtuale (la realtà virtuale costituendo lo sfondo ontologico e la ragione ultima della tecnologia, secondo una lettura che emerge dall’analisi del virtuale inteso come processo di virtualizzazione già insito sin dalle origini nell’agire tecnico e solo poi estrinsecato in quella che viene definita realtà virtuale), dall’altro la biopolitica, laddove affiora nel concetto stesso di tecnologia l’idea di un controllo e di un dominio sulla natura volti ad un’economia della produzione industriale. La tesi muove poi ad un’analisi più dettagliata delle biotecnologie, nel tentativo di rintracciarne l’essenza, ovvero di comprendere ciò che accomuna e che caratterizza le diverse pratiche che danno corpo a quell’insieme eterogeneo che sono appunto le biotecnologie. La chiave di tali tecniche è da ricercarsi, oltre che in una particolare visione del vivente sottoposto alla logica della produzione industriale (ciò che appunto, in buona sostanza, è la tecnologia), negli enormi progressi fatti nel campo della genetica che hanno condotto alla cosiddetta ingegneria genetica, ovverosia alla tecnologia del DNA ricombinante, e che hanno aperto all’uomo la possibilità di intervenire direttamente sul “codice sorgente”, per così dire, della vita. A ben guardare, secondo la tesi proposta, la stessa ingegneria genetica, perno della biotecnologia, è sostanzialmente fondata su una visione della realtà, ed in particolare del vivente, intesi in termini informatici: il codice genetico trova il suo stesso modello nel codice binario, entrambi ricondotti ad un insieme di bit di informazione che può dunque essere controllato e manipolato dall’uomo a scopi economici, industriali, politici. È questo, nello specifico, l’argomento esaminato nel terzo capitolo, che analizza più da vicino il connubio tra biotecnologia e informatica attraverso il ruolo fondamentale svolto dalla cibernetica nella scienza del ‘900 e dalla teoria dell’informazione. La biopolitica, che è il tema affrontato nell’ultimo capitolo, si inserisce in questo tessuto, sia dal punto di vista delle comprensibili commistioni tra ricerca scientifica ed economia politica – la ricerca scientifica essendo di fatto fortemente influenzata da ragioni di mercato e da ragioni politiche, prima che da qualunque principio etico o morale – sia da un punto di vista ben più sostanziale: in ultima analisi, con le biotecnologie si apre un nuovo campo della biopolitica la quale se, parafrasando Foucault, aveva preso l’avvio dalla possibilità di mantenere in vita o ricacciare nella morte (a differenza del potere tradizionale che si imponeva come possibilità di togliere la vita) e quindi di gestione del vivente, ora si dota della possibilità ben più pervasiva di riprogrammare la vita stessa sin nei suoi stessi elementi costitutivi. Così, se nel ‘700 si trattava di individuare dei meccanismi di disciplinamento e controllo delle anime oltre che dei corpi, ora la pastorale, mutando la macchina di riferimento dall’orologio al computer, dall’automa al cyborg, sembra poter intervenire in anticipo sulla struttura stessa del vivente, stabilendo peraltro un disciplinamento non solo per gli uomini ma per qualunque organismo che può ora essere riprogrammato a piacere secondo la logica della maggiore produttività e della ragion di stato. È questo, nella tesi del candidato, ciò che fornisce maggior motivo di inquietudine nelle possibilità aperte dalla ricerca scientifica in campo biotecnologico e questo al di là della eventuale pericolosità per la salute di questa o di quella pratica, di questo o di quel prodotto GM. Da un punto di vista bioetico, i singoli casi possono ben essere discussi nell’ambito delle normali procedure di sicurezza in seno alla ricerca scientifica – posto che non siano inficiate dalle pressioni dei diversi gruppi di interesse. Il dibattito dovrebbe invece essere spostato di un’“ottava”, per così dire, superando con un salto le stesse pastoie del cosiddetto principio di precauzione, su una visione d’insieme della vita e dell’uomo, e su ciò che gli esseri umani decidono di interpretare come vita e come uomo, su ciò che, a partire da questa decisione, della vita e dell’uomo essi sono disposti a sacrificare in virtù di un sempre maggior controllo e di una sempre maggiore capacità di intervento di modifica del reale in vista dei propri fini – posto, s’intende, che si abbia un’idea precisa e condivisa di quali debbano essere i propri fini.

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