Provitola, Germana (2010) Filosofia della storia universale e teoria delle relzioni internazionali nel pensiero di Arnold J. Toynbee. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Filosofia della storia universale e teoria delle relzioni internazionali nel pensiero di Arnold J. Toynbee
Autori:
AutoreEmail
Provitola, Germanagerme1982@libero.it
Data: 29 Novembre 2010
Numero di pagine: 436
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Filosofia "Antonio Aliotta"
Scuola di dottorato: Scienze filosofiche
Dottorato: Scienze filosofiche
Ciclo di dottorato: 22
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Di Marco, Giuseppe Antonio[non definito]
Tutor:
nomeemail
Tagliaferri, Teodoro[non definito]
Data: 29 Novembre 2010
Numero di pagine: 436
Parole chiave: filosofia della storia universale, teoria delle relazioni internazionali, Impero britannico
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-FIL/06 - Storia della filosofia
Depositato il: 11 Dic 2010 18:32
Ultima modifica: 05 Dic 2014 10:38
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/8067

Abstract

intento di questa indagine è recuperare il lavoro di Arnold J. Toynbee come analista delle relazioni internazionali, oggi meno noto, ma influentissimo tra gli Anni Venti e gli Anni Cinquanta del secolo scorso. L’ipotesi di partenza della ricerca era, infatti, che la filosofia della storia di Toynbee dovesse essere considerata parte integrante di un più vasto programma politico-intellettuale il cui obiettivo primario sarebbe stato quello di fornire una giustificazione teorica dell’internazionalismo liberale post-bellico e in particola dell’esperimento della Società delle Nazioni. Per questo, nella dissertazione finale viene compiuto per la prima volta il tentativo di collegare l’esperienza maturata da Toynbee come analista degli Affari Internazionali con gli aspetti ancora oggi più divulgati (specie in Italia) della sua opere: a) l’aspirazione ad una visione panoramica della storia universale comprendente passato, presente ed avvenire e volta a pronosticare in chiave problematica e non deterministica i possibili esiti della crisi della civiltà occidentale; b) la polemica contro l’esclusivismo delle storie nazionali ed l tentativo di sostituirvi, quale unità elementare dello studio della storia, le civiltà; c) la critica alla visione lineare ed eliodromica della storia caratteristica del XIX secolo ed il ripensamento dell’unità del processo storico in termini di plurimi cicli culturali da intendere nelle loro leggi di sviluppo tramite il metodo comparativo. L’idea-guida del lavoro è che ad ispirare la riflessione filosofico-storica di Toynbee sia la tendenza ad identificare il fine della storia universale con la realizzazione dell’ideale di una “civiltà ecumenica”, capace di trascendere l’esclusivismo nazionale e culturale che hanno contrassegnato, con conseguenze catastrofiche, lo sviluppo del sistema delle relazioni internazionali in età moderna. La visione di Toynbee appare dunque connessa a doppio filo con una peculiare opzione politica di tipo internazionalista e cosmopolitico che comincia a profilarsi nel 1915, ma prende forma compiuta soltanto nel primo dopoguerra, quando, cioè, l storico matura la convinzione che soltanto la riorganizzazione del mondo internazionale prefigurata dalla Società delle Nazioni ed avviata a realizzazione nei territori del neonato British Commonwealth of Nations possa sottrarre il mondo occidentalizzato alla decadenza cui lo condannerebbero un’altra “guerra generale” e le terribili tensioni – non più contenibili con i metodi dell’imperialismo classico –derivanti dalla reazione delle civiltà non-occidentali alla plurisecolare intrusione della civiltà occidentale in espansione. Nel British Commonwealth in particolare, il Toynbee degli Anni Venti crede di poter scorgere una soluzione sia al problema dell’anarchia internazionale – che aveva toccato l’apice allo scoppio della Grande Guerra – sia al problema rappresentato dalla Western Question, con la quale si misurano gli universi culturali “colonizzati” dall’Occidente nel corso del suo conato espansivo. Il risultato complessivo cui la ricerca giunge consiste, pertanto, nella ricostruzione, intorno alla figura di Toynbee, di un profilo di insieme di quello che può essere definito l’internazionalismo liberale britannico. Rispetto ad altre più note e meglio studiate versioni dell’internazionalismo liberale (come quello democratico wilsoniano), la variante britannica appare caratterizzata da un profondo ripensamento dell’idea di autodeterminazione e sovranità nazionale a sua volta connessa con l’evoluzione che la compagine imperiale britannica subisce tra le due guerre, con la Balfour Definition del 1926, lo Statuto di Westminster del 1931 e le successive riforme del Raj britannico in India a partire dal 1919. Una delle idee ricorrenti degli scritti di Toynbee dedicati all’analisi della situazione internazionale è, infatti, che l’Impero riformato (il cosiddetto “Terzo Impero britannico”) possa essere candidato a modello applicabile al mondo internazionale nel suo complesso e debba altresì proporsi come Stato-guida nel processo di ricostruzione dell’ordine politico mondiale post-bellico. Il lavoro si articola, pertanto, in tre parti: la prima ricostruisce il quadro ideale in cui si inseriscono l’opera e la figura di Toynbee con particolare riguardo ad una serie di tradizioni di pensiero otto-novecentesche che alimentano il retroterra culturale dell’internazionalismo britannico e che possono essere sommariamente ripartite in cinque filoni: a) la filosofia politica dell’idealismo di Oxford nella versione datane da Th. H. e sviluppata da A. C. Bradley all’inizio del Novecento; b) l’Anglicanesimo liberale e la rielaborazione dell’idea di Impero che trova il suo maggior interprete in John R. Seeley; c) i “critici dell’Impero” tra i quali spicca la figura di J. A. Hobson; d) la tradizione del pluralismo politico inglese che annovera tra i suoi capostipiti Lord Acton (con la sua critica al principio di nazionalità) e che conosce una rinascita tra le due guerre nella riflessione di Alfred E. Zimmern (uno dei mentori di Toynbee); e) gli sviluppi dell’internazionalismo liberale di primo Novecento legati alla riflessione di Gilbert Murray (suocero di Toynbee). La seconda ricostruisce la teoria delle relazioni internazionali elaborata da Toynbee tra lo scoppio della prima e la vigilia della Seconda Guerra Mondiale, evidenziandone l’evoluzione interna, e si divide a sua volta in tre parti: 1) la prima indaga la reazione del giovane Toynbee allo scoppio della Grande Guerra, che si traduce nell’elaborazione di un ambizioso progetto di ridisegno della carta politica europea in base al principio di nazionalità e centrata sull’idea che la nazionalità rappresenti una tappa necessaria dell’evoluzione del genere umano, entro la quale l’Impero britannico è chiamato a svolgere il ruolo di educatore della comunità internazionale e di protagonista della creazione del nuovo ordine politico continentale; 2) la seconda prende in esame la riflessione di Toynbee intorno al principio di sovranità che a partire dagli Anni Venti influenzerà l’intero sviluppo del suo pensiero politico e storico e la cui ispirazione di fondo è un’interpretazione in chiave pluralista della Dominion Idea che era venuta definendosi nell’evoluzione otto-novecentesca dei rapporti fra l’Inghilterra e le colonie bianche d’oltremare; 3) la terza si sofferma sull’analisi di carattere più storico-empirico che Toynbee dedica all’evoluzione della situazione internazionale, prendendo in esame estensivamente la rassegna di affari internazionali curata da Toynbee per conto del Royal Institute of International Affairs di Londra a patire dal 1924. La rassegna proseguirà, in realtà, fino al 1954, ma per quel che riguarda il periodo preso in esame nella ricerca (il torno di tempo che va dal 1914 a 1939) è possibile dividerla in due tronconi principali: a) nei volumi pubblicati tra il 1925 ed il 1933, Toynbee segue e commenta le fasi dell’instaurazione del nuovo ordine mondiale centrato sulla neonata Società delle Nazioni; b) nei volumi relativi al periodo che va dall’avvento del Nazismo in Germania alla Guerra d’Abissinia (considerata da Toynbee il punto di crisi pressoché irreversibile del progetto della Società delle Nazioni) lo storico britannico si fa, invece, cronista del progressivo sgretolamento dei pilastri del sistema della sicurezza collettiva. La terza analizza più sinteticamente in che misura l’esperienza di teorico e storico delle relazioni internazionali maturata da Toynbee tra le due guerre influisca sulla visione della storia universale elaborata nei primi sei volumi di A Study of History pubblicati tra il 1934 ed il 1939, soffermandosi in particolar modo, sulla sua concezione del crollo e della disintegrazione delle civiltà, esposta a ridosso dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il secondo blocco del suo magnum opus, apparso nel 1939, riflette, infatti, in modo evidente, il mutato stato d’animo di Toynbee. La federazione internazionale, lungi dal rappresentare il “frutto maturo dell’evoluzione storica” (come era avvenuto nei primi tre volumi licenziati alla stampe nel 1934), viene presentata come il risultato, per nulla predeterminato di un aut/auto, ovvero di un’opzione etico-religiosa tra due soli modelli politici alternativi. Il primo è quello suggerito dai totalitarismi europei, che lasciano presagire la possibilità dell’unificazione del globo. Comunque inevitabile, nelle maglie di un unico Stato Totalitario e rappresenta da reductio ad extremum della logica dello Stato nazionale e dei caratteri della modernità politica in genere. Il secondo modello continua ad essere quello prefigurato dal British Commonwealth, ma adesso Toynbee pone un accento nuovo sulla sua coincidenza con i valori del cristianesimo reinterpretato secondo i canoni del protestantesimo liberale d’ascendenza vittoriana: l’avvento della “società ecumenica”, momento culminante della trasfigurazione dell’ordine politico moderno nell’ordine politico “post-mderno”, delle metamorfosi redentiva della Città Terrena in una “Provincia del Regno di Do”, equivarrebbe alla realizzazione del contenuto etico-politico del messaggio evangelico, alla creazione di un ordinamento cristiano fondato sul Comandamento dell’Amore e direttamente ispirato all’esempio personale di Gesù, la cui edificazione sarebbe, perciò, affidata, in ultima analisi, alla scelta morale degli uomini che, nella visione di Toynbee, assurgono a cooperatori con Dio nel raggiungimento del fine della storia.

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