Signorini, Ada (2006) Mortalità e rischio di complicanze epatiche da Malnutrizione Proteico Energetica secondaria a Disturbi del Comportamento Alimentare. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Mortalità e rischio di complicanze epatiche da Malnutrizione Proteico Energetica secondaria a Disturbi del Comportamento Alimentare
Autori:
AutoreEmail
Signorini, Ada[non definito]
Data: 2006
Tipo di data: Pubblicazione
Numero di pagine: 91
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Neuroscienze e scienze del comportamento
Dottorato: Scienze dell'alimentazione e della nutrizione
Ciclo di dottorato: 18
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Falconi, Claudio[non definito]
Tutor:
nomeemail
Contaldo, Franco[non definito]
Data: 2006
Numero di pagine: 91
Parole chiave: Disturbi del comportamento alimentare, Complicanze mediche, Mortalità
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 06 - Scienze mediche > MED/49 - Scienze tecniche dietetiche applicate
Area 06 - Scienze mediche > MED/25 - Pschiatria
Area 06 - Scienze mediche > MED/09 - Medicina interna
Depositato il: 31 Lug 2008
Ultima modifica: 30 Apr 2014 19:24
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/813
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/813

Abstract

Nei tre anni di corso di dottorato di ricerca in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione ho frequentato l’ Unità di Ambulatorio e Day Hospital per la Malnutrizione secondaria a Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, portando avanti un progetto di ricerca volto a valutare lo stato nutrizionale e le complicanze d’organo in pazienti con DCA. In particolare mi sono soffermata su tre punti fondamentali: 1) Le alterazioni epatiche nella malnutrizione secondaria a DCA L’ obiettivo generale di tale studio è stato quello di approfondire le conoscenze relative alle alterazioni funzionali che si hanno nella malnutrizione proteico- energetica cronica. In particolare si è studiato quanto avviene in una situazione del tutto peculiare quale quella di pazienti ambulatoriali con disturbi del comportamento alimentare in marcato sottopeso e in ipoalimentazione cronica (spesso per molti anni). Ci siamo occupati di una selezione certa di pazienti affette da anoressia nervosa, con l’aggiunta di quelle forme di disturbi del comportamento atipici (DANAS) egualmente caratterizzate dalla presenza di sottopeso e di cui non esistono praticamente dati in letteratura. Abbiamo inoltre concentrato la nostra attenzione sulla valutazione di enzimi sierici che sono in relazione con l’ integrità anatomica e funzionale del fegato, per determinare la loro importanza nell’ evoluzione della malattia. I dati sono stati confrontati con un gruppo sano di controllo. 2) La mortalità dei pazienti con tale patologia. La valutazione della mortalità nei DCA, da estendere al più alto numero di giovani pazienti femmine di culture differenti, rimane un obiettivo utile per tenere sotto controllo la gravità di tale malattia; lo studio dei fattori predittivi potrebbe essere utile per migliorare i protocolli di diagnosi e terapia. L’obiettivo di tale studio è stato quello di valutare, per la prima volta nel Sud Italia, la mortalità a lungo termine in una popolazione di pazienti anoressiche femmine. Inoltre i tassi di mortalità per Anoressia Nervosa, ricavati dagli studi più recenti pubblicati in letteratura, sono stati anche ricalcolati in maniera comparativa. 3) La classificazione diagnostica dei DCA Considerando l’ampio spettro di patologie - obesità, grave malnutrizione e disturbi del comportamento alimentare – e l’impatto che esse rappresentano in termini di salute pubblica, è auspicabile tra l’altro una ottimale definizione e classificazione delle stesse al fine di prevenire e realizzare la migliore terapia possibile. La classificazione proposta dal DSM-IV, pur nella sua utilità in parte dovuta al semplice schematismo utilizzato, si presta, proprio per queste ragioni, a numerose critiche. Ad esempio il DSM-IV propone solo tre gruppi omogenei e distinti fra loro pur riferendosi, in realtà, a patologie che molto frequentemente si sovrappongono scivolando da una forma all’altra, tanto che per certi versi potrebbe essere più corretto considerarle un vero e proprio continuum. Le varie proposte di revisione dei criteri diagnostici degli autori internazionali, soprattutto la ricerca per migliorare le procedure diagnostiche esprimono, di fatto, l’esigenza degli operatori di avere strumenti “facili ed esaurienti”, disponibili non solo agli specialisti, ma anche a tutti coloro che non di rado vengono per primi a contatto con questi pazienti come pediatri, medici di base, ginecologi, ecc.

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