Salvati, Chiara (2010) Analisi delle dinamiche della vegetazione in aree di cava. [Tesi di dottorato] (Unpublished)
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Item Type: | Tesi di dottorato |
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Resource language: | Italiano |
Title: | Analisi delle dinamiche della vegetazione in aree di cava |
Creators: | Creators Email Salvati, Chiara chiara.salvati@unina2.it |
Date: | 30 November 2010 |
Number of Pages: | 218 |
Institution: | Università degli Studi di Napoli Federico II |
Department: | Biologia strutturale e funzionale |
Scuola di dottorato: | Scienze biologiche |
Dottorato: | Biologia applicata |
Ciclo di dottorato: | 23 |
Coordinatore del Corso di dottorato: | nome email Ricca, Ezio ezio.ricca@unina.it |
Tutor: | nome email Strumia, Sandro sandro.strumia@unina2.it |
Date: | 30 November 2010 |
Number of Pages: | 218 |
Keywords: | Campania, GIS, flora |
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: | Area 05 - Scienze biologiche > BIO/03 - Botanica ambientale e applicata |
Date Deposited: | 02 Dec 2010 11:10 |
Last Modified: | 30 Apr 2014 19:46 |
URI: | http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/8386 |
Collection description
Le analisi dei processi dinamici della vegetazione permettono una conoscenza più completa del territorio e delle variazioni avvenute nel tempo. Le aree soggette in passato a disturbi antropici rappresentano, pertanto, casi studio molto interessanti per l’analisi di questi processi. In particolare nelle cave abbandonate si innestano processi spontanei di ricolonizzazione da parte di comunità vegetali la cui analisi e caratterizzazione può fornire informazioni applicative utili ai fini di recupero ambientale. Sono stati pubblicati numerosi studi sulle successioni in aree di cava e miniere abbandonate in Europa Centrale la cui attenzione è focalizzata sulla comprensione dei meccanismi di colonizzazione delle specie per una valutazione dell’utilizzo delle successioni naturali come alternativa economica alle costose opere di recupero delle aree abbandonate al termine delle attività estrattive (NOVAK E PRACH 2003, PRACH 2003). Scopo del presente dottorato di ricerca è la comprensione e la caratterizzazione dei processi dinamici di successione che si instaurano nelle aree di cava e in quelle ad esse limitrofe. La ricerca si è svolta a due diverse scale di indagine: a scala di paesaggio e a scala di comunità. Per effettuare le analisi a scala di paesaggio sono state realizzate in ambiente GIS carte di uso del suolo utilizzando la legenda CORINE Land Cover (AA.VV. 1993) relative ad epoche differenti per un arco temporale di 50 anni. Attraverso il confronto di queste carte sono state valutate in termini qualitativi e quantitativi le variazioni avvenute nel tempo. L'analisi ha evidenziato l’espansione delle aree di cava nel periodo 1954-2005 e contemporaneamente, presenza di processi di ricolonizzazione spontanea in tutte le aree di cava analizzate. La tipologia prevalente rinvenuta nelle aree di cava e quella che identifica la vegetazione di tipo erbaceo con presenza di cenosi poco strutturate. All'interno di ogni cava sono stati effettuati rilievi fitosociologici nei principali microambienti tipici delle aree di cava: piazzali, fronti di cava e conoidi di detrito. L'elenco floristico è formato da 422 entità (rango specifico e rango sottospecifico) tra le quali risultano anche otto specie endemiche e due orchidee sottoposte a vincolo di tutela in quanto comprese nell’Allegato della L.R. 40/94 “Tutela della flora endemica e rara”. I dati sono stati analizzati con tecniche di statistiche descrittive e di analisi multivariata (classificazione gerarchica ed ordinamento). Le tecniche di classificazione hanno permesso di evidenziare gruppi di specie preferenziali per la tipologia di substrato geologico e per i differenti microambienti; dai risultati delle analisi di ordinamento risulta evidente un andamento bioclimatico. I risultati della ricerca possono avere un grande risvolto a livello applicativo in quanto permettono di indicare specie da utilizzare in maniera più efficiente in interventi di recupero obbligatori dopo la cessazione delle attività estrattive. Inoltre, qualora le condizioni lo consentano, i risultati incoraggiano ad utilizzare i processi di ricolonizzazione spontanea come valida alternativa alla costosa fase del recupero che prevede la creazione della copertura vegetazionale.
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