Sciacchitano, Riccardo (2011) La tutela dei diritti del cittadino nella Grecia arcaica. Il caso di Atene. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: La tutela dei diritti del cittadino nella Grecia arcaica. Il caso di Atene.
Autori:
AutoreEmail
Sciacchitano, Riccardor_sciacchitano@hotmail.com
Data: 28 Novembre 2011
Numero di pagine: 201
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Discipline storiche "E. Lepore"
Scuola di dottorato: Scienze storiche archeologiche e storico-artistiche
Dottorato: Storia
Ciclo di dottorato: 24
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Tortorelli, Marisamrstrt@tin.it
Tutor:
nomeemail
Breglia, Luisa[non definito]
Mele, Alfonso[non definito]
Data: 28 Novembre 2011
Numero di pagine: 201
Parole chiave: Aristotele; Giustizia; Oplitismo
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche > L-ANT/02 - Storia greca
Depositato il: 15 Dic 2011 13:13
Ultima modifica: 15 Lug 2015 01:00
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/8566

Abstract

La finalità di questo lavoro è quella di ricostruire il processo attraverso cui nella Grecia arcaica si giunse gradualmente alla tutela dei diritti del cittadino. Tale tutela fu il frutto di una graduale articolazione e definizione di un potere centrale della polis che si esplicava, come dice Aristotele, nei suoi organi deliberativi e giudiziari, il cui accesso era riservato ai soli cittadini (politai) e che si impose a discapito dell’autotutela. Il lavoro si concentra sul caso di Atene che, insieme a Sparta, è anche quello sul quale siamo meglio informati. Nello svolgersi della ricerca si è anche utilizzata documentazione proveniente da altre poleis, laddove funzionale a chiarire il caso ateniese, e laddove si sia potuta dimostrare una evidente analogia con quest’ultimo. Si è deciso, inoltre, di partire dai dati a noi noti dal mondo omerico ed esiodeo dal quale provengono le informazioni a nostra disposizione sulle fasi più antiche del problema da noi affrontato. Il lavoro si articola in tre parti all’interno delle quali si innestano a loro volta cinque capitoli. La prima parte cerca di chiarire cosa i Greci intendevano con il termine polites, partendo da Aristotele ed allargando l’indagine alle fonti a lui contemporanee in un periodo all’interno del quale abbondano le informazioni, per poi fissare in un secondo momento i punti di riferimento per poter tornare indietro nel tempo e affrontarne lo studio nella Grecia arcaica (cap. I). La seconda parte (cap. II) è dedicata al mondo omerico ed esiodeo. Che quella omerica sia una realtà prestatale che non si pone il problema della tutela dei diritti del privato (cfr. il caso di Telemaco nel II libro dell’Odissea) è stato efficacemente messo in luce (Mele). Nel nostro lavoro si osserva che in essa non si ritrovano, o si ritrovano soltanto in forma embrionale, vari elementi sui quali poggerà in età successiva lo svolgimento dell’amministrazione della giustizia che garantisce la tutela dei diritti del cittadino: non vi è ancora la coercizione a presentarsi in giudizio e le contese giudiziarie si svolgono con la presenza della folla che influenza il verdetto delle autorità. A Esiodo che ha subito un’ingiustizia non resta che appellarsi all’intervento punitivo degli dèi; analogo il caso di Telemaco che, durante la seduta assembleare da lui convocata per discutere le pressioni dei pretendenti del suo oikos, va incontro all’indifferenza del demos. Soltanto in un secondo momento questo rappresenterà un potenziale pericolo per i pretendenti, come si evince dalle parole di Antinoo il quale constata che l’atteggiamento del popolo non è più favorevole ai pretendenti (nonostante sia poi Odisseo a ripristinare il suo potere con la forza), cambiamento che si spiega tenendo conto del fatto che Telemaco è membro della casa regnante con la quale la comunità deve attentamente gestire i rapporti nel suo interesse. La terza parte si sofferma sul caso ateniese. Il VII secolo (III cap.) mostra non soltanto la nascita di un apparato legislativo più sofisticato rispetto alle themistes omerico-esiodee, ma vede anche la istituzionalizzazione di un potere giudiziario il quale acquista una maggiore indipendenza (istituzione dei Tesmoteti). Tutto ciò altro non è se non l’esito di una crescita demografica che ha avuto come conseguenza una crescita del numero dei conflitti all’interno della comunità e che ha indotto la polis a farvi fronte rendendo più sofisticato il suo apparato legislativo e giudiziario. Il VII secolo culmina con la legge di Draconte (IG I3104) che sostituisce l’autotutela insita nella vendetta privata con l’intervento della polis nei reati di sangue e che, come il lavoro ha mostrato, riflette tutta l’evoluzione politico-costituzionale dei decenni precedenti. La crescita demografica della polis genera un numero maggiore di omicidi e quindi di vendette, aumentando i conflitti all’interno della comunità e mettendone quindi a rischio la stessa esistenza. Il problema del singolo coincide sempre più con quello della comunità. Se il conflitto tra Odisseo e i pretendenti era terminato con l’intervento divino di Zeus e Atena che avevano messo pace tra i due partiti, Draconte, con la sua legge emanata all’indomani del conflitto tra Alcmeonidi e Ciloniani, segna il passaggio verso una dimensione più “laica”, nella misura in cui è adesso la razionalità delle leggi della polis a risolvere il conflitto. Con Solone (cap. IV) vi sono mutamenti essenziali: non è più possibile che un cittadino sia fatto schiavo a causa dei debiti e vi sono delle leggi soloniane che tutelano tutti i cittadini indigenti liberati dal legislatore dalla schiavitù (fr. 30 G-P). Le leggi diventano adesso immutabili e l’assetto politico-costituzionale stabilito da Solone rimarrà sostanzialmente valido nel futuro, a parte, si intende, mutamenti all’interno dei vari organi destinati a sfociare nella democrazia. Ma soprattutto, vi è la ephesis eis to dikasterion che si rivela indispensabile per la sopravvivenza della polis, nella misura in cui le assicura un equilibrio, come riconoscerà lo stesso Aristotele nel IV secolo, aprendo l’amministrazione della giustizia a tutto il demos. È necessario però che il demos mostri il suo impegno politico. Se Esiodo poteva esortare Perse a non dedicarsi alla vita politica impegnando tutto il suo tempo nel lavoro, Solone, rivolgendosi a tutti gli Ateniesi, ne rimprovera la passività e ne richiama l’impegno civico. L’ultimo capitolo (V), dedicato alle varie fasi del rapporto tra aristocrazia e demos da Omero a Solone, consente di far luce sulla (ri)conquista del potere da parte delle masse con Solone. In esso è emerso quanto segue: il divario economico tra i due strati è aumentato nel corso del tempo preso in esame, cioè il VII sec., e ha avuto come conseguenza l’emanazione di leggi suntuarie volte ad impedire il collasso della comunità. Contemporaneamente (sempre nel corso del VII secolo) si riscontra un livellamento all’interno dell’esercito cittadino (non vi sono più le aristeiai omeriche, aumentano le pressioni della società sui doveri del cittadino-guerriero e aumenta pure l’esigenza di difesa del proprio podere) dovuto alla sempre crescente esigenza di difesa della polis e del suo Lebensraum civico, destinato a sfociare nella falange oplitica, impegnando sempre più il cittadino in guerra. In altre parole, all’interno dell’esercito non vi sono più quelle differenze tra gli eroi e le masse che vi erano nel mondo omerico. Gli effetti di un tale mutamento si riverberano nelle contese interne che diventano più acute nonché dannose per la comunità, attestando un ulteriore passo verso quella dimensione “laica” già intravista con Draconte. Mentre per Esiodo, e in parte anche per Omero, gli effetti dell’ingiustizia si vedono nella punizione degli dèi, per Solone essi sono i mali concreti di Atene: staseis e guerra civile. Chi subisce un’ingiustizia non si appella più agli dèi: i cittadini degli strati inferiori della società, in quanto divenuti opliti, possono dar vita a pericolose staseis. Il problema del singolo coincide ancora di più con quello della comunità nel suo complesso. Fu così che si raggiunse con Solone la tutela dei diritti del cittadino nell’Atene arcaica. Il ruolo attribuito alla evoluzione militare ateniese è contrario alla communis opinio formatasi a partire dal Frost (1984). Questa è stata messa in discussione recentemente dal van Wees e dal presente lavoro, attraverso una rivalutazione di alcune campagne militari condotte da Atene in età arcaica.

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