Di Nanni, Diva (2006) Concorsi sportivi e propaganda politica in età ellenistica. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Concorsi sportivi e propaganda politica in età ellenistica
Autori:
AutoreEmail
Di Nanni, Diva[non definito]
Data: 2006
Tipo di data: Pubblicazione
Numero di pagine: 169
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Discipline storiche "E. Lepore"
Dottorato: Storia
Ciclo di dottorato: 17
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Tortorelli, Marisa[non definito]
Tutor:
nomeemail
Miranda, Elena[non definito]
Data: 2006
Numero di pagine: 169
Parole chiave: Incontri sportivi, Propaganda politica, Ellenismo
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche > L-ANT/02 - Storia greca
Depositato il: 30 Lug 2008
Ultima modifica: 30 Apr 2014 19:24
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/952
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/952

Abstract

Non c’è dubbio che la partecipazione agli agoni panellenici sia stato il mezzo attraverso cui i Macedoni avevano affermato la loro volontà di considerarsi membri di pieno diritto della comunità greca. Con Alessandro, poi, divenne quasi un veicolo di ellenizzazione del paese. Questo è dimostrato anche dal fatto che lo stesso Alessandro, durante le sue spedizioni, istituì numerose gare nelle varie città asiatiche in cui si fermava, come gli Olympia ad Àigai in Macedonia e gli Asklepìeia a Sòloi di Cilicia, fondando agoni ginnici e ippici persino in India. I più famosi sono forse gli Heràkleia, indetti in onore di Heraklès-Melqart, la divinità poliade di Tyros da lui conquistata dopo un lungo assedio. In questa festa, Antigono, uno dei compagni di Alessandro, ottenne alcune vittorie, celebrate in un epigramma, nello corsa dello stadio e dell’oplite. È probabile, quindi, che le iniziative in campo agonistico del sovrano si possano ricondurre nell’ambito di quella politica di fusione etnica che egli cercò in vario modo di promuovere. Inoltre, Alessandro aveva fatto leggere ad Olimpia (324 a.C.) il suo decreto sul ritorno dei fuoriusciti. Ed è proprio questo rapporto particolare tra Alessandro Magno e lo sport il punto di partenza di questa ricerca, che si è posta come scopo quello di indagare la relazione esistente tra la politica e l’agonistica, in un arco di tempo che comprende in particolar modo il periodo storico che parte dalla morte del sovrano macedone e termina con la vittoria di Pidna, pur tenendo in considerazione tanto l’età del sovrano che il periodo storico da Pidna fino alla battaglia di Azio, così da coprire formalmente l’intera età ellenistica. Il motivo di tale scelta risiede nel fatto che con Alessandro si apre un lungo discorso, di cui si conoscono tutte le tappe, di diffusione della cultura greca nei paesi da lui visitati e conquistati, mentre il periodo immediatamente successivo a Pidna si può considerare un periodo di transizione dall’ellenismo ad Augusto ed i suoi successori, iniziato apparentemente come semplice imitazione e contrapposizione ai Greci. Nei numerosi studi sullo sport nella Grecia antica, non è facile trovare un riferimento, se pur piccolo, alla relazione esistente tra politica ed agonistica in età ellenistica. Solitamente, infatti, lo studio di questa problematica, è stato affrontato quasi esclusivamente per l’epoca classica, con qualche breve cenno a quella arcaica. Ed anche in questi casi, purtroppo, l’indagine si è per gran parte concentrata sulla partecipazione della élite cittadina ai singoli festival sportivi. Quando poi, si passa all’età ellenistica, gli studi, molto scarsi, affrontano solo particolari aspetti della questione, come ad esempio il caso di una singola gara o, al contrario, propongono un quadro molto generico. Solo il testo di Habicht esaminava in maniera dettagliata il fenomeno della creazione di nuove feste, comprendenti alcune anche un incontro sportivo, sempre però in un arco cronologico più ampio di quello che qui interessa, ponendole in connessione, la maggior parte delle volte, con l’istituzione del culto del dinasta al quale le feste venivano dedicate. Si sentiva vivamente, a questo punto, la necessità di un approfondimento sulla questione, ampliando decisamente i margini della ricerca. A tal fine non sono state prese in esame le sole fonti epigrafiche. Sicuramente, queste sono state il punto di partenza di questo studio, e sono stati considerati, pertanto, i cataloghi dei vincitori, i decreti di istituzione delle feste, e tutto ciò che concerne la celebrazione delle stesse, come le leggi o i regolamenti. Ma naturalmente, non sono state affatto dimenticate tutte le altre fonti di fondamentale importanza per questo studio: gli epigrammi celebrativi dei vincitori, le fonti letterarie ed iconografiche, ed infine le monete. Il lavoro è stato suddiviso in capitoli corrispondenti alle dinastie che siamo soliti riconoscere nell’ambito dei regni ellenistici, facendole però precedere da un capitolo su Alessandro Magno e concludendo con uno su Roma. Lo studio è stato poi corredato da due ampie appendici, nella prima delle quali sono state raccolte tutte le fonti, epigrafiche e letterarie, utili a testimoniare i vari aspetti della questione che si intendevano esaminare. Tale appendice è stata realizzata creando un elenco cronologico dei dinasti e dei protagonisti delle vita politica in età ellenistica, per ognuno dei quali è stato realizzata una griglia di fonti sistemate per luogo di pertinenza della gara, sia essa sede di una festa o di una vittoria nell’ambito di una specialità agonistica. La seconda appendice, invece, è costituita da una tabella nella quale si è tentato di affiancare, ponendoli in ordine cronologico, agli eventi della storia compresi nel periodo in esame, gli eventi sportivi di cui abbiamo una documentazione certa, nel tentativo di rendere più leggibile la presenza di collegamenti più o meno diretti. Della relazione tra politica e agonistica si sono voluti, naturalmente, cogliere gli innumerevoli aspetti, a partire da quello al quale si dà solitamente più risalto: la creazione di nuove feste sportive, da parte o in onore di personaggi eminenti dell’ambiente politico. È questo un fenomeno che non ha sosta nella storia dello sport, giungendo fino all’età romana: in quest’epoca, infatti, i festival costituivano un aspetto fondamentale del culto imperiale. Uno dei compiti dei sacerdoti di tale culto, tanto a livello locale che provinciale, era proprio quello di organizzare l’agone in onore degli imperatori. Anche dei privati cittadini, tuttavia, potevano fondare un agone che, se non dedicato espressamente ad un imperatore, incontrasse almeno la sua approvazione e rispondesse ai suoi gusti. In età ellenistica, tuttavia, il fenomeno sembra assumere una forma particolare. Alessandro istituì nuovi agoni, e indisse agoni ginnici ed ippici in molteplici località, persino in India. Seguendo l’esempio di Alessandro Magno i sovrani non solo facevano a gara nell’essere presenti con doni e fondazioni nei grandi centri religioso-sportivi (soprattutto Delfi e Olimpia), ma crearono nelle rispettive capitali nuove festività alle quali di regola erano annessi agoni ginnici, ippici e musicali. Alessandria ebbe gli Ptolemaia; Antiochia gli Antiocheia; Pergamo, dall’inizio del II secolo, i Nikephoria: di molti di questi agoni i sovrani chiesero alle poleis greche il riconoscimento quali isolimpici, cioè pari in dignità agli agoni celebrati in Olimpia. Si istituirono altri agoni ancora, alcuni in onore dei sovrani stessi, per esempio Ptolemaia ad Atene, in onore di Tolomeo III, nel 224/3; o Antigoneia in onore di Antigono Dosone (a Sicione, a Calcide, ad Istiea); altri per celebrare eventi politici clamorosi: i Sotèria di Delfi a ricordo della liberazione di quel santuario dai Celti (278); gli Eleuthèria di Larisa a ricordo della liberazione della Tessaglia dai Macedoni (196). Nella prima metà del II secolo, poi, l’ossequio verso i Romani, portò all’istituzione, in una ventina di città, di agoni che da loro presero nome (Rhomàia), ma ebbe come conseguenza anche la modificazione nel nome di alcune gare in kai\ ¥Romai=a - come accadde, ad esempio, agli Amphiaraia in seguito all’arrivo di Silla in Grecia. Anche Tito Quinzio Flaminino, fu onorato ad Argo da agoni in suo nome (Tìteia) che si celebravano ancora cento anni più tardi. Nell’ambito di questo studio, tuttavia, si è scelto di non affrontare lo studio delle numerosissime gare conosciute con il nome di Eleuthèria, Sotèria e Rhomaia. Nel caso delle prime due, sarebbe stato necessario innanzitutto affrontare la difficile questione della datazione delle fonti epigrafiche in cui si ritrovava il solo nome della gara e la conseguente difficoltà di stabilire se questa fosse stata o meno dedicata ad una divinità (il che avveniva anche se la gara veniva istituita in ricordo di un evento storico) piuttosto che ad un dinasta. Nel caso dei Rhomaia, il motivo è di ben altro tipo. Pur riconoscendo la presenza di Roma nel mondo ellenistico già a partire dal II sec. a.C., si è preferito esaminare un solo aspetto di questa presenza, e per l’appunto quello relativo alla creazione di gare da parte o in onore di singoli individui, piuttosto che di Roma stessa. Si è potuto osservare, nel corso della ricerca, come, a partire da Alessandro, la diffusione di modelli agonistici greci in Macedonia e poi in terra asiatica, si possano ricondurre nell’ambito più ampio della politica di fusione etnica che egli cercò in vario modo di promuovere e di cui tappe significative furono la fondazione di numerose città a popolazione mista nelle regioni orientali, la celebrazione delle nozze di Susa fra ufficiali macedoni e nobili donne persiane e la massiccia introduzione nell’esercito di contingenti orientali. È possibile supporre, dunque, che Alessandro, portando in Asia l’uso di gareggiare in agoni di tipo greco, abbia inteso valorizzare e diffondere questo particolare aspetto della civiltà ellenica: esso rappresentava potenzialmente un fattore di aggregazione e quindi di progressiva fusione tra l’elemento greco - macedone e quello orientale dell’impero. Nello stesso senso, poi, andranno intesi anche gli altri esempi di creazione di gare da parte di un singolo, come la riorganizzazione dei giochi e dei sacrifici in onore di Athena Nikephoros che Eumene II attuò nel 182 a.C a Pergamo, la grandiosa processione di Emilio Paolo ad Anfipoli, con la quale i Romani festeggiavano la loro vittoria su Perseo (167 a.C.), ed infine l’istituzione degli agoni a Dafne da parte di Antioco IV nel 166 a.C. In tutti questi casi si tratta fondamentalmente di feste per celebrare una vittoria, ma da considerare sicuramente anche come un modo di affermare la propria potenza e come mezzo per rafforzare un legame religioso - culturale con il paese conquistato o “liberato”. Le funzioni centrali delle feste in questione si possono sostanzialmente riassumere in due punti: se da un lato si mirava ad ottenere il consenso dei sudditi, dall’altro, invece, si desiderava mostrare la forza economica e militare del regno. Sembra, quindi, di essere in presenza di una gigantesca esibizione di ricchezza e di potenza. Il sistema simbolico in funzione del quale si organizzava la festa sottolineava le virtù essenziali del sovrano, il suo valore di guerriero, che gli aveva permesso di riportare la vittoria sull’avversario, la sua pietà nei riguardi dei suoi parenti come nei riguardi degli dei, prova della protezione divina per l’intero paese, la sua generosità e, infine, la prosperità che egli dispensava a quelli a lui soggetti. Questi festival possono essere visti come una manifestazione perfettamente orchestrata della propaganda reale e dei suoi scopi politici. Non a caso, infatti, i vari stati greci venivano invitati a partecipare al festiva, e veniva richiesto l’invio di ambascerie sacre nonché spesso anche l’accettazione della gara in questione da parte di altre città. Unica eccezione sembra essere il caso dell’organizzazione da parte di Tolomeo II degli Ptolemaia alessandrini. Questi, infatti, nascono piuttosto come divinizzazione di Tolomeo I, anche se la successiva richiesta di accettazione della gara ad alcune città, come Delo e Delfi, può considerarsi allo stesso modo delle altre fondazioni. Anche queste feste, quindi, non erano destinate ad altro che a consolidare il prestigio della dinastia presso tutti i Greci. Un secondo aspetto che si è ritenuto interessante prendere in esame, forse il più affascinante della questione, riguarda la partecipazione agli agoni di dinasti ellenistici e di membri delle loro famiglie. Molto probabilmente, non sarebbe stato dignitoso per un Tolomeo o per un Antioco lasciarsi distanziare dal vincitore in una gara di corsa, o uscire dall’arena ove si svolgevano le gare di pugilato col volto tumefatto per i colpi ricevuti: per questo, solitamente, i sovrani partecipavano alle gare ippiche, nelle quali era proclamato vincitore non il fantino o il guidatore, ma il proprietario del cavallo. Famose sono le vittorie olimpiche conseguite in gare ippiche da Attalo (padre di Attalo I di Pergamo). Attorno al 178/7 a.C. i quattro figli di Attalo I (Attalo, Eumene, Filetero, Ateneo) vinsero una gara ippica per ciascuno ai Panathenaia. Vinsero gare ippiche ai Panathenaia anche Tolomeo V Epifane, Tolomeo VI Filometore (166/5 a.C.: nello stesso anno la vittoria del principe Mastanabal, figlio di Masinissa) e Antioco V Eupatore. Procedendo verso l’età romana, si può ricordare l’entusiasmo di Mitridate VI del Ponto per le gare ippiche, o la vittoria di Tolomeo Filopatore, che è probabilmente Tolomeo XII Aulete (80-51 a.C.), ai Basìleia di Lebadeia. In particolare, il dato interessante riguarda le numerose donne della famiglia lagide che risultano vincitrici in specialità equestri, tra le quali si ricordano Belistiche, Arsinoe, Berenice e Cleopatra. Se si esamina il caso di Belistiche, si nota come in entrambe le edizioni, questa vinca con i puledri, per i quali ancor più che per gli adulti, c’era la necessità di selezione e preparazione per poter sostenere e vincere le gare. Inoltre bisognava tenere conto del periodo di tempo necessario per giungere ad Olimpia, ed è forse per questo che i vincitori con i puledri a noi noti provengono quasi sempre da luoghi ben collegati con la sede dei giochi. Si deduce quindi che la partecipazione di Belistiche sia stata programmata anche per acquistare fama e notorietà. Il numero maggiore di vittorie, tuttavia, fu riportato da una sola regina, Berenice. Il suo curriculum comprende tre delle gare più importanti del panorama greco, dal momento che vince a Corinto, ad Olimpia e ben due volte a Nemea. La concentrazione della partecipazione di Berenice agli agoni della periodos in un arco di tempo molto limitato (249-247 a.C.), sembra potersi considerare come componente di un’operazione politico-diplomatica, dal momento che ci si trova di fronte ad una forte iniziativa di promozione dinastica da parte di Tolomeo II, al quale far risalire, attraverso la partecipazione ai giochi della periodos della scuderia della figlia, l’indiretta “pubblicità” alla dinastia. Berenice, dunque, assolse di fatto le funzioni quanto meno propagandistiche di una regina. La partecipazione degli Attalidi agli incontri sportivi, come visto, è molto più limitata nel tempo e nello spazio. Occorre notare, però, che a differenza dei suoi fratelli, in una delle edizioni del festival Eumene sia risultato vincitore col cavallo nelle gare riservate ai soli cittadini ateniesi. Va rilevato come, pur avendo altri prima di lui ricevuto la cittadinanza ateniese, nessuno sia risultato vincitore in questa particolare sezione. Eumene, invece, forse anche per una semplice serie di coincidenze cronologiche, come ad esempio la giusta disponibilità di mezzi, tempo e uomini in concomitanza con l’organizzazione di una nuova edizione dei Panathenaia, riuscì a partecipare ad uno degli agoni più importanti del panorama sportivo greco come un “cittadino” di pieno diritto. La partecipazione degli Attalidi agli agoni ippici fu certamente sorretta dall’esigenza di sfruttare una forma di autorappresentazione particolarmente rappresentativa e “aristocratica”. La dinastia pergamena si rifece così ad una lunga tradizione di partecipazione a competizioni, che era stata dominata in modo primario da famiglie nobili, sovrani e tiranni. Nell’ambito di questa discussione va rilevato che non può ovviamente esistere un’immediata coincidenza di date, tra un particolare evento storico e la partecipazione di un dinasta ad una gara. Occorre, infatti, tenere presente che nel caso della fondazione di un festival sportivo, sia essa dovuta alla volontà di un popolo o ad un’istituzione ufficiale da parte di un dinasta o di un personaggio storico, il collegamento tra evento storico e creazione di una gara, può considerarsi quasi consequenziale e contemporaneo. È ovvio, infatti, che per la creazione di una gara non occorreva che disporre della disponibilità di mezzi sufficienti. Nel caso di istituzioni da parte delle singole città o confederazioni, dunque, la creazione di una gara si può considerare come una forma di ringraziamento per colui che era visto quale benefattore, liberatore e salvatore da mali terreni (guerre, dominazioni, tirannidi), mentre nel secondo caso, è lo stesso dinasta o personaggio storico a far immediatamente seguire alla conquista di un territorio la creazione di una gara volendo, così, sottolineare la forza, militare e non solo, del vincitore. Perché, invece, un dinasta potesse partecipare come concorrente ad un festival, soprattutto nel caso se ne prediligesse uno in particolare, bisognava che si verificasse tutta una serie di coincidenze cronologiche, come ad esempio la giusta disponibilità di mezzi, tempo e uomini in concomitanza con l’organizzazione di una nuova edizione del festival prescelto. Ed è altrettanto ovvio che quando questo non accadeva, la partecipazione era soggetta alla periodicità del festival, e potevano pertanto correre alcuni anni tra la vittoria politica e la ricerca di quella agonistica. Il terzo aspetto che si è voluto esaminare riguarda, infine, il fenomeno per il quale i sovrani ellenistici assistevano spesso agli incontri sportivi, e talvolta cercavano di legare atti politici rilevanti a qualche festività panellenica. Il legame che si cercava di creare tra evento storico o personale e gara è di ovvio significato: si tentava semplicemente di dare il massimo rilievo ad un’operazione politica approfittando della situazione in cui il riscontro di pubblico era sicuramente maggiore. Alessandro, ad esempio, aveva fatto leggere ad Olimpia il suo decreto sul ritorno dei fuoriusciti, e si può sicuramente immaginare il clamore che una tale dichiarazione avrà suscitato. Va certamente sottolineato il fatto che Alessandro abbia riunito volutamente al festival olimpico tutti gli esuli, procurandosi così un uditorio di tutto rispetto e di proporzioni veramente rilevanti. Con un’efficace mossa politica si creò la possibilità di comunicare la notizia dell’“amnistia” nel modo più plateale possibile, aprendo così la via, ad una lunga serie di operazioni politiche molto simili. Anche Demetrio Poliorcete usò gli agoni a fini politico-propagandistici. Infatti, sposò Deidàmeia, sorella di Pirro, durante gli Heràia argivi del 303, e ricostituì la lega ellenica di Filippo e di Alessandro agli Isthmia del 302 (e il sinedrio della lega avrebbe dovuto tenere le proprie riunioni in occasione delle festività panelleniche). Anche in questi due casi, si può facilmente immaginare il riscontro di pubblico che tali situazioni avranno trovato, rafforzando in maniera evidente due mosse politiche di grande impatto sull’opinione pubblica e con rilevanti conseguenze per la storia greca. Infine, occorre ricordare che Tito Quinzio Flaminino proclamò la libertà di tutti i Greci agli Isthmia, gli unici agoni greci cui i Romani erano ammessi, nel 196. Il materiale epigrafico preso in esame ci dà una notevole immagine della popolarità dei giochi panellenici, sia atletici che musicali, nel periodo ellenistico. I festival panellenici erano infatti l’agorà del mondo greco, il luogo per uno scambio di informazioni, per discussioni politiche, per commenti e pettegolezzi. I discorsi e i rumori che precedettero e seguirono la proclamazione di Flaminino agli Isthmia del 196 a.C. ci da una buona idea di questa atmosfera. La presenza di 20.000 esuli ad Olimpia nel 324 a.C. per ascoltare il proclama di Alessandro Magno che ordinava il ritorno di tutti gli esuli, la folla riunita agli Isthmia del 196 a.C. per ascoltare la decisione del Senato dopo la Seconda Guerra Macedonica, sono sicuramente dovute a circostanza eccezionali. Le numerose liste di theoroi e theorodokoi, tuttavia, sono indubbiamente testimonianza di questa popolarità. Ed è a tutto questo che si mirò con la creazione di una serie di nuovi festival panellenici, ginnici e musicali, il cui scopo era di causare la partecipazione di tutte le poleis greche. Abbiamo, infatti, decreti di accettazione da parte di numerose città, nei quali i delegati esaltavano i cittadini per la loro pietà verso gli dei e per il loro filellenismo, promettendo di inviare una delegazione, designando un cittadino che desse ospitalità agli inviati che sarebbero venuti in futuro ad annunciare il festival ogni quattro anni. Infine, questi festival fornivano i Greci di un mezzo per esprimere la loro identità, ed erano in fondo un’opportunità di rivivere antichi sentimenti e creare nuovi legami, dando anche ai greci un’occasione di esprimere spontaneamente i loro sentimenti per gli uomini di stato e poteri al comando. È ovvio, pertanto, che i vari aspetti della problematica presa in esame in questo studio hanno tutti un elemento in comune, che non è altro che il desiderio che i vari dinasti sentivano, pur in tempi e con modi diversi, di far risaltare il potere, loro personale ed in maniera più ampia dell’intera dinastia, e di ribadire il loro ruolo di dominatori e di vincitori, in un periodo storico di notevoli cambiamenti in un impero così vasto come quello che aveva creato Alessandro Magno. E quando Roma entrerà in questo panorama variegato non farà altro che allinearsi a questa politica di propaganda politica, sfruttando gli stessi canali di chi l’aveva preceduta, modificando, così, lentamente, ma inesorabilmente, i vertici del comando.

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