De Crescenzo, Saverio (2014) Applicazione al suolo di un potenziale erbicida naturale, la cumarina: effetti su piante graminacee e sulla comunità edafica. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Applicazione al suolo di un potenziale erbicida naturale, la cumarina: effetti su piante graminacee e sulla comunità edafica
Autori:
AutoreEmail
De Crescenzo, Saveriosaverio.decrescenzo@virgilio.it
Data: 25 Marzo 2014
Numero di pagine: 113
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Biologia
Scuola di dottorato: Scienze biologiche
Dottorato: Biologia applicata
Ciclo di dottorato: 26
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Ricca, Ezio[non definito]
Tutor:
nomeemail
Rutigliano, Angela Flora[non definito]
Data: 25 Marzo 2014
Numero di pagine: 113
Parole chiave: erbicida naturale cumarina
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 05 - Scienze biologiche > BIO/07 - Ecologia
Depositato il: 07 Apr 2014 15:32
Ultima modifica: 23 Gen 2015 11:00
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9668

Abstract

Nei sistemi ad agricoltura intensiva si rende indispensabile l’uso di pesticidi di sintesi per eliminare erbe infestanti (che sottraggono spazio e risorse alle piante coltivate), erbivori (che si nutrono delle parti più nutrienti delle piante) e parassiti (che causano malattie alle piante coltivate). Tuttavia l’impiego di prodotti chimici sintetici in agricoltura può avere effetti negativi sull’uomo e sull’ambiente. La ricerca in campo agronomico sta cercando soluzioni alternative a tali prodotti, in linea con la Direttiva 2009\218\EC, che promuove un uso sostenibile dei pesticidi (inclusi gli erbicidi), riducendone i rischi e gli impatti derivanti dal loro utilizzo sulla salute umana e sull’ambiente. Un’interessante alternativa ai pesticidi di sintesi è rappresentata dai metaboliti secondari, prodotti sia dalle piante che da altri organismi. Si tratta di molecole non coinvolte nei processi metabolici principali, che spesso intervengono in numerose interazioni biotiche, quali meccanismi di competizione intra e\o interspecifica, erbivoria, etc. I metaboliti secondari possono quindi rappresentare per la pianta un valido meccanismo di difesa contro aggressioni esterne, quali erbivoria e parassitismo, provocando, per esempio, effetti tossici negli erbivori che li ingeriscono. L’azione difensiva può essere indirizzata anche verso altri organismi vegetali, consentendo alla pianta produttrice di divenire la specie dominante di una comunità vegetale, impedendo la proliferazione di altre specie. La cumarina (1,2-benzopirone) è un metabolita secondario isolato da diverse piante, tra cui la pianta stenomediterranea Melilotus neapolitana, di cui è stato dimostrato un effetto negativo contro piante coesistenti (Esposito et al., 2008) e piante infestanti (Pergo et al., 2008; Haig et al., 2009) e che pertanto può rappresentare un’interessante alternativa agli erbicidi tradizionali. Tuttavia la diffusione in campo di sostanze alternative agli erbicidi di sintesi, seppure naturali, richiede una sperimentazione preliminare per comprendere quali potrebbero essere i loro effetti non solo sull’infestante, ma anche su organismi non bersaglio, quali piante non infestanti e gli organismi del suolo, che svolgono un ruolo chiave nel riciclo dei nutrienti. In letteratura sono disponibili solo pochi studi (Luo et al., 2007) sugli effetti di tale sostanza sulla comunità edafica. Obiettivo di questa ricerca è stato quello di valutare, attraverso uno studio su suolo, gli effetti della cumarina su piante graminacee e sulla comunità edafica. A tale scopo sono stati condotti due esperimenti. Nel primo esperimento è stato studiato l’effetto di quantità crescenti di cumarina (0, 50, 100 e 150 mg kg-1) sulla emergenza e la crescita (in termini di lunghezza e peso della radice e del germoglio) di una pianta infestante, l’avena (Avena fatua), una pianta coltivata, il grano (Triticum durum Desf. varietà Ofanto), una pianta coesistente di Melilotus neapolitana, la gramigna stellata (Triticum ovatum) e la comunità edafica. L’effetto della cumarina sulla comunità edafica è stato determinato valutando, a divesi tempi di esposizione (14 e 28 giorni), diversi parametri microbici (biomassa microbica, micelio fungino, respirazione potenziale, mineralizzazione dell’azoto, nitrificazione, attività N-acetil-β-D-glucosamminidasica) e l’indice di qualità biologica del suolo (QBS-ar), che si basa sulle caratteristiche dei icroartropodi del suolo. Sono stati anche determinati alcuni parametri chimici del suolo (pH, conducibilità elettrica, contenuto in carbonio organico estraibile, azoto ammoniacale e nitrico). Sulla base dei ridultati del primo esperimento, che hanno mostrato un lieve effetto negativo della cumarina sull’avena e un effetto positivo sul grano e nessun effetto negativo persistente sulla comunità edafica, è stato pianificato il secondo esperimento che ha avuto lo scopo di verificare l’effetto della cumarina in un intervallo più ampio di concentrazione (0, 100, 200, 300 mg kg‾1) e di capire quale fosse l’effetto della cumarina sia in monocoltura di grano o avena sia in condizioni di coesistenza delle due piante. L’ipotesi che abbiamo voluto verificare è se l’effetto positivo della cumarina sul grano potesse rendere quest’ultimo un migliore competitore nei confronti dell’avena, con conseguenze negative sulla crescita di questa infestante. A tale scopo semi di avena e semi di grano sono stati fatti germinare in piastre Petri e poi trasferiti in vasetti contenenti suolo indisturbato, sia in condizione di coltura pura che in condizioni di coltura mista, a due diverse densità di semi per vasetto (5 o 10). Il disegno sperimentale ha incluso 5 condizioni di crescita delle piante: 1) monocoltura di avena (5 semi per vasetto); 2) monocoltura di avena (10 semi per vasetto); 3) monocoltura di grano (5 semi per vasetto), 4) monocoltura di grano (10 semi per vasetto); 5) coltura mista di grano e avena (5 semi di avena + 5 semi di grano per vasetto). Inoltre è stata allestita un’ulteriore serie di vasetti contenenti suolo senza piante (utilizzata solo per le analisi sul suolo). Durante il periodo di incubazione (un mese) è stata valutata la lunghezza del germoglio delle piante di avena e grano, con cadenza settimanale. Al termine dell’incubazione è stata determinata la mortalità delle piante, la crescita in termini di lunghezza e peso del germoglio, della radice e dell’intera pianta, nonché, sui campioni di suolo (nei vasetti con coltura mista e nei vasetti senza piante), i parametri microbici e chimici già determinati nel primo esperimento, il QBS-ar e la diversità genetica delle comunità batterica e fungina del suolo. Dai risultati è emerso un debole effetto allelopatico della cumarina su avena e un effetto possitivo su grano nell’intervallo 100-150 mg kg-1, a dosi maggiori la cumarina ha un effetto negativo su avena più marcato, ma inibisce anche la crescita del grano. Nell’intervallo di concentrazioni di 100-150 mg kg-1 la cumarina non ha prodotto generalmente effetti negativi sulla microflora edafica né ha alterato l’indice di qualità bilogica del suolo. Pertanto tale dose di cumarina potrebbe essere considerata per un’eventuale applicazione in campo, sebbene altri studi siano necessari per aumentare l’efficacia della cumarina contro avena.

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