Granito, Chiara (2014) La grammatica ambientale: paradigmi del linguaggio dell’architettura sostenibile. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: La grammatica ambientale: paradigmi del linguaggio dell’architettura sostenibile
Autori:
AutoreEmail
Granito, Chiarachiaragranito@libero.it
Data: 30 Marzo 2014
Numero di pagine: 238
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Architettura
Scuola di dottorato: Architettura
Dottorato: Progettazione architettonica ed ambientale
Ciclo di dottorato: 26
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Piemontese, Antoniettaantpiemo@unina.it
Tutor:
nomeemail
Scarano, Rolando[non definito]
Data: 30 Marzo 2014
Numero di pagine: 238
Parole chiave: architettura; linguaggio; sostenibilità; forma; innovazione; tecnologia; energia; fonti rinnovabili; configurazione
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/14 - Composizione architettonica e urbana
Aree tematiche (7° programma Quadro): ENERGIA > Efficienza e risparmi energetico
Depositato il: 08 Apr 2014 06:40
Ultima modifica: 15 Lug 2015 01:01
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9780

Abstract

Il linguaggio architettonico necessita oggi di nuovi impulsi in grado di portare un rinnovamento radicale nel modo di concepire l’architettura degli edifici e delle città. Conclusosi il ciclo del linguaggio razionalista infatti, le nuove correnti artistico-culturali che hanno tentato di volta in volta di rinnovare l’architettura nelle sue valenze culturali e formali, si rivelarono presto sostanzialmente incapaci di creare un nuovo linguaggio: il tentativo avviato dal post-moderno di ritornare, se non altro nel riferimento semantico e semiotico, alle forme del passato, le esperienze promosse dalle avanguardie, dall’high-tech al decostruttivismo, hanno avuto in comune lo stesso ‘errore’ di fondo di cercare il rinnovamento dell’architettura attraverso la sola ricerca imperniata puramente sul linguaggio. Alla luce delle attuali problematiche ambientali, delle attuali situazioni di incompatibilità tra i sistemi antropogenici e gli ecosistemi naturali, occorre riformulare le caratteristiche dell’architettura, nelle sue valenze estetico-formali nonché funzionali e tecnologiche, partendo in primo luogo dall’esigenza di preservare l’ambiente da situazioni di disequilibrio, di criticità, di profonda alterazione delle differenti realtà ecosistemiche che lo caratterizzano: “dobbiamo costruire edifici e città che non richiedono quantità di energia incompatibili con le risorse attualmente disponibili, e dobbiamo tener presente che il linguaggio dell’architettura non può essere cosa a sé stante dall’essenza stessa dell’architettura. La nuova sfida dell’architettura verterà su queste tematiche: ripensare all’essenza stessa dell’architettura, trovare una compatibilità con l’ambiente, ricreare la consapevole riduzione dei consumi energetici. Partendo da questi presupposti, potremo delineare anche un nuovo linguaggio architettonico, che non sarà il frutto di noti canoni estetici o ritrovati nel passato, ma discenderà direttamente dal nuovo modo di fare architettura; dal suo interno potrà scaturire un nuovo linguaggio che esprimerà i valori dell’architettura” . In questa direzione occorre principalmente e fondamentalmente che l’architettura, nelle sue componenti morfologiche, formali e costitutive, possa ricollegarsi e riconnettersi ai caratteri del luogo, dove nel concetto di ‘carattere’ confluiscono i connotati ambientali di livello biofisico e bioclimatico nonché i connotati antropici di livello artistico-culturale e legati alle valenze del luogo determinate dal sistema delle preesistenze: “l’organizzazione spaziale deve assumere forme e figure che si rapportino tra loro, sottolineando e confermando i caratteri del luogo, modificandosi nel tempo, ma al tempo stesso rimanendo coerenti ai valori espressi dal luogo”. In quest’ottica è chiaro che il ‘linguaggio’ non può e non deve essere precostituito ed indirizzato esclusivamente da correnti artistico-culturali ed estetico-formali. Del resto è sufficiente analizzare con attenzione la storia dell’architettura per vedere come, nell’architettura vernacolare, di natura ‘spontanea’, vi sia una corrispondente spontaneità di linguaggio: forma, morfologia e tipologia edilizia scaturiscono in primo luogo dal tentativo di mitigare le variazioni climatiche, di ottenere una adeguata fruibilità degli ambienti con adeguate condizioni di benessere ambientale, di relazionarsi nella maniera più naturale possibile al contesto biofisico e territoriale in generale, adoperando spesso le stesse caratteristiche biofisiche e costitutive esaltandone e valorizzandone, ove possibile, particolari aspetti e specifici caratteri. In una prospettiva di eco-sostenibilità degli interventi, che attiene alle strutture relazionali dell’uomo con il suo intorno fisico-spaziale considerato nelle sue componenti materiali e immateriali, si profila una condizione umana come progetto dalla quale emergono, a livello teorico e metodologico, principi, canoni e parametri di riferimento da adottare nella prassi tecnico-operativa affatto diversi dal passato, che modificano il processo di analisi/interpretazione del rapporto tra opera e ambiente, tra progetto e luogo, rivolgendo un’attenzione particolare alle condizioni di contesto, valutandone aspetti, caratteri e fattori distintivi che, se da un lato ampliano il patrimonio di conoscenze dell’architetto, dall’altro comportano una nuova sensibilità e responsabilità nell’azione trasformativa a livello edilizio e urbano. La progettazione deve quindi oggi affrontare la complessità del processo edilizio attraverso una visione globale delle azioni e dei singoli elementi che costituiscono l’edificio, considerando le interazioni tra i vari elementi come una possibilità di gestione multipla. “Ogni oggetto fisico o organismo che a causa della sua azione e della sua esistenza deteriora il proprio ambiente fisico, distrugge se stesso. La sua azione sull’ambiente deve essere di lunga durata e permettere, durevolmente, la coesistenza d’altri abitanti nello stesso ambiente. E’ il tempo lungo, la lunga durata, quello che descrive le trasformazioni dell’ ambiente. Oggi si avverte una collisione tra il tempo lungo della natura e il tempo breve degli uomini e della loro capacita di previsione. I tempi della storia e quelli biologico-ambientali tendono ad accostarsi concettualmente perche e proprio dalla comprensione dalle interazioni tra eventi umani e trasformazioni ecologiche che dobbiamo partire per poter costruire un futuro cosciente degli errori e delle potenzialità del passato. La crisi ambientale odierna ha delle ragioni e delle origini nel comportamento umano che forse è possibile ancora correggere, in questo senso si misura la valenza di “nuova etica” delle proposte della sostenibilità. L’architettura della sostenibilità considera la possibilità che un intervento architettonico non muti, o meglio che possa contribuire a migliorare lo stato ambientale preesistente. Il quesito che si pone è se questa sia una contraddizione oppure una chance da praticare: se l’architettura sostenibile sia possibile in un quadro di coscienza ecologica diffusa, o se sia solo sinonimo di conservatorismo, ambientale o culturale; se la difesa a oltranza dei luoghi dall’invasione delle trasformazioni dettate dall’ ideologia del progresso sia l’unica alternativa alla dissipazione di energie; se le politiche della sostenibilità implichino la ricerca di trasformazioni adeguate, e in quanto tali siano una mera illusione o una mistificazione ideologica. La risposta a tali interrogativi risiede nelle esperienze e nelle considerazioni che guardano all’architettura come ad una pratica teorica propositiva che tende verso l’obiettivo della sostenibilità, che evidenzia il processo di generazione funzionale, configurazionale e morfologico, che esprime la volontà di adottare schemi concettuali dinamici e flessibili in grado di interpretare e vivere l’ambiente in cui si colloca. In questo senso “l’architettura per la sostenibilità studia, interpreta e definisce le trasformazioni del territorio compatibili con la dimensione biofisica dei sistemi socio-economici. Questo implica un processo di convergenza multidisciplinare e sistemica. L’architettura per la sostenibilità si propone di progettare nuovi paesaggi ed edifici e di intervenire in quelli esistenti, analizzando le relazioni tra sistemi artificiali, naturali e sociali in modo da definire le migliori strategie per gestire le future trasformazioni del territorio. E’ inquadrata all’interno dei complessi contesti dell’innovazione tecnologica e dell’internazionalizzazione dei mercati, dei componenti, delle prestazioni d’impresa e dei servizi professionali. L’architettura per la sostenibilità è un concetto totalizzante e complesso che analizza le implicazioni civiche, culturali e tecniche della progettazione al fine di produrre nuove trasformazioni del territorio che siano sostenibili con il consumo delle risorse. L’architettura per la sostenibilità è conoscenza dei limiti d’uso delle risorse fisiche, ambientali e tecnologiche disponibili ed è coscienza delle questioni relative all’energetica dell’edificio concepita come capacità di controllo dei procedimenti costruttivi e delle tecnologie che devono essere utilizzati nell’arco della vita di un manufatto architettonico, dalla sua concezione alla sua costruzione, dal suo uso alla sua manutenzione, dalla sua demolizione al suo riuso. La coscienza della sostenibilità delle trasformazioni del territorio è forse l’unica possibilità oggi offerta alla ricerca architettonica per riacquisire o acquisire un pregnante ruolo civico. Appare chiaro, quindi, che il solo mezzo per controllare le scelte di trasformazione di un territorio è il progetto di architettura; architettura il cui vero ruolo diviene quello di essere interprete e portatrice di volontà comuni e condivise. Le sfide dell’oggi sono determinate dal vigoroso contrasto tra le diverse parti del mondo globalizzato dove è difficile trovare la propria collocazione, dalla diversa composizione della popolazione, dalla perdita di senso degli spazi pubblici e dalla riduzione di quelli naturali, dall’inquinamento e dal traffico, dai nuovi standard necessari a garantire una vita salubre. Si configura una disciplina che affronta molteplici e complesse variabili attraverso una concezione sistemica della progettazione che supera, o deve superare, le barriere classiche date dalla cultura legata alla concezione meccanicistica della crescita economica. E’ doveroso superare concezioni formali e stilistiche nella direzione di una visione integrata a livelli multipli della disciplina progettuale. All’interno di questo progetto complessivo si colloca il progetto – parziale – della riformulazione della morfologia urbana ereditata dall’epoca degli sprechi (di energie intrinseche, di territorio), precedente la comprensione dei limiti dello sviluppo della società tecnologica industriale. Il paradigma della sostenibilità in campo architettonico può essere percorso ponendo, come riferimento della pratica progettuale, le ripercussioni che ogni trasformazione comporta sul quadro naturale dove s’inserisce. Questa scelta etica e culturale apre il campo della ricerca a nuovi scenari e permette di immettere, all’interno del dibattito sulla consapevolezza delle trasformazioni, argomenti e ricerche oggi dimenticate, non percorse e al di fuori delle facili attrazioni dell’effimero mondo della moda architettonica contemporanea, e che possono essere misurate e quantificate. Tra queste vi è senza dubbio la riformulazione di una teoria linguistica dell’architettura che integri la questione ambientale come aspetto generatore del processo progettuale di configurazione architettonica: di fatto nella ricerca sulla semiologia in architettura le singole ipotesi hanno sempre offerto contributi significativi, mentre l’insieme delle loro capacità analitiche sembra non facilmente applicabile alla fenomenologia reale della disciplina, dove né le categorie di contenuto, né quelle di processo (grammatica e sintassi), sembrano essere gestibili con criteri omogenei. Ciò, allo stato attuale, porterebbe a dubitare della consistenza di un progetto di semiotica per l’architettura, almeno secondo i requisiti di generalità richiesti da una teoria, a meno che non si ammetta una costruzione concettuale caratterizzata dalla sussidiarietà di apporti diversi, il cui schema d’integrazione sia modellato dai riscontri del modello di indagine, con aspetti diversi della conoscenza e della letteratura architettonica.

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