Avagliano, Carmen (2014) Ruolo della Palmitoiletanolamide nel controllo dei processi di neuroinfiammazione e neurodegenerazione. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Ruolo della Palmitoiletanolamide nel controllo dei processi di neuroinfiammazione e neurodegenerazione
Autori:
AutoreEmail
Avagliano, Carmencarmen.avagliano@unina.it
Data: 29 Marzo 2014
Numero di pagine: 116
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Farmacia
Scuola di dottorato: Scienze farmaceutiche
Dottorato: Scienza del farmaco
Ciclo di dottorato: 26
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
D'Auria, Maria Valeriamadauria@unina.it
Tutor:
nomeemail
Calignano, Antonio[non definito]
Data: 29 Marzo 2014
Numero di pagine: 116
Parole chiave: PEA;neuroinfiammazione;neurodegenerazione
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 05 - Scienze biologiche > BIO/14 - Farmacologia
Depositato il: 07 Apr 2014 08:55
Ultima modifica: 13 Gen 2015 10:57
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9782

Abstract

Durante il corso di Dottorato l’attività di ricerca si è focalizzata sul ruolo della palmitoiletanolamide (PEA) nel sistema nervoso centrale (SNC). In particolare è stato approfondito il suo coinvolgimento nella regolazione dei primi stadi di neurodegenerazione e nella neuroinfiammazione, alla base delle patologie degenerative più diffuse, quali il morbo di Alzheimer (AD) ed il morbo di Parkinson (PD). A questo scopo sono stati utilizzati modelli di neurodegenerazione largamente utilizzati in letteratura per riprodurre queste patologie sia in vitro che in vivo. Attraverso gli esperimenti condotti in vitro atti a riprodurre le condizioni patologiche delle rispettive malattie neurodegenerative, è stato evidenziato che la PEA, attraverso l’attivazione del recettore nucleare della proliferazione perossisomiale di tipo α (PPAR-α), era in grado di proteggere le cellule di neuroblastoma umano SHSY5Y, opportunamente differenziate verso un fenotipo dopaminergico, dal danno indotto dalla 6-idrossidopamina (6-OHDA), utilizzando tecniche di immunofluorescenza, western blot e saggi di vitalità cellulare. Inoltre la PEA era capace di proteggere l’integrità delle funzioni vitali in seguito a stimolazione glutammatergica, facendo ipotizzare che potesse modulare positivamente i primi eventi cellulari alla base del processo neurodegenerativo, quali l’entrata di ioni calcio. Questa ipotesi è stata sostenuta e confermata da ulteriori evidenze sperimentali prodotte in vitro in cui la PEA, attraverso l’attivazione del recettore PPAR-α, era in grado di proteggere le cellule dall’endoplasmic reticulum stress (ER stress). L’ER stress, assieme alla neuroinfiammazione, è una componente comune di patologie neurodegenerative, quali l’AD ed il PD. Pertanto è stata valutata l’efficacia della PEA sia in un modello murino in vivo di PD e di AD. Attraverso il test del rotarod e dell’apomorfina, è stato dimostrato che la PEA è in grado di migliorare i sintomi motori legati al danno striatale indotto da 6-OHDA, uno dei modelli sperimentali più acclarati di PD. L’efficacia della PEA in un modello murino di AD e l’importanza dell’attivazione del recettore PPAR-α, è stata confermata da test comportamentali effettuati anche su animali PPAR- α knock out (KO). Utilizzando test, quali il Y-maze test, il Morris Water maze test ed il Novel object recognition test (NOR) è stato dimostrato la PEA era in grado di ridurre il deficit di apprendimento spaziale ed esplorativo, classici segni clinici dell’AD. Questi risultati sono stati ulteriormente confermati dalle indagini biochimicheche hanno dimostrato la riduzione della perossidazione lipidica e dell’espressione della caspasi-3, enzima coinvolto nel pathway pro-apoptotico. Concludendo, le evidenze sperimentali raccolte contribuiscono a chiarire il ruolo della PEA nel SNC ed indicano che, attraverso l’attivazione del recettore PPAR-α, essa è in grado di ridurre l’ER stress e la neuroinfiammazione, alla base di molte malattie degenerative del SNC, tra cui PD e AD. Quindi l’attività svolta dalla PEA nel proteggere i sistemi cellulari dai meccanismi degenerativi ne fa, oltre che un potente strumento nel controllo del dolore neuropatico e nel trattamento del dolore cronico, uno strumento promettente nel trattamento di quelle patologie su base degenerativa, verso le quali attualmente la farmacologia ha solo strumenti sintomatologici e pochissimi farmaci per controllarne lo sviluppo ed il procedere della malattia.

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