Simonetti, Federico (2014) Percorsi critici per un'Ontologia del Presente. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Percorsi critici per un'Ontologia del Presente
Autori:
AutoreEmail
Simonetti, Federicofedsimonetti@gmail.com
Data: 30 Marzo 2014
Numero di pagine: 365
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Studi Umanistici
Scuola di dottorato: Scienze filosofiche
Dottorato: Scienze filosofiche
Ciclo di dottorato: 26
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Di Marco, Giuseppe Antoniodimarco@unina.it
Tutor:
nomeemail
Borrelli, Gianfranco[non definito]
Data: 30 Marzo 2014
Numero di pagine: 365
Parole chiave: Michel Foucault, Alain Badiou, ontologia del presente, politica, metapolitica, soggetto, verità, parresia
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 14 - Scienze politiche e sociali > SPS/01 - Filosofia politica
Area 14 - Scienze politiche e sociali > SPS/02 - Storia delle dottrine politiche
Depositato il: 13 Apr 2014 21:50
Ultima modifica: 26 Gen 2015 12:06
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9806

Abstract

La tematica dell’ontologia è stata messa in questione, nel ventesimo secolo, a partire dal programma heideggeriano e poi decostruzionista: si è trattato di demolire ogni rapporto con l'immutabile, l'eterno, con le grandi narrazioni, con l'illusione che la storia avesse un senso univoco e che tale senso fosse in qualche modo comprensibile, da parte dell'uomo. La rottura con il piano dell'ontologia, però, ha messo in questione anche l'elaborazione di una teoria del soggetto come agente, di un soggetto capace di donare senso alle proprie azioni: soprattutto, ha messo in crisi la capacità di azione e di opposizione allo stato di cose presenti, in riferimento a principi che connotassero quell'azione: mancando i punti stabili di un'ontologia, il pensiero è divenuto debole, il giudizio sempre relativo, l'azione sempre opinabile. La filosofia stessa, in questa lunga messa a dimora dell'ontologia, ha sofferto di una sostanziale periferizzazione, nel campo della produzione intellettuale: malgrado molto si sia scritto a proposito del ruolo del pensiero debole nell'elaborazione di un nuovo modo di orientare l'azione quotidiana così come quella politica e collettiva, pochi sono stati i tentativi capaci di trasmettere una visione d'insieme realmente capace di ispirare un cambiamento possibile. È nostra convinzione che solo un approccio rinnovato all'elaborazione di una ontologia possa tracciare le linee di fuga strategiche, necessarie a un ripensamento del presente: questo ripensamento, seppure in forme e modalità nettamente distanti tra loro, si può rintracciare nella produzione di due autori: Michel Foucault e Alain Badiou. Come vedremo nel corso del primo capitolo, l'intera produzione teorica di Michel Foucault consiste nello sforzo costante verso la costruzione di una ontologia del presente. L’ontologia va qui intesa – in opposizione alla tradizione filosofica occidentale e metafisica – come una forma di genealogia: ci si è riferiti, storicamente, all’ontologia come alla scienza che studia gli attributi dell’essere in quanto tale e le sue proprietà, cioè la scienza di ciò che è eterno, universale, dell’uno dal quale si origina la molteplicità. Scienza del necessario dal quale consegue il contingente. Tradizionalmente, dunque, fare ontologia significa avere un occhio atto a vedere dietro la realtà, alle sue apparenti differenze trovandovi un unico principio costitutivo. Al contrario, per Foucault il presente, il reale, il mondo in cui viviamo non è il risultato di un insieme ordinato e organico di forze, intenzioni profonde o necessità storiche, ma la composizione di linee di forza che si intrecciano tra loro componendo, piuttosto casualmente, il quadro discorsivo, istituzionale e ideologico nel quale ci muoviamo. La realtà non è attraversata da un principio di identità forte, che opererebbe alle spalle di una apparente molteplicità di enti ed eventi, una essenza permanente e identica a se stessa nella quale è possibile leggere il fine ultimo di ciò che accade, la realizzazione piena o la norma determinante il giudicare: a esistere è solo una miriade di processi incrociati, all’interno dei quali è possibile, però, tracciare una rotta, tirare delle somme, scoprire delle regole di condotta e determinare delle linee di fuga. Il compito dell’ontologia del presente, per Foucault, è di spiegare in che modo, secondo quali linee tortuose e spesso casuali, siamo arrivati dove siamo e obliterare, in questo modo, ogni pretesa immutabilità del presente. Il presente, questo istante infinito, si incontra attraversando la storia e il passato, ma a sua volta è totalmente originale e totalmente nuovo: la storicità del presente non implica la sua necessità, ma anzi esso è un risultato aleatorio. Attraverso l’operazione genealogica (che comprende una forma particolare di indagine storica, quella foucaultiana) cogliamo il carattere artificiale e costruito di ogni “verità” come assunzione di un’unica interpretazione tra le molte possibili: in questo senso, ogni nuova volontà produce inevitabilmente nuove verità. Ciò nonostante, confrontarsi con il presente, significa prendere in considerazione quelle che sono le determinazioni storico-ideologiche del presente: ogni discorso sulla storia, ogni genealogia, è in realtà una battaglia per la verità. All’interno di questa battaglia, la linea del fronte è variabile, asimmetrica, somiglia più che altro a una faglia geologica: sono i rapporti di forza a determinare la validità collettiva di un’interpretazione o di un’altra. In questo, i processi di soggettivazione e di individuazione giocano un ruolo centrale nell’adozione di un punto di vista singolare. La decisione spezza il rapporto con il presente e rende le scelte assunzioni (filosofiche) di responsabilità: si tratta di sapere in che misura il lavoro del pensiero sulla propria storia possa liberare dal pensiero di ciò che si pensa in silenzio e permettere di pensare in un altro modo. La posta in gioco del presente, dunque, consiste nel mettere a disposizione dei soggetti le possibilità per decidere nuove forme di soggettivazione. A differenza del tentativo foucaultiano, in Badiou la politica non ha una relazione costitutiva del piano ontologico, ma è l’ontologia (in quanto teoria assiomatica) a essere un campo sul quale si gioca la molteplicità delle esperienze umane. Il secondo capitolo di questo lavoro, dedicato a un'analisi dell'ontologia transitoria badiousiana, si interrogherà sul rapporto esistente tra soggetto e verità, in un senso universalistico, slacciato dunque dal discorso politico in senso stretto, se non in quanto “sottratto” alla realtà contingente nel quale gli enti si muovono. Per Badiou, infatti, non esiste discorso filosofico sulla politica, ma unicamente un discorso “metapolitico” che valga come decostruzione del quadro esistente. La formulazione di un’ontologia parte, per Badiou, da una rilettura del tema del soggetto e della novità nell’essere, che si qualifica come evento. Badiou riconosce una distinzione tra il dominio generale dell'ontologia, da una parte, e la teoria del soggetto, dall’altra, senza confonderli. Piuttosto, ciò che guida la sua investigazione è la tensione tra i due. Per Badiou la questione dell'agire non è tanto la questione di come un soggetto possa iniziare un'azione in maniera autonoma, ma piuttosto come un soggetto emerga attraverso una catena autonoma di azioni in una situazione in divenire. Non sono le azioni o decisioni quotidiane ad attestare l'agire, ma quelle decisioni ed azioni straordinarie che isolano un attore dal suo contesto, quelle azioni che mostrano che un uomo può realmente essere un agente libero e dare il via ad una nuova catena di azioni e reazioni. Per questa ragione non qualsiasi essere umano è un soggetto, ma alcuni esseri umani diventano soggetti: coloro che agiscono secondo una fedeltà ad un incontro casuale con un evento che spezza la situazione nella quale si trovavano. Badiou sposta il problema dell'agire dal livello dell'umano al livello dell'essere: il suo problema non è di capire come un soggetto individuale inizi una nuova catena di azioni, dato che per lui il soggetto emerge proprio nel corso di una tale catena di azioni. Il suo problema è spiegare come una situazione esistente – dato che essere, per Badiou, non è altro che le molteplici situazioni – possa essere interrotta e trasformata da questa catena di azioni. Se le decisioni sono prese dai soggetti, per tirare le conseguenze di tali eventi, nuove situazioni emergono come risultato del loro lavoro: tali eventi non fanno parte di “ciò che è” e non cadono sotto la portata dell'ontologia generale. La relazione tra l'essere del soggetto e il dominio generale dell'ontologia di Badiou è una relazione contingente, che dipende dall'occorrenza di un evento e la decisione di un soggetto di agire in fedeltà a quell'evento: il riferimento di Badiou a un'ontologia transitoria si riferisce all'impossibilità di chiudere una volta per tutte il rapporto del soggetto, tanto con la situazione, quanto con se stesso. Il lavoro di inchiesta e di militanza continuo, che spetta al filosofo, riguarda non tanto la ricerca della coerenza dell'essere alle cose, ma piuttosto un continuo adattamento, una continua sperimentazione di sé stessi, una continua messa alla prova dell'evento. L'ontologia del presente emerge come un'etica delle verità, non un programma da dimostrare o rendere reale, ma un atteggiamento nei confronti della complessità delle determinazioni, delle reti di poteri, della molteplicità di effetti che coinvolgono e strutturano i soggetti, gli individui; questi, tuttavia, malgrado il loro essere composti, di volta in volta riescono a eccedere la situazione, a strutturare nuovi rapporti, a superare il già dato. Che ciò avvenga in risposta alla chiamata di un evento-verità, come in Badiou, o si verifichi in relazione a un atto di parresia, come nell'ultimo Foucault, le azioni che ne risultano possono cambiare in modo determinato la nostra percezione della realtà, solo nella misura in cui gli individui reinterpretano in modo profondo innanzitutto il rapporto che hanno con se stessi. L'ontologia del presente, quindi, che cercheremo di delineare nelle prossime pagine, è innanzitutto un percorso etico, che si svolge negli individui e nella loro capacità di incontrare, riconoscere e vivere un rapporto con la verità.

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