Garzillo, Francesco Omofobia: canto monodico in difesa del se. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Omofobia: canto monodico in difesa del se
Autori:
AutoreEmail
Garzillo, Francescofrancesco.garzillo@libero.it
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Studi Umanistici
Scuola di dottorato: Scienze psicologiche e pedagogiche
Dottorato: Studi di genere
Ciclo di dottorato: 26
Coordinatore del Corso di dottorato:
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Arcidiacono, CaterinaIn questo lavoro mi sono quindi proposto di provare a tracciare il senso che il referente omosessuale può assumere nell’assetto mentale omofobico e muovendomi in un territorio di confine utilizzando spunti provenienti da riflessioni filosofiche, psicoanal
Tutor:
nomeemail
Valerio, Paolo[non definito]
Parole chiave: Omofobia, gruppi, psicodinamica, studi di genere
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-PSI/08 - Psicologia clinica
Depositato il: 17 Apr 2014 07:38
Ultima modifica: 19 Mag 2017 01:00
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9854

Abstract

In questo lavoro mi sono proposto di provare a tracciare il senso che il referente omosessuale può assumere nell’assetto mentale omofobico e muovendomi in un territorio di confine utilizzando spunti provenienti da riflessioni filosofiche, psicoanalitiche, storiche e legislative, ho delineato la mia ipotesi che ho sintetizzato nel titolo di questo lavoro. “Omofobia: canto monodico in difesa del se”, la monodia, dal greco μονῳδία, composto di μονο, mono, «unico, solo» e ᾠδή, ode, «canto», in musica, è in origine una composizione per una voce solista avente una sola linea melodica e in seguito indica anche una composizione in cui la linea melodica solista era accompagnata da uno o più strumenti. L’ipotesi che traccio in questo lavoro, seguendo le strade della teoria, della storia e della legislazione italiana, della ricerca e le riflessioni provenienti da un intervento breve in gruppo, è che l’assetto mentale omofobico è molto simile ad un canto monodico che, per quanto possa essere eseguito singolarmente o a più voci, con uno o più strumenti, resta comunque unico e solo dal punto di vista sia melodico che ritmico. Un canto, quindi, che non prevede l’incontro con altre melodie – declinate variabilmente come castrate, nemiche, segrete etc.. – una armonia solitaria che assume funzione protettiva rispetto a ciò che, in maniera persecutoria, è considerato altro. L’assetto mentale omofobico rileva il paradosso delle ricerche identitarie chiuse e nette e apre il discorso sugli aspetti dinamici dell’identità. Ciò che si configura come altro da sé, seguendo il teorema del «doppio binario» di Grotstein (2000), si radica nel profondo della propria identità, nel rapporto dialogico tra dentro e fuori, tra attivo e passivo, tra proprio e altro, da cui prende forma il sentimento di identità, un sentimento perturbante, che include nell’identità il familiare e l’estraneo, se stesso e l’alterità. (Russo, 2009. Cit. p. 17). Un canto polifonico, continuando a seguire la metafora musicale, nel quale melodie differenti si intrecciano in una unità armonica in cui a volte può emergere l’una o l’altra melodia. È allora la rottura di questa polifonia, di questo rapporto dialogico, la questione problematica che talvolta assume le coloriture dell’assetto mentale omofobico.

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