Di Cerbo, Rinalda Alberta (2014) Prospettive di miglioramento della sostenibilità globale dell'agricoltura campana. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Prospettive di miglioramento della sostenibilità globale dell'agricoltura campana
Autori:
AutoreEmail
Di Cerbo, Rinalda Albertaalberta.di_c@alice.it
Data: 31 Marzo 2014
Numero di pagine: 124
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Agraria
Scuola di dottorato: Scienze agrarie e agro-alimentari
Dottorato: Valorizzazione e gestione delle risorse agro-forestali
Ciclo di dottorato: 26
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
D'Urso, Guidodurso@unina.it
Tutor:
nomeemail
Cupo, Paolo[non definito]
Data: 31 Marzo 2014
Numero di pagine: 124
Parole chiave: Sostenibilità; aziende agricole; rating; valori fondiari.
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 07 - Scienze agrarie e veterinarie > AGR/01 - Economia ed estimo rurale
Aree tematiche (7° programma Quadro): BIOTECNOLOGIE, PRODOTTI ALIMENTARI E AGRICOLTURA > Produzione sostenibile e gestione delle risorse biologiche della terra, della foresta e dell'ambiente acquatico
Depositato il: 12 Apr 2014 14:04
Ultima modifica: 23 Gen 2015 12:01
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9874

Abstract

Lo studio condotto ha indagato sulle caratteristiche attinenti l’assetto strutturale delle aziende agricole della regione Campania con particolare riferimento al fattore terra – come la dotazione fisica, la localizzazione in termini altimetrici, la vocazione colturale e l’intensità in termini di investimenti fondiari incorporati - in grado di migliorare la sostenibilità globale, ossia la sostenibilità declinata rispetto alle tre dimensioni ambientale, economica e sociale. A tale fine sono stati applicati quattro modelli econometrici ai dati del 2010 derivanti dalla banca dati della Rete di Informazione Contabile in Agricoltura (RICA) dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA), relativi alla regione Campania. I risultati ottenuti dal primo modello hanno messo in evidenza come all’aumentare della dotazione fisica di terra un’azienda presenti una maggiore probabilità di diventare globalmente sostenibile, con un effetto maggiore in pianura e in misura minore in collina. Le variabili inerenti l’ordinamento produttivo non si mostrano utili a spiegare la sostenibilità globale, così come accade per il grado di intensità fondiaria. Nel secondo modello, partendo dall’ipotesi verosimile che la scelta da parte dell’imprenditore di ampliare la maglia aziendale sia finalizzata al raggiungimento della condizione di azienda “vitale”, quest’ultima misurata dall’indice di redditività, si è evinto che il fattore terra è in grado di aumentare la competitività aziendale e che tale fenomeno si manifesta in pianura e in collina, piuttosto che in montagna. Anche in questa analisi per le variabili di settore e per l’intensità fondiaria non è stato constatato nessun nesso di causalità con la competitività aziendale. Inoltre, considerando che l’aumento della dotazione fisica di terra costituisce un’opportunità per potenziare il quadro della sostenibilità globale ed una necessità per innalzare il grado di competitività dell’agricoltura campana, si sono ipotizzati due diversi scenari, a seconda della capacità delle aziende di rispettare o meno il vincolo della disponibilità di risorse economiche per il raggiungimento dell’obiettivo del miglioramento della sostenibilità globale mediante l’aumento della dimensione aziendale. I risultati del terzo modello hanno messo in luce, da un lato, come la produzione di risorse economiche necessaria all’ampliamento di almeno un ettaro di SAU cresca al crescere della maglia aziendale e, dall’altro, come tale tendenza si manifesti soprattutto nelle aziende zootecniche. Combinando i risultati derivanti dai modelli che spiegano la sostenibilità globale, la competitività e la capacità delle aziende di generare risorse economiche di entità tale da poter acquistare a valore di mercato un ettaro aggiuntivo di SAU, sono stati delineati tre gruppi di aziende, a ciascuno dei quali è stato assegnato un rating (A-B-C) che esprime, in ordine decrescente, le prospettive di miglioramento della sostenibilità globale. Da quanto emerso dal quarto modello econometrico ordered logit, l’aumento delle dimensioni aziendali in termini di SAU si traduce in prospettive di miglioramento della sostenibilità globale. Rispetto alle caratteristiche produttive, tale effetto si riscontra in misura particolarmente significativa nelle aziende zootecniche. Il fattore terra, pertanto, svolge un ruolo potenzialmente decisivo nel delineare le prospettive di miglioramento della sostenibilità globale in agricoltura; un risultato, questo, che non può essere considerato disgiunto dalle quotazioni di mercato della terra. Tuttavia, affinché possa considerarsi realmente perseguibile un percorso di potenziamento della sostenibilità globale dell’agricoltura regionale, è necessario agire sulle variabili che spiegano il raggiungimento della condizione di disponibilità economica al miglioramento della sostenibilità globale, come reddito netto aziendale ed i valori fondiari. Nel caso del reddito netto aziendale, entra in gioco la capacità dell’imprenditore di effettuare scelte efficienti in termini di cosa produrre, come produrre e quanto produrre. Nel caso dei valori fondiari subentrano fattori esogeni all’azienda, non connessi con la capacità imprenditoriale, vale a dire tutti quei fattori di natura extra agricola che influenzano il mercato fondiario e che, agendo positivamente sulle quotazioni, finiscono con l’ostacolare il processo di crescita dimensionale delle aziende e quindi il miglioramento della sostenibilità globale. E’ possibile, dunque, ipotizzare un modello delle prospettive di miglioramento della sostenibilità globale di tipo dinamico-funzionale, nel senso che i fattori endogeni immodificabili nel breve periodo, e cioè la struttura aziendale e l’ordinamento produttivo, ed i fattori esogeni, ossia le caratteristiche dell’ambiente fisico e socio-economico nel quale le aziende sono inserite, si traducono, relativamente alla situazione attuale, in opportunità di miglioramento per le aziende che si trovano nelle condizioni di accrescere la propria dimensione, definite “in sviluppo”, ed in minacce per quelle che, viceversa, mostrano i segni di una possibile fuoriuscita dal settore, denominate“in declino”. Infine, per le aziende “in equilibrio”, il modello di analisi può definirsi di tipo statico, in quanto non si ritiene probabile un cambiamento della situazione attuale, in considerazione dell’assenza degli incentivi provenienti dall’interno delle aziende e/o dall’incapacità delle stesse di cogliere le opportunità che l’ambiente esterno presenta. L’analisi svolta, pertanto, indica la possibilità soprattutto per i policy maker di poter agire sui fattori che si sono rivelati statisticamente significativi, al fine di delineare un quadro di miglioramento della sostenibilità globale dell’agricoltura campana, permettendo lo spostamento di aziende dalla condizione di “equilibrio” a quella di “sviluppo”, che potrà eventualmente estendersi anche a quelle che si trovano nella condizione di “declino”.

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