Terracciano, Anna (2014) Disegni di città e racconti urbani. [Tesi di dottorato]

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Item Type: Tesi di dottorato
Resource language: Italiano
Title: Disegni di città e racconti urbani.
Creators:
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Terracciano, Anna
arch.annaterracciano@gmail.com
Date: 31 March 2014
Number of Pages: 152
Institution: Università degli Studi di Napoli Federico II
Department: Architettura
Scuola di dottorato: Architettura
Dottorato: Progettazione urbana ed urbanistica
Ciclo di dottorato: 26
Coordinatore del Corso di dottorato:
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Miano, Pasquale
pasmiano@unina.it
Tutor:
nome
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Gasparrini, Carlo
UNSPECIFIED
Date: 31 March 2014
Number of Pages: 152
Keywords: Disegni, città, strategie.
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/21 - Urbanistica
Aree tematiche (7° programma Quadro): SCIENZE SOCIOECONOMICHE E UMANISTICHE > Orientamenti nella società e relative implicazioni
Date Deposited: 10 Apr 2014 15:25
Last Modified: 15 May 2016 01:00
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9926

Collection description

La città contemporanea, nelle sue forme del decentramento, della diffusione e del cambio di scala dalla forma tradizionale alla condizione post-urbana (Choay, 1992) presenta notevoli difficoltà interpretative sul piano concettuale e operativo. La sua esplosione ci restituisce l’immagine di un immenso arcipelago (Cacciari, 1997) disperso in cui dinamiche incessanti disegnano una struttura porosa e instabile. Frammentazione e dispersione respingono progetti e piani che siano omnicomprensivi e puramente prescrittivi, ma ciò non significa che la città contemporanea non possa e non debba essere investita da un progetto concettualmente unitario (Secchi, 2000). Il mutare delle circostante storiche, sociali ed economiche, condiziona però anche il cambiamento delle condizioni comunicative, investite da una enorme varietà di temi trattati e da trattare e, soprattutto, da una improvvisa e infinita gamma di possibilità di restituzione degli oggetti della comunicazione. Le raffigurazioni utilizzate oggi dagli urbanisti, sono straordinariamente diverse dal passato, ma nella loro diversità raccontano l’interesse ad uscire dai circuiti specialistici per soli addetti ai lavori, per rivolgersi ad una platea sempre più vasta di interlocutori, alla ricerca di un consenso ritenuto indispensabile per muovere e pro-muovere azioni e, soprattutto, conquistare il consenso della committenza. In questa seconda parte, il tema è invece quello di imbastire da un lato, una ricognizione che non può essere assolutamente esaustiva od omnicomprensiva, ma che in maniera qualitativa tenta di ricostruire quella che è stata una vera e propria ossessione per la la descrizione nell'urbanistica negli ultimi venticinque anni. Dall'altro invece il tema è quello di provare a intercettare le ragioni che stanno alla base dell'incertezza del presente e che si traducono quindi in una crisi della capacità di immaginare assetti credibili a lunga distanza, soprattutto da parte dell’azione pubblica. La complessità degli attuali fenomeni impone dunque un ripensamento del disegno che sia più aderente allo spazio e ai materiali contemporanei. Ipotesi queste, rafforzate dalla consapevolezza che la descrizione non svela solo il reale, ma anche immagina (Secchi, 1988), e che dunque, costruire nuove e aggiornate interpretazioni della città contemporanea, richieda anche operazioni selettive e di prefigurazione (Gasparrini, 2002). Anche se sinteticamente tratteggiato, è questo il quadro di riferimento nel quale propongo di collocare questa riflessione sui modi e le forme della visualizzazione progettuale per la città contemporanea. La mia tesi è che questo passaggio concettuale, in cui il nostro immaginario è sollecitato da una molteplicità di immagini, ricerche, parole, modalità compositive, abbia investito e stia investendo ora più campi disciplinari e si tratti di un passaggio utile e necessario per comprendere ciò che è oggi la città e ciò che sta già diventanto (Viganò, 2000). Strumenti e linguaggi mostrano già da molto tempo un evidente logoramento che palesa crisi e instabilità del vocabolario e della grammatica della rappresentazione (Boeri, 2010). L'obiettivo è quello di interrogare il territorio superando i tradizionali meccanismi di analisi, superando quell' ossessione per la descrizione che ha dominato l'urbanistica negli ultimi venticinque anni, cercando di dare nuovi impulsi a interpretazioni aperte all'interazione tra i paesaggi esistenti e quelli immaginabili, recuperando quella capacità visionaria di misurarsi con uno sguardo di scala ampia. Tornare a riflettere sulle relazioni tra le immagini del futuro e il futuro stesso, tra i mutamenti nella struttura sociale e le idee del futuro, ridefinire quel rapporto con la città per costruire un nuovo senso sociale del progetto (Polak, 1961). La tesi proposta si colloca, per cui, in quella prospettiva interna all’innovazione - che la progettazione urbanistica sta tentando di perseguire da alcuni anni - dentro quel quadro di riferimento che riguarda i modi e le forme della visualizzazione progettuale per la città contemporanea. La finalità è quella di rispondere ad una domanda di ricerca in cui la complessità degli attuali fenomeni, impone un ripensamento del disegno per poter rispondere ad una mutata domanda di comunicazione del piano, del progetto urbano ed urbanistico. La struttura ricerca si articola in tre parti finalizzate, la prima alla costruzione della domanda stessa della ricerca e si interroga quindi sull' attualità di tornare oggi a parlare di disegni in urbanistica, la seconda che invece imbastisce una ricognizione, sicuramente non esaustiva ma significativa, degli atteggiamenti ma anche delle derive di concetti e linguaggi della rappresentazione che animano la condizione di crisi nei confronti della contemporaneità, la terza che infine, contestualmente al campo delineato, prova ad avanzare alcuni ipotesi sui caratteri connotanti il disegno urbanistico oggi e a proporre un percorso di ricerca in cui il disegno stesso divenga strumento privilegiato di interrogazione del presente e costruzione del futuro. L'intento è quello di provare a rintracciare quel disegno latente, anche se apparentemente frammentato, disordinato e privo di qualsiasi potenzialità, che è però presente nella scrittura dei luoghi, e soprattutto capace di suggerire un luogo per la progettazione (Brown, 2011). Il disegno oggi, in urbanistica, deve dunque essere inteso anche come quel dispositivo capace di far emergere luoghi e materiali, quelle situazioni ibride, aree di sovrapposizione e di contaminazione, drosscape (Berger, 2007) e brownfields, spazi rurali più o meno urbanizzati, siti della dismissione e dello scarto, da cui ripartire nel progetto dell'esistente, ma soprattutto capace di intercettare quelle qualità sfuggenti e invisibili che le nostre città producono e che sono difficilmente coglibili e rappresentabili. Ed è raccontando la storia di questi progetti che i disegni che li rappresentano divengono sempre più densi, capaci di catalizzare l’attenzione come atti comunicativi. Il disegno del progetto della città contemporanea è dunque la storia di un continuo andare dal generale verso il dettaglio, dalla costruzioni di visioni d’assieme al prendere coscienza della grana dei materiali, attraversando tutte le scale della città - del progetto, del contesto sociale e del potere (Secchi, 2012) − muovendosi tra realismo, astrattismo e allusività tracciando le linee di immaginari futuri. Disegni densi dunque, perchè carichi di un senso nuovo, ma al tempo stesso sintetici per produrre evidenziazioni e selettivi per individuare temi prioritari di intervento. Disegni che nel rigore del metodo e a partire dall'esattezza dei dati, non si riconoscono però nel mito dell'esattezza scientifica che ha caratterizzato la modernità, perchè ambiscono a superare il tema della neutralità scientifica della mappa e sono invece alla ricerca di nuovi miti e di nuovi racconti da costruire. Disegni che non marcano una posizione perchè non si occupano di dare un finale certo al racconto, ma si attestano nello spazio della riflessione poichè il loro scopo è interpretare il presente e orientarne la trasformazione, indicare il verso al futuro. Visioni d'assieme come racconti scorporabili in tante microstorie al futuro, in cui quella che disegnano è la trama, l'ordito, la struttura robusta intorno la quale e dentro la quale si può, attraverso un processo dinamico di azioni nel tempo (Corner, 1999), costruiscono risposte pertinenti e puntuali dentro scenari immaginati come infinite storie possibili.

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