Canziani, Cecilia (2015) Storia e memoria: dal monumento al film. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Storia e memoria: dal monumento al film
Autori:
AutoreEmail
Canziani, Ceciliaceciliacanziani@yahoo.it
Data: 31 Marzo 2015
Numero di pagine: 173
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Studi Umanistici
Scuola di dottorato: Scienze storiche, archeologiche e storico-artistiche
Dottorato: Scienze archeologiche e storico-artistiche
Ciclo di dottorato: 27
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Caglioti, Francescofcagliot@unina.it
Tutor:
nomeemail
Picone, Maria Antonietta[non definito]
Data: 31 Marzo 2015
Numero di pagine: 173
Parole chiave: Memoria, monumento, memoriale, trauma, scultura, novecento, rappresentazione, storia dell'arte
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche > L-ART/03 - Storia dell'arte contemporanea
Depositato il: 09 Apr 2015 19:13
Ultima modifica: 07 Ott 2015 07:38
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/10386
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/10386

Abstract

La ricerca propone di rileggere la categoria di monumento in una prospettiva performativa che intrecci una lettura cinematica del monumento, con una lettura memoriale del cinema. Concentrandosi sull'intersezione tra identità culturale e luogo, si vuole elaborare una riflessione storica e teorica su come il rapporto tra storia, trauma e rappresentazione nel monumento sia stato ripensato attraverso l'immaginazione cinematica. Nel XX secolo il memoriale ha avuto una funzione centrale sia nella costruzione delle narrazioni identitarie nazionali sia come simbolo della trasmissione della memoria collettiva. Dopo la Seconda guerra mondiale, il monumento, nella sua forma tradizionale di scultura commemorativa pubblica, entra definitivamente in crisi, al punto da non sembrare più capace di rappresentare davanti a una comunità la storia: la relazione problematica tra olocausto e rappresentazione, che ha messo in questione il rapporto tra testimonianza e storia elaborato dalla storiografia recente, si ripercuote anche sui modi di visualizzazione del trauma che in precedenza erano stati incarnati dal memoriale. A cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta si registra però una vera febbre del monumento e un'ossessione per la commemorazione, diretta conseguenza del nuovo ordine geo-politico che segue la caduta del muro di Berlino e la fine del blocco sovietico. In questo contesto si fa largo il termine contro-monumento, che ben descrive un'attitudine a ripensare la scultura pubblica commemorativa in termini antimonumentali e processuali, che tuttavia, pur nel suo sottrarsi alla forma tradizionale, ci restituisce il "desiderio di monumento", la necessità di ricordare, sottraendo gli eventi della storia allo scorrere del tempo, e dunque all'oblio. La crisi della forma del monumento ha naturalmente la sua radice nella crisi della scultura che si attua nel XX secolo, ed è dunque stata ampiamente trattata all'interno del recente dibattito sulla scultura moderna, ma nell'analisi delle forme di trasmissione della memoria nella storia dell'arte contemporanea, è necessario considerare anche la dimensione pubblica del monumento, che solitamente si situa in un luogo che viene – o veniva – vissuto come condiviso, collettivo. Quale è il paesaggio nel quale si inscrive il corpo collettivo? Quale il dispositivo che produce oggi la memoria e la storia? Al centro della questione vi è, in altre parole, la costruzione culturale e narrativa della relazione tra spazio e tempo che il monumento rappresenta. La storia dell'arte del XX secolo ha definitivamente ampliato i limiti del medium, arrivando a includere opere immateriali, ma in che modo questo dato si intreccia con la storia del monumento? La ricerca si propone di indagare la maniera in cui l'immagine cinematica può ripensare il nodo storia, trauma, rappresentazione. Nella prima metà del secolo scorso, Walter Benjamin e Siegfrid Kracauer avevano guardato al cinematografo come a un sito di ridefinizione della sfera pubblica. Dopo la Seconda guerra mondiale, è proprio un documento cinematografico che risponde al trauma dell'Olocausto: il film di Alain Resnais Nuit et brouillard (Notte e nebbia), un documentario sui campi di sterminio commissionato nel 1954 dal Comitato francese per la storia della Seconda guerra mondiale. La critica contemporanea continua a occuparsi del problema della rappresentabilità della storia e del trauma attraverso un'analisi della sua performatività. In questo senso il filmico come modalità di ricomporre il visibile che precede l'invenzione del cinematografo può essere d'aiuto nel districare il rapporto tra memoria, monumentalità, archivio. Guardando al trauma come modello storiografico e metodologico, questa ricerca propone una lettura contigua di 'memoriali di pietra' e 'film memoriali', che assolvono la funzione primaria del monumento – offrire una testimonianza di eventi del passato - e re-articolano il passato più che semplicemente commemorarlo.

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