Proto, Giulia (2020) Grandi Musei in Europa tra Restauro, Museografia e Digital Humanities. I casi di Capodimonte in Italia e del Mauritshuis in Olanda. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Grandi Musei in Europa tra Restauro, Museografia e Digital Humanities. I casi di Capodimonte in Italia e del Mauritshuis in Olanda
Autori:
AutoreEmail
Proto, Giuliaarch.giuliaproto@gmail.com
Data: 13 Marzo 2020
Numero di pagine: 218
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Architettura
Dottorato: Architettura
Ciclo di dottorato: 32
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Mangone, Fabiofabio.mangone@unina.it
Tutor:
nomeemail
Picone, Renata[non definito]
Data: 13 Marzo 2020
Numero di pagine: 218
Parole chiave: Restauro architettonico, Museografia, Digital Humanities
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/19 - Restauro
Informazioni aggiuntive: 3388735791
Depositato il: 19 Mar 2020 10:13
Ultima modifica: 05 Nov 2021 13:14
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/13196

Abstract

Negli attuali processi di trasformazione che coinvolgono i Grandi Musei Europei collocati in edifici storici, il restauro architettonico e l’adeguamento alle esigenze di una fruizione contemporanea concorrono a determinare nuovi assetti architettonici e allestitivi nei quali con sempre maggiore incisività si sperimentano le nuove potenzialità delle Digital Humanities. Il progetto di ricerca che sostanzia questa tesi dottorale, frutto di una duplice collaborazione del Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli con la Technische Universiteit di Delft, nei Paesi Bassi, e con l’azienda ETT Spa di Genova, come previsto per il Dottorato Innovativo a caratterizzazione Industriale, ha inteso sperimentare un approccio innovativo nello studio delle trasformazioni dei musei attraverso la comparazione tra contesti geografici e accademici molto diversi, mediante un periodo di ricerca presso la TU Delft, che ha consentito di osservare ed analizzare una realtà molto diversa da quella italiana, nei metodi di intervento sulla preesistenza ma anche nelle strategie di valorizzazione e di fruizione degli istituti museali. Il perido in azienda ha consentito di elaborare un prodotto di tipo applicativo che consiste nel progetto di una applicazione digitale per proporre nuove modalità di valorizzazione delle architetture museali. La metodologia di ricerca utilizzata ha visto prima di tutto la definizione delle tematiche generali, attraverso un’ampia rassegna bibliografica che ha consentito di definire la prospettiva della ricerca: il museo è, per sua natura, orientato ad innovare ciclicamente i propri assetti architettonici e allestitivi per adeguarli alle mutate esigenze scientifiche, tecniche e museografiche. Tale esigenza di rinnovamento, quando si tratta di musei nati dall’adattamento di preesistenze architettoniche, implica un conflitto con le istanze di conservazione dell’edificio. La funzione museale, considerata tra le più “compatibili”, in realtà richiede interventi tutt’altro che “neutri” e “non impattanti” rispetto alla preesistenza, sia che si guardi alle trasformazioni passate, che a quelle attuali. Partendo da questo dato iniziale si sono definite le domande di ricerca, che chiariscono le questioni specifiche da analizzare: • In che misura la rilettura della storia e delle vicende costruttive degli edifici trasformati in musei, secondo la prospettiva disciplinare del restauro architettonico, può fornire un apporto concreto in relazione al progetto degli interventi di restauro e valorizzazione? • Restauro architettonico, Museografia e Valorizzazione sono aspetti distinti ma interdipendenti nel progetto del museo ospitato in un edificio storico: è possibile sperimentarne una «virtuosa integrazione» in un progetto di valorizzazione incentrato sul racconto della storia costruttiva dell’edificio-museo, capace di accrescere l’esperienza culturale dello stesso e migliorarne i livelli di fruizione, anche attraverso l’uso di strumenti innovativi? • Gli interventi recenti di sistemazione museale, non riconoscendo agli allestimenti precedenti il valore di palinsesto, tendono a rimuoverli senza lasciarne traccia. È possibile, attraverso le Digital Humanities, riscattarli dalla damnatio memoriae, ricostruendone virtualmente l’immagine a beneficio dei visitatori? La fase successiva del lavoro si è concretizzata nella definizione dei casi studio, attraverso i quali analizzare in profondità le questioni emerse nel momento iniziale di strutturazione della domanda di ricerca. La scelta dei casi studio è stata operata individuando musei di rilevanza internazionale che fossero edifici fortemente identitari per i due contesti di riferimento e con caratteristiche comparabili relativamente alle questioni generali individuate. Il caso olandese, il cui studio è stato portato avanti nel periodo di PhD visiting presso la TU Delft, è stato individuato nella Pinacoteca Mauritshuis de L’Aia: una residenza nobiliare, edificata tra il 1634 e il 1644, che ha avuto sin dall’inizio della sua storia, spazi destinati all’esposizione delle collezioni del Conte Johan Maurits e che tra Ottocento e Novecento ha subito sostanziali trasformazioni per adeguare gli spazi della residenza agli usi museali. La ricerca relativa al caso studio olandese è stata condotta attraverso la ricerca bibliografica e archivistica e anche mediante interviste a progettisti e funzionari che a vario titolo hanno avuto un ruolo nell’ultimo progetto di restauro e rinnovamento del museo. Il caso studio italiano è stato individuato nella Reggia di Capodimonte a Napoli, la cui costruzione ebbe inizio nel 1738 per volere di Carlo di Borbone e si concluse solo nel 1833 con Ferdinando II: un edificio di straordinario valore per la storia della città di Napoli, che sin dal 1759, ha accolto anche una funzione “espositiva”, custodendo la Collezione Farnese, quando erano ancora in corso i lavori di costruzione. Trasformata in museo tra il 1952 e il 1957, con un progetto unitario che produsse molteplici stravolgimenti nell’assetto architettonico e strutturale dell’edificio, fu tra i campi di sperimentazione più riusciti della museografia napoletana degli anni cinquanta del Novecento. Gli allestimenti ideati da Ezio Bruno De Felice, se da un lato avevano causato la perdita di dati ed elementi autentici della reggia avevano definito un nuovo livello del palinsesto della sua storia costruttiva. I rinnovamenti degli anni Ottanta e Novanta del Novecento, non riconoscendo un valore intrinseco a quest’ultima fase, ne determinarono la completa rimozione. Le vicende costruttive della Reggia- Museo di Capodimonte sono state analizzate alla luce di una documentazione in gran parte inedita, che ha consentito di comprendere e contestualizzare le scelte realizzate e di restituire valore ad una fase fondamentale della storia di tale edificio. La comparazione tra i due casi studio ha consentito di comprendere più a fondo i due contesti di riferimento, di evidenziare le vicende che hanno condotto agli assetti attuali dei due musei, i criteri che hanno guidato i restauri e gli interventi di allestimento museografico nonchè il ruolo delle Digital Humanities negli odierni programmi di valorizzazione. Il lavoro è articolato in cinque capitoli, i primi due intendono introdurre i temi generali e inquadrare i due contesti di studio: nel primo capitolo si intendono individuare le motivazioni alla base delle trasformazioni museali attuali; nel secondo capitolo invece si effettua una panoramica sull’impiego delle ICT nei progetti di restauro e valorizzazione degli edifici storici ad uso museale con riferimento ai contesti di studio. Il capitolo terzo è dedicato al caso studio olandese, la Pinacoteca Reale Mauritshuis, che ha costituito una sorta di “mirror case”, avendo individuato sia nella gestione degli interventi di restauro, che nella messa a punto di strategie di valorizzazione e comunicazione del museo, un buon livello di organicità ed efficacia. Una sorta di “buona pratica” da esaminare per cogliere possibili strategie da riutilizzare nel caso dimostratore. Il quarto capitolo costituisce il cuore della ricerca, il caso studio italiano, che fungerà anche da caso dimostratore, Il Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli. Le ragioni che hanno spinto ad individuare tale caso sono molteplici: esso rappresenta un edificio fortemente rappresentativo per la storia e l’identità della città e costituisce al tempo stesso, un istituto museale di rilevanza mondiale. L’articolata storia costruttiva, comprese le radicali trasformazioni per accogliere la funzione museale e l’estensione e la complessità degli allestimenti rappresentano delle specificità del museo che possono essere valorizzate grazie alle nuove tecnologie. Il quinto capitolo è completamente dedicato al progetto dell’applicazione digitale per dispositivi mobili, sperimentata per il Museo di Capodimonte, che assume anche la valenza di caso dimostratore: lo strumento digitale è ideato per fornire dei nuovi percorsi di conoscenza all’interno del museo, che hanno come protagonista l’architettura, le vicende costruttive della Reggia-Museo. Il presente lavoro di ricerca ha inteso prima di tutto riportare all’interno del dibattito disciplinare il tema del progetto del museo come trasformazione/conservazione della preesistenza, individuando possibili punti di tangenza tra museografia e restauro architettonico. In termini di risultati ed obiettivi raggiunti la ricerca ha prodotto significativi avanzamenti nella conoscenza delle vicende costruttive del Museo di Capodimonte, attraverso l’analisi di una documentazione in gran parte inedita, e ne ha proposto una modalità di disseminazione nuova. Parte fondamentale della dissertazione è rappresentata dalla sperimentazione di modalità di fruizione che si potrebbero definire “doppiamente innovative”, che sono tali non solo perché fanno ricorso a strumenti nuovi del mondo delle DH, ma soprattutto perché si propongo di includere temi «nuovi» all’interno dei percorsi museali quali la storia e le vicende costruttive dell’edificio-museo. Non si tratta quindi di un lavoro monografico, ma di una sperimentazione di interdisciplinarità, che a partire da una ricerca calata nella disciplina del restauro, che guarda quindi all’edificio, alla sua storia costruttiva, alla conservazione dei valori e dell’autenticità materica, elabora nuovi strumenti di valorizzazione affinché tali dati possano essere trasmessi al pubblico. Il presente lavoro apre a scenari di studio futuri che potrebbero indagare ulteriormente il legame tra restauro e museografia ed approfondire la figura di Ezio Bruno De Felice con uno studio organico e sistematico della sua opera: negli interventi sulla preesistenza per l’inserimento di nuove funzioni museali De Felice si muove sul margine tra le due discipline, che egli percepiva come profondamente interconnesse, nel tentativo di ricongiungerne i criteri d’intervento ed gli esiti progettuali. Per quanto riguarda la parte applicativa del lavoro, un possibile scenario futuro potrebbe concretizzarsi nell’effettiva realizzazione dell’applicazione, estendendo il lavoro compiuto per la tesi a settori più ampi del Museo, includendo nei percorsi di valorizzazione porzioni sempre più ampie dell’edificio.

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