Toscano, Lorenzo (1992) Atlante della terra sigillata a Pompei: forme, funzioni, circolazione, produzioni locali, regionali ed importazioni. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Atlante della terra sigillata a Pompei: forme, funzioni, circolazione, produzioni locali, regionali ed importazioni
Autori:
Autore
Email
Toscano, Lorenzo
l.tosc92@gmail.com
Data: 23 Luglio 1992
Numero di pagine: 765
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Studi Umanististici
Dottorato: Archeologia e culture del mediterraneo antico. Ricerca storica, conservazione, fruizione del patrimonio
Ciclo di dottorato: 35
Coordinatore del Corso di dottorato:
nome
email
Rescigno, Carlo
[non definito]
Tutor:
nome
email
Rescigno, Carlo
[non definito]
Capaldi, Carmela
[non definito]
Data: 23 Luglio 1992
Numero di pagine: 765
Parole chiave: Archeologia, Pompei, Campania, Ceramica, Roma
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche > L-ANT/07 - Archeologia classica
Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche > L-ANT/10 - Metodologie della ricerca archeologica
Depositato il: 16 Mar 2024 06:54
Ultima modifica: 10 Apr 2025 14:25
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/15237

Abstract

Nell’opinione comune la terra sigillata è considerata oggi una classe chiusa. Se dal punto di vista della tradizione degli studi occorre ammettere che, rispetto alle altre classi ceramiche di età romana, esiste una grande mole di ricerche sui vari temi che la riguardano, occorre anche sottolineare che proprio dalla lettura di questi studi emerge chiaramente che molte questioni sono ancora in sostanza irrisolte, completamente o in parte. Ciò risulta valido anche per il caso di Pompei, il quale, per sua natura, fornisce un gran numero di informazioni, grazie allo straordinario stato di conservazione che connota il sito. Il campione proveniente dalla città vesuviana, infatti, se preso in esame nella sua totalità, rende possibile l’indagine del fenomeno della diffusione della terra sigillata in un contesto chiuso e ne permette una visione d’insieme. L’analisi del materiale a vernice rossa proveniente da Pompei è stato strutturato seguendo tre distinte linee di ricerca, distinte da un punto di vista concettuale, ma che, in ogni caso, sono profondamente legate l’una all’altra. La prima di queste è certamente quella che concerne l’analisi delle produzioni attestate, la quale è avvenuta sia tramite metodi tradizionali, sia tramite l’ausilio di tecniche di laboratorio, la quale ha consentito di avanzare una serie di considerazione circa la circolazione e la commercializzazione di tali oggetti, specialmente mettendo in relazione il sito pompeiano con i grandi porti di Napoli e Pozzuoli, i quali, sicuramente, erano la principale fonte di approvvigionamento per la città vesuviana. Un’altra linea di ricerca che è stata seguita è quella che, invece, prevede la ricostituzione dei contesti di provenienza dei singoli oggetti rinvenuti, al fine di individuare interessanti associazioni sia tra i reperti in sigillata, sia tra questi e quelli realizzati in altro materiale. Questo lavoro ha permesso l’ipotetica ricostituzione di un buon numero di set da tavola, che, in base all’evidenza registrata, appaiono essere composti da reperti fabbricati in numerose classi differenti, le quali svolgevano funzioni differenti, all’interno dei quali la sigillata sembra avere una funzione maggiormente orientata verso il consumo dei cibi, il servizio delle portate e il contenimento di salse e condimenti. Un’ulteriore corrente d’indagine che è stata seguita riguarda temi decisamente di carattere più generale, che, in determinati casi, travalica il caso pompeiano. Si tratta, infatti, di un tentativo di ideare una nuova impalcatura tipologica per l’approccio scientifico a questa classe ceramica, la quale, per la prima volta, non risulta relativa ad un’unica produzione, bensì cerca di comprendere tutti i manufatti in sigillata, a prescindere dal loro luogo di origine. Questo approccio, oltre a fornire uno strumento unico di facile consultabilità, ha permesso anche l’osservazione dei legami esistenti tra le varie produzioni e, tra le altre cose, mette in evidenza i processi imitativi, che anche a lunga distanza, intercorrevano tra le singole officine da Oriente ad Occidente.

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