Callegari, Giovanna (2008) DECOSTRUZIONI E RICOSTRUZIONI POSTCOLONIALI IMPARARE A IMMAGINARE (L’) ALTRO. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: DECOSTRUZIONI E RICOSTRUZIONI POSTCOLONIALI IMPARARE A IMMAGINARE (L’) ALTRO
Autori:
AutoreEmail
Callegari, Giovannagiovanna.callegari@unina.it
Data: 1 Dicembre 2008
Numero di pagine: 174
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Scienze relazionali "Gustavo Iacono"
Dottorato: Studi di genere
Ciclo di dottorato: 21
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Nunziante Cesaro, Adeleadenunzi@unina.it
Tutor:
nomeemail
Marino, Simonettasimarino@unina.it
Data: 1 Dicembre 2008
Numero di pagine: 174
Parole chiave: Post-coloniale, immaginazione, genere
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-FIL/03 - Filosofia morale
Depositato il: 18 Nov 2009 09:42
Ultima modifica: 02 Dic 2014 11:26
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/3459
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/3459

Abstract

I CAPITOLO DECOSTRUZIONI E IMMAGINAZIONI. GAYATRI C. SPIVAK: S-FIGURARE, EDUCARE, AMARE Dalla lettura della Spivak emerge la potenzialità decostruttiva dell´immaginazione, che nell´ambito della critica postcoloniale opera sulla rappresentazione dell´Altro in modo da far emergere le discontinuità presenti tra il piano epistemologico, politico ed etico. La Spivak si concentra sull´analisi dei testi della tradizione occidentale e su quelli prodotti dal sapere postcoloniale individuando i modi in cui, attraverso la produzione dei discorsi e l´utilizzo del linguaggio, si strutturano i rapporti di potere tra culture dominanti e subalterne, focalizzando la sua attenzione sulle differenze di genere, razza ed etnia. Nella prima parte abbiamo considerato il modo in cui la Spivak utilizza il metodo decostruttivo derridariano per far emergere fratture e complicità esistenti tra coppie di concetti fondamentali nella strutturazione e teorizzazione delle rappresentazioni. Da qui emerge la possibilità di utilizzare l´immaginazione come strumento di scompigliamento del discorso. Nella seconda parte abbiamo individuato alcune fonti teoriche della formulazione discorsiva della Spivak relativamente al tema dell´immaginazione, che ci hanno permesso di definire i caratteri che la Spivak considera essenziali nell´ immaginazione come modalità di rapporto all´Alterità: la possibilità di trasporre il discorso sull´immaginazione dal piano della teoria estetica a quello della teoria politica; l´incidenza che essa ha nell´alterazione permanente dell´identità dell`individuo che si rapporta ai testi e, tramite essi, all´Altro; la possibilità di esercitare l´immaginazione nel campo della letteratura, sia attraverso l´operazione di lettura che di traduzione, in modo tale da rendere l´individuo aperto al rapporto con l´Altro. Da qui emerge il movimento dell´immaginazione che relaziona l´interiorità dell´individuo con la comunità politica ed apre la strada a quella che la Spivak definisce nei termini di una politica dell´immaginazione. Nella terza parte abbiamo delineato i caratteri della politica dell´immaginazione, che si attiva nel campo pubblico delle relazioni tra individui nell´attuale presente globale. S-figurare, Educare, Amare sono le pratiche che concorrono ad un uno dell´immaginazione, che si relazioni al campo politico interrompendo la presupposta continuità tra conoscenza ed eticità e preparando la strada all´emergere dell´etico nel politico. Nell´ultima parte, infine, abbiamo considerato alcune figure dell´Alterità presenti nei testi della Spivak in cui è possibile vedere l´immaginazione all´opera. II CAPITOLO RICOSTRUZIONI E IMMAGINAZIONI. ASSIA DJEBAR: RICERCARE, CREARE, TRASMETTERE Nell´opera della Djebar ritroviamo la potenzialità ricostruttiva dell´immaginazione, che, nel tentativo di recuperare la voce delle donne algerine all´indomani della guerra di liberazione, e quella della Djebar stessa, si relaziona con la memoria ed istaura molteplici relazioni con l´Alterità. Rispetto al I Capitolo, ci confrontiamo qui con l´opera dell´artista, lavorando sui testi e le rappresentazioni visive da lei prodotte e con le sue modalità di utilizzo della lingua. Nella prima parte consideriamo le strategie di recupero della memoria per la ricostruzione di una genealogia al femminile nell´ambito del discorso postcoloniale e le difficoltà che tale operazione incontra a causa di quella che la Djebar chiama “interruzione della memoria” causata dall´occupazione coloniale, che con le sue modalità di dominio è intervenuta non solo sui sistemi simbolici di rappresentazione del popolo dominato, ma anche sulla conformazione strutturale dei luoghi materiali di relazione. Da qui emerge l´impossibilità di operare generalizzazioni sia relativamente alle modalità in cui si sono espressi i domini dei paesi occidentali su quelli colonizzati, sia nell´ambito in cui esso ha inciso sulle diverse componenti sociali e di genere di una stessa popolazione. Emerge inoltre la potenzialità dell´immaginazione come strategia di ricostruzione singolare della memoria. Nella seconda parte mettiamo in evidenza il modo in cui la Djebar utilizza l´immaginazione in relazione alla sua storia personale e a quella delle donne algerine considerando i modi del suo utilizzo nei diversi aspetti della sua produzione artistica: nella produzione letteraria e poetica come facoltà agente sul piano della lingua; nella produzione filmica in relazione alla problematica dello sguardo; in relazione al teatro relativamente al linguaggio del corpo. Da qui emerge quello che definiamo plurilinguismo dell´immaginazione, che di fronte alla ricerca di sé e dell´Altro è in grado di elaborare strategie di espressione diverse. Nella terza parte definiamo i caratteri che, anche nella Djebar, rendono possibile parlare di una politica dell´immaginazione. La sua opera si pone come politica per volontà della stessa artista, che lavora da sempre sul duplice piano della narrazione letteraria e storica e sulla ricerca di nuovi linguaggi.. Ricostruire, creare e trasmettere sono i termini che abbiamo individuato come indicativi della sua politica dell´immaginazione. Da qui emerge l´uso politico dell´immaginazione come possibilità di recupero della propria storia, di espressione di sé e di trasmissione all´Altro. Nell´ultima parte, infine abbiamo considerato, come nel caso della Spivak, alcune figure dell´Alterità che emergono dall´opera della Djebar in cui vedere all´opera il lavoro dell´immaginazione. III CAPITOLO L´IMMAGINE COME ARCHIVIO ECHO-GRAFICO In questo capitolo proponiamo l´idea di un modo di intendere la rappresentazione come archivio echo-grafico, cioè come luogo in cui il rapporto con l´Altro/a si possa cogliere attivando risorse diverse da quelle meramente conoscitive. L´immaginazione lavora qui come capacità di ascolto di ciò che compare come scrittura. Attraverso il confronto delle posizioni della Spivak e della Djebar emerse nei capitoli precedenti e considerando i concetti di archivio derridariano e foucaultiano, proponiamo l´idea della rappresentazione come camera di echi che si struttura attraverso il linguaggio utilizzato e rispetto a cui l´immaginazione può operare decostruzioni o ricostruzioni nello spazio della rappresentazione. APPENDICE Il nostro lavoro considera l´immaginazione in relazione al tema della rappresentazione e dell´Alterità nell´ambito specifico della critica postcoloniale. Quest´ultima, tuttavia si pone come posizione teorica critica rispetto ai testi della tradizione occidentale e neo-coloniale, di cui mette in discussione le modalità rappresentative e gli intenti di dominio e di costruzione del soggetto di sapere. Abbiamo quindi voluto considerare le posizioni per noi più significative rispetto alla relazione tra conoscenza, eticità, politica ed immaginazione nell´ambito della filosofia occidentale a partire da Kant, nella cui opera critica emerge per la prima volta la potenzialità dell´immaginazione come facoltà conoscitiva insieme a intelletto e sensibilità. Kant è il filosofo con cui inoltre la Spivak si confronta più volte nei suoi testi anche rispetto al tema specifico dell´immaginazione ed evidentemente il titolo della sua opera principale Critica della ragione postcoloniale non può non richiamare alla memoria le tre Critiche kantiane. Dopo Kant abbiamo considerato l´operazione di trasposizione del suo discorso dal piano estetico a quello politico operato da Hannah Arendt e, a seguire, alcune posizioni espresse dai filosofi della postmodernità fino all´opera di decostruzione di Jacques Derrida. Consideriamo questa parte del nostro lavoro come una sorta di necessaria premessa da cui è possibile far emergere la portata innovativa del discorso postcoloniale sul tema dell´immaginazione.

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