Pisano, Carmine (2011) Antropologia della regalità nella Grecia antica. Hermes, lo scettro, l'ariete. [Tesi di dottorato] (Inedito)

[img]
Anteprima
PDF
Pisano.pdf

Download (2MB) | Anteprima
[error in script] [error in script]
Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Antropologia della regalità nella Grecia antica. Hermes, lo scettro, l'ariete
Autori:
AutoreEmail
Pisano, Carminepisano.carmine@virgilio.it
Data: 26 Novembre 2011
Numero di pagine: 310
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Discipline storiche "E. Lepore"
Scuola di dottorato: Scienze storiche archeologiche e storico-artistiche
Dottorato: Storia
Ciclo di dottorato: 24
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Tortorelli, Marisamarisa.tortorelli2@unina.it
Tutor:
nomeemail
Tortorelli Ghidini, Marisamarisa.tortorelli2@unina.it
Data: 26 Novembre 2011
Numero di pagine: 310
Parole chiave: Regalità - Hermes - scettro
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-STO/06 - Storia delle religioni
Depositato il: 15 Dic 2011 13:03
Ultima modifica: 15 Lug 2015 01:00
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/8556

Abstract

Il presente contributo mira a delineare un’«antropologia della regalità nella Grecia antica» attraverso lo studio di un ampio e ben documentato filone della tradizione greca, in cui il dio Hermes appare come depositario dei simboli del potere e garante del diritto regale dei sovrani eolidi. Il primo capitolo, Hermes, lo scettro e la parola d’autorità, parte dall’analisi di un famoso passo iliadico in cui Omero descrive la successione dello scettro regale di Argo: fabbricato dal dio Efesto, lo scettro è donato da Zeus ad Hermes, da Hermes a Pelope, da Pelope ai figli Atreo e Tieste per poi giungere sino ad Agamennone. La definizione del ruolo svolto da Hermes nella vicenda di successione ha sollevato un ampio e complesso dibattito sin da epoca antica. Lo scolio L a Il. II, 104 considera Hermes il padre di Pelope e attribuisce al dio la funzione di ánax, facendone un anello della catena di successione. Recuperando la posizione dello scoliasta, la critica moderna ha costruito il mito storiografico di un Hermes “sovrano”, la cui funzione regale, esercitata nel contesto del pantheon miceneo, sarebbe stata usurpata da Zeus agli inizi dell’epoca arcaica. La vicenda successoria dello scettro di Argo sarebbe un “relitto” dell’antico ruolo ermaico e i sovrani eolidi cui il dio concede il potere rappresenterebbero il riflesso mitico di aristocrazie micenee che avrebbero riconosciuto in Hermes, e non in Zeus, l’ánax degli dèi. Alla ricostruzione dello stato degli studi sulla cosiddetta funzione “regale” di Hermes segue l’analisi dei passi omerici in cui il dio interviene nella sfera della basileía e del potere sovrano. La distinzione duméziliana tra campo e modo d’intervento del dio mostra come Hermes operi con i mezzi d’azione che gli sono propri, quelli dell’araldo, anche quando agisce nell’orbita della regalità. Sin dall’Iliade, Hermes è “pensato” come kêrux del re degli dèi e il suo legame con i basileîs risulta spiegabile alla luce di una precisa affinità di funzioni. Nel momento in cui emette thémistes in nome di Zeus, il basileús «portatore di scettro» partecipa del potere ermaico di realizzare, rhábdos in pugno, i themoí del re degli dèi. Tale potere mostra come l’autorità della parola regale si costruisca attraverso il modello linguistico della comunicazione araldica e della parola riarticolata. Il secondo capitolo, Hermes, l’ariete e la legittimità del potere, studia funzione e significato dell’ariete nella tradizione argiva e in quella argonautica. A fronte di un’ipotesi largamente accreditata, che spiega i legami dell’ariete con la regalità facendo appello alle immagini comuni a più culture del maschio riproduttore e della guida del gregge, la scelta dell’approccio «tautegorico» consente di dimostrare che nella tradizione argiva l’agnella aurea si configura come oggetto di riconoscimento dell’erede al trono, legittimato attraverso il modello genealogico della filiazione/elezione divina. Da Argo l’indagine si sposta ad Orcomeno, dove l’ariete d’oro è il téras attraverso cui Zeus rivela il móros di Frisso (quello del sacrificatore e non della vittima sacrificale) e poi a Iolco e nella lontana Colchide, dove il vello dell’ariete aureo immolato da Frisso costruisce la legittimità del potere regale attraverso il modello sacrificale dell’assegnazione delle parti. Che si tratti di donare lo scettro o l’ariete, Hermes agisce costantemente come araldo di Zeus. Nel terzo capitolo, Il dio che escogitò il parlare, lo studio delle divinità straniere tradotte con Hermes/Mercurio mira a ricostruire le “categorie” attraverso cui gli antichi “pensano” azioni e interventi ermaici. La prassi dell’interpretatio costringe gli autori antichi ad esplicitare le categorie in base a cui il dio straniero X è identificato con Hermes, portando in superficie l’énnoia perì theoû, «il modo di pensare il dio». L’esplicitazione dei significati nascosti, sottintesi in quanto sapere socialmente condiviso dall’uditorio, conferma che gli antichi “pensano” Hermes come il dio della parola riarticolata propria dell’araldo. La categoria di parola riarticolata (o parola “delegata”) spiega la funzione di Hermes nella trasmissione dello scettro argivo. La successione Zeus-Hermes-Pelope non è genealogica ma logica: se Hermes, l’araldo di Zeus, dona a Pelope lo scettro della regalità, è perché il re, parlando scettro in pugno in nome di Zeus, si trova nella posizione “ermaica” di araldo del sovrano olimpico, unica fonte legittima di timé.

Downloads

Downloads per month over past year

Actions (login required)

Modifica documento Modifica documento