Pelosi, Maria Letizia (2006) Filosofia e scrittura della vita: la biografia di Rahel Levin Varnhagen scritta da Hannah Arendt. [Tesi di dottorato] (Unpublished)
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Item Type: | Tesi di dottorato |
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Resource language: | Italiano |
Title: | Filosofia e scrittura della vita: la biografia di Rahel Levin Varnhagen scritta da Hannah Arendt |
Creators: | Creators Email Pelosi, Maria Letizia UNSPECIFIED |
Date: | 2006 |
Date type: | Publication |
Number of Pages: | 109 |
Institution: | Università degli Studi di Napoli Federico II |
Department: | Scienze relazionali "Gustavo Iacono" |
Dottorato: | Studi di genere |
Ciclo di dottorato: | 18 |
Coordinatore del Corso di dottorato: | nome email Nunziante Cesaro, Adele UNSPECIFIED |
Tutor: | nome email Marino, Simonetta UNSPECIFIED |
Date: | 2006 |
Number of Pages: | 109 |
Keywords: | Filosofia, Biografia, Sentimenti |
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: | Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-FIL/03 - Filosofia morale Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-PSI/08 - Psicologia clinica |
Date Deposited: | 30 Jul 2008 |
Last Modified: | 30 Apr 2014 19:24 |
URI: | http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/916 |
DOI: | 10.6092/UNINA/FEDOA/916 |
Collection description
[ITALIANO] In questo lavoro, si è cercato di ripercorrere la trama interna della biografia di Rahel Varnhagen scritta da Hannah Arendt, a partire dal tema della scrittura della vita come luogo di costituzione della soggettività. A un primo livello di lettura, è stata ricostruita la vita concreta delle due donne attraverso il significato esistenziale e politico dell’appartenenza ebraica che, priva di connotazioni ideologiche, è stata il “dato di fatto” che ha investito il destino di Rahel Varnhagen, quello di Hannah Arendt e anche la composizione stessa del libro (interrotto nel 1933, poi ripreso nel 1938, poi interrotto nuovamente e infine pubblicato nel 1958, quando Arendt si era ormai rifugiata negli Stati Uniti). Si è quindi cercato di riprendere l’esperienza intellettuale di Arendt messa in gioco nella scrittura della biografia, ripresa che si è concentrata sul rapporto di prossimità o “amicizia” tra Hannah Arendt e Rahel Varnhagen, che - a sua volta - ha dato luogo a una descrizione “fenomenologica” dei sentimenti, lontana da una scrittura autoreferenziale e oggettivante e aperta invece a un’idea di narrazione in cui il soggetto non è mai solo con se stesso. Infine, si è inteso dare al libro una contestualizzazione teorico-critica, che tenesse conto delle tematiche maggiormente evidenti nei precedenti capitoli, in particolar modo l’importanza della biografia nella pratica di scrittura delle donne e il rapporto tra destino personale e storia collettiva che, quando rimane irrisolto, come nel caso di Rahel Varnhagen, diventa un elemento di sofferenza esistenziale. Il fatto che Rahel Varnhagen abbia cercato disperatamente di liberarsi dalle sue origini ebraiche, non trova in Arendt una forma di condanna, ma anzi si risolve in un tentativo di riscatto di un destino incompiuto. Con il gesto di riscrittura della sua vita, Hannah Arendt restituisce a Rahel Varnhagen il senso di un’esistenza altrimenti schiacciata dal peso di una storia ingiusta. / [ENGLISH] This work aimed at going through the internal plot of Rahel Varnhagen’s biography written by Hanna Arendt, starting from the subject of writing about life as the place where subjectivity is built. The first level of reading reconstructs the actual lives of the two women through the existential and political meaning of belonging to the Jewish ethnic group, which, devoid of any ideological connotation, was the “fact” which shaped the destinies of Rahel Varnhagen, Hannah Arendt and also the book’s writing itself (stopped in 1933, resumed in 1938, stopped again and eventually published in 1958, when Arendt had taken refuge in the USA). Subsequently, the intellectual experience of Arendt while writing the biography was dealt with, focussing on the closeness or “friendship” between Hannah Arendt and Rahel Varnhagen, which, in turn, led to a “phenomenological” description of feelings, far from a self-referential objectifying writing but instead open to a narration where the subject is never by him/herself. Finally, the idea was to put the book into a theoretical critical context, which would take into account the most apparent themes of the previous chapters, particularly the importance of biography in women’s writing and the relationship between personal destiny and collective history. This relationship, when left unsolved, as in the case of Rahel Varnhagen, leads to existential anguish. The fact that Rahel Varnhagen had desperately tried to free herself from her Jewish origin does not bring Arendt to condemn her, instead it becomes an attempt to redeem an unfinished destiny. By rewriting her life, Hannah Arendt gives Rahel Varnhagen back the sense of an existence otherwise weighed down by an unjust story.
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