Galasso, Roberto (2013) Pattuizioni in vista dell'inadempimento: clausola penale e reductio giudiziale. [Tesi di dottorato]

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Pattuizioni in vista dell'inadempimento.pdf

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Pattuizioni in vista dell'inadempimento: clausola penale e reductio giudiziale
Autori:
AutoreEmail
Galasso, Robertoroberto.galasso2@unina.it
Data: 2 Aprile 2013
Numero di pagine: 174
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Diritto comune patrimoniale
Scuola di dottorato: Scienze giuridico-economiche
Dottorato: Diritto comune patrimoniale
Ciclo di dottorato: 25
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Quadri, Enricoenricoquadri@libero.it
Tutor:
nomeemail
Quadri, Enricoenricoquadri@libero.it
Data: 2 Aprile 2013
Numero di pagine: 174
Parole chiave: Inadempimento; Clausola penale; Caparra confirmatoria ; Transazione; asimmetrie soggettive; reductio ad equitatem; penale testamentaria; legato poene nomine;
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 12 - Scienze giuridiche > IUS/01 - Diritto privato
Depositato il: 09 Apr 2013 08:11
Ultima modifica: 03 Mag 2016 01:00
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9414

Abstract

Lo studio si propone di ripercorrere lo scenario normativo e giurisprudenziale entro il quale si è svolta l’avanzata dell’intervento del giudice nello spatium dell’autonomia privata, esaminando in particolare, il fondamento dell’intervento equitativo nei patti in vista dell'inadempimento, specie con riferimento alla riducibilità della penale eccessiva e soffermandosi, peraltro, sui nuovi criteri di intervento nell’ambito consumeristico. La ricerca prende le mosse da una premessa fondamentale (che si tenta di avvalorare attraverso un'indagine storica, giurisprudenziale e dottrinale): la libertà di autodeterminazione, anche nella sfera contrattuale, resta un principio irrinunciabile nel nostro ordinamento (soprattutto alla luce del carattere personalistico della Costituzione), onde quando si ammetta l’intervento del giudice nel regolamento privato, occorre pur sempre, con prudenza, stabilirne i limiti, evitando applicazioni generalizzate della sua ingerenza. In questo senso, il lavoro è finalizzato a ricostruire, in primo luogo, la funzione effettiva della clausola penale, ritenendosi che soltanto partendo da una simile impostazione sia possibile tracciare limiti sicuri all’intervento giudiziale. Lo studio è così orientato a ricostruire la peculiare natura della clausola penale nei termini di una pattuizione con efficacia conformativo - distorsiva degli effetti normali dell’accordo e dell’inadempimento. In funzione, peraltro, della determinazione dell’equilibrio contrattuale e, quindi, stipulata "contestualmente" al contratto principale. In questo senso, risulta evidente come la natura “preventiva” del patto si presti a generare uno squilibrio dipendente dall’asimmetria soggettiva fra creditore e debitore. Chi si obbliga alla prestazione penale, ha bisogno di quella principale e, pertanto, potrebbe accettare condizioni sanzionatorie inique per il caso del suo inadempimento. In questi termini la reductio sembra istituzionalmente posta a tutela delle parte debole nella fase della stipulazione. In una simile prospettiva, pertanto, il potere riduttivo del giudice (che, in linea di massima, dovrebbe costituire ipotesi eccezionale, alla luce del principio di autodeterminazione) non dovrebbe sussistere per quegli schemi negoziali estranei al contatto fra sanzionante e sanzionato e, quindi, aldilà di una logica di asimmetria soggettiva. L'analisi è diretta, quindi, alle disposizioni testamentarie a titolo di pena che, pur potendo perseguire lo scopo sanzionatorio, dovrebbero sottrarsi al giudizio di riduzione, stante l’unilateralità del testamento.

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