Marchese, Monica (2014) Architettura del periodo modernista nell'area trapanese, variabili di uno "stile nuovo" in un territorio di frontiera. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Architettura del periodo modernista nell'area trapanese, variabili di uno "stile nuovo" in un territorio di frontiera
Autori:
AutoreEmail
Marchese, Monicamonicam1983@libero.it
Data: 25 Marzo 2014
Numero di pagine: 396
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Architettura
Scuola di dottorato: Architettura
Dottorato: Storia e conservazione dei beni architettonici e del paesaggio
Ciclo di dottorato: 25
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Di Mauro, Leonardoleonardo.dimauro@unina.it
Tutor:
nomeemail
Di Mauro, Leonardo[non definito]
Giuffrè, Maria (Co-Tutor)[non definito]
Sessa, Ettore (Co-Tutor)[non definito]
Data: 25 Marzo 2014
Numero di pagine: 396
Parole chiave: modernismo; Trapani; liberty
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/18 - Storia dell'architettura
Depositato il: 11 Apr 2014 07:08
Ultima modifica: 28 Gen 2015 09:52
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9673

Abstract

La tesi è rivolta allo studio della vicenda modernista all’interno della provincia di Trapani; l’obiettivo è stato in particolare quello di affrontare il tema secondo una nuova angolazione, che prendesse in considerazione anche le manifestazioni minori e portasse a comprendere il grado di permeabilità delle architetture al nuovo linguaggio, e contemporaneamente porre attenzione alle fabbriche che riescono ad esprimere effettivamente una intenzione pienamente modernista. Dopo aver indicato i limiti cronologici entro cui si muove la ricerca, un ampio capitolo è dedicato alla conoscenza storica dei maggiori centri cittadini individuati all’interno della provincia (Trapani, Erice, Marsala, Favignana, Mazara del Vallo, Alcamo, Castellammare del Golfo, Castelvetrano), in maniera tale da fornire un esaustivo quadro storico-culturale e comprendere così le premesse del fenomeno modernista, il suo pieno sviluppo e infine gli echi. Fondamentale appare anche l’individuazione dei maggiori processi economici che caratterizzano l’area, sostanzialmente interessata da un buon livello di progresso specie in relazione alla città capoluogo e a Marsala. Lo studio è poi proseguito con l’analisi della permeabilità degli stilemi modernisti all’interno delle singole realtà cittadine, evidenziandone ampiezza e qualità della diffusione, senza per questo limitarsi ad una acritica “lista” di architetture. La ricerca affronta poi il tema dei protagonisti dell’esperienza modernista trapanese, individuati secondo una suddivisione che tiene conto della loro formazione e origine. Lo stesso Ernesto Basile, indiscusso interprete del modernismo anche a livello nazionale, viene introdotto nello studio limitatamente alle opere che progetta all’interno della provincia, come accade anche per Filippo La Porta, Ernesto Armò, Nicola Adragna Vairo, mentre tra gli allievi diretti di Basile non si è omesso di trattare l’operato del maggior esponente modernista trapanese, l’ingegnere Francesco La Grassa. I diversi esiti delle ricerche archivistiche hanno permesso di tracciare dei profili dei professionisti diversi per ricchezza ed approfondimento: alcuni degli apporti maggiormente originali dello studio sono quelli relativi all’ingegnere Giuseppe Manzo, per cui una ricerca archivistica ha consentito la ricostruzione parziale della carriera all’interno dell’amministrazione tecnica comunale di Trapani, e quelli inerenti l’ingegnere Nicolò Tripiciano, operante a Mazara del Vallo, condotti attraverso l’analisi della documentazione grafica conservata presso l’archivio comunale della città; infine lo studio ha affrontato il tema del ruolo dei trapanesi Giuseppe Abita e Carmelo Canino nella vicenda architettonica di Tunisi dell’inizio del XX secolo, città fortemente legata a Trapani soprattutto attraverso il fenomeno migratorio di fine Ottocento. Si è considerato anche il ruolo partecipe delle maestranze impegnate, con particolare riferimento alla famiglia dei Ferrante per il capoluogo trapanese, e della committenza promotrice, con un approfondimento sulle famiglie Florio e D’Alì e sul deputato trapanese Nunzio Nasi; infine lo studio è giunto a un confronto tra la realtà trapanese, analizzata ora in senso globale e non più per singole realtà, e quelle delle altre città siciliane e di quella palermitana, quest’ultima fulcro dell’esperienza modernista siciliana. Nel contesto di una analisi ampliata all’ambito provinciale, in uno sforzo che è stato prima analitico per la conoscenza delle singole realtà e poi sintetico per dedurne delle osservazioni generali, lo studio giunge a considerare sostanzialmente il modernismo trapanese come un polo periferico di Palermo, la cui influenza giunge attraverso i diversi canali di diffusione.Lo studio definisce infatti un rapporto tra fulcro modernista palermitano ed esperienza trapanese che è sostanzialmente di derivazione, non riuscendo l’esperienza del capoluogo a perdere un certo provincialismo che la contraddistingue; mentre le altre realtà minori della provincia vivono ad un livello qualitativamente ma anche quantitativamente inferiore la stagione modernista, spesso come soluzione decorativa epidermica, il liberty del capoluogo trapanese è anche in grado di esprimere delle discrete originalità (piuttosto tarde, nel pieno degli anni venti ormai), esplicate nell’orientalismo e nell’aspirazione alla mediterraneità che sono evidenti nel palazzo delle Poste e nella casina delle Palme di La Grassa.

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