Napolano, Marco (2015) Gli effetti del fallimento sui contratti derivati. [Tesi di dottorato]

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GLI EFFETTI DEL FALLIMENTO SUI CONTRATTI DERIVATI.pdf

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Gli effetti del fallimento sui contratti derivati
Autori:
AutoreEmail
Napolano, Marcomarco.napolano@libero.it
Data: 31 Marzo 2015
Numero di pagine: 164
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Giurisprudenza
Scuola di dottorato: Scienze giuridico-economiche
Dottorato: Diritto dell'economia
Ciclo di dottorato: 27
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Blandini, Antonioantonio.blandini@unina.it
Tutor:
nomeemail
Martorano, Francesco Saverio[non definito]
Data: 31 Marzo 2015
Numero di pagine: 164
Parole chiave: contratti derivati; fallimento
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 12 - Scienze giuridiche > IUS/04 - Diritto commerciale
Depositato il: 09 Apr 2015 09:23
Ultima modifica: 08 Giu 2018 01:00
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/10074
DOI: 10.6093/UNINA/FEDOA/10074

Abstract

Il lavoro si pone l'obiettivo di analizzare, con completezza ed approfondimento scientifico, i rapporti tra "il fallimento e gli strumenti finanziari derivati". Allo scopo di offrire una disamina completa delle tematiche in oggetto, la ricerca è affrontata partendo dall'analisi delle questioni più complesse che antecedentemente alla riforma della legge fallimentare hanno interessato la disciplina generale relativa ai contratti pendenti. In particolare, nel primo capitolo, si svolge un'approfondita attività di ricerca, finalizzata all'analisi delle più rilevanti problematiche che hanno portato all'attuale formulazione dell'art. 72 l. fall., soffermandosi in particolar modo sulle diverse opinioni dottrinali e giurisprudenziali che, dal codice del 1865 alla riforma operata dal d. lgs. 9 gennaio 2006, n. 5, hanno contribuito all'affermarsi della "sospensione automatica", quale regola generale per l'ipotesi in cui al momento della dichiarazione di fallimento un contratto bilaterale debba ancora essere eseguito, in tutto o in parte, da entrambi i contraenti. Il secondo capitolo tratta dell'individuazione del novero dei contratti ricompresi nella locuzione «contratti di borsa a termine» non identificato da alcuna norma, dando conto, con compiutezza e precisione, della tradizione letteraria e dei più recenti interventi giurisprudenziali circa l'applicabilità della norma a contratti, pur qualificabili come «di borsa a termine», in ragione della loro natura, ma conclusi al di fuori della borsa. Chiariti rispettivamente l'ambito di operatività della regola generale di cui all'art. 72 l. fall. e quello dell'eccezione costituita dallo scioglimento automatico di cui all'art 76 l. fall., e individuata la ratio alla base di tale ultima norma nella diversa scelta di politica legislativa di sottrarre la procedura concorsuale all'alea propria dei contratti di borsa a termine, nel terzo capitolo, si passa ad analizzare la categoria degli strumenti finanziari derivati, e le difficoltà riconnesse alla mancanza di una nozione generale di strumento derivato nella legislazione corrente, nonostante l'ampia e per certi versi inarrestabile diffusione degli stessi a partire dagli anni '90 del secolo scorso. L'indagine, poi, si sofferma sulla natura giuridica e sulle diverse tipologie di strumenti finanziari derivati elaborate dalla prassi dei mercati finanziari, appuntando l'attenzione sul dato normativo e sulla copiosa letteratura in argomento. In particolare ci si sofferma sulla tesi, criticata, che intende ricondurre la causa del contratto derivato ad una operazione simile a quella di gioco o di pura scommessa, sottolineando che il fenomeno in esame sembra ruotare intorno al concetto di mercato e di produttività, il quale si pone di per sé in antitesi rispetto ai principi ludici su cui si basa il concetto di gioco e scommessa. Nel quarto ed ultimo capitolo, infine, si analizza la scarna disciplina che il nostro ordinamento giuridico riserva agli effetti del fallimento sui contratti derivati, sottolineandosi in particolare come non sia la legge fallimentare ad occuparsi direttamente di tale fattispecie ma piuttosto l'art. 203 t.u.f. L'indagine continua e si conclude esaminando, in particolare, le clausole di close-out netting, elaborate dalla prassi dei mercati finanziari e contenute nei Master Agreements, soffermandosi sul rapporto con l'art. 56, l. fall. e chiedendosi in particolare se anche il close-out netting operato per inadempimenti o manifestazioni di insolvenza che si siano verificati nel periodo sospetto, o per la stessa dichiarazione di fallimento, dovrebbe confrontarsi con la ratio del 2° comma dell'art. 56, l. fall. (riferita comunemente all'intento di evitare manovre in frode agli altri creditori) nonché con le disposizioni in tema di revocatoria ordinaria e fallimentare.

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