Gargiulo, Anna (2015) Corpi, cicatrici e genere: l'autolesionismo in adolescenza dal virtuale al reale. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Corpi, cicatrici e genere: l'autolesionismo in adolescenza dal virtuale al reale
Autori:
AutoreEmail
Gargiulo, Annaanna.gargiulo2@unina.it
Data: 30 Marzo 2015
Numero di pagine: 127
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Studi Umanistici
Scuola di dottorato: Scienze psicologiche e pedagogiche
Dottorato: Studi di genere
Ciclo di dottorato: 27
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Arcidiacono, Caterinacaterina.arcidiacono@unina.it
Tutor:
nomeemail
Margherita, Giorgia[non definito]
Data: 30 Marzo 2015
Numero di pagine: 127
Parole chiave: autolesionismo, genere, adolescenza, virtuale
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-PSI/07 - Psicologia dinamica
Depositato il: 08 Apr 2015 20:37
Ultima modifica: 14 Mag 2016 01:00
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/10315
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/10315

Abstract

L'autolesionismo moderato, inteso come lesione della propria superficie corporea (Favazza, 1996; tagliarsi, bruciarsi, graffiarsi), si diffonde in maniera sempre più allarmante tra i giovani, in particolare tra le ragazze, al punto che la letteratura ha iniziato ad indagare il fenomeno, spostandosi gradualmente dai contesti clinici a quelli più generali (Klonsky, 2011; Nock, 2010). Incisioni, tagli e bruciature comunicano la necessità di depositare sulla pelle emozioni indigerite, elementi grezzi non ancora alfabetizzati (Bion, 1962). I corpi femminili lesi esplodono nel web, frammentati e condivisi nei siti dedicati al tema, tra immagini di ferite e legami di sangue (Margherita e Gargiulo, 2014). Da un vertice psicoanalitico, sensibile alla prospettiva degli studi di genere, sono state esplorate le condotte autolesive in adolescenza, tanto nei contesti virtuali quanto in quelli reali, problematizzando sulla relazione che intercorre tra autolesionismo e genere femminile (Gargiulo e Margherita, 2014). A partire dalla distinzione tra condotte autolesive e condotte a rischio in adolescenza, sono state affrontate le questioni contemporanee connesse all'inquadramento diagnostico dell'autolesività non suicidaria (APA, 2014; Kapusta, 2012), per giungere a presentare l'organizzazione del fenomeno nei contesti virtuali (Whitlock et al., 2007). Al fine di interrogarsi sul ricorso ai comportamenti autolesionistici, sono stati attraversati gli assi delle pulsioni (Freud, 1905), del masochismo e dell'identità femminile (Nunziante Cesàro, 2014), prestando attenzione alle sfide specifiche che la tappa adolescenziale impone, prima fra tutte la costruzione dell'identità (Blos, 1979). A tal proposito si è riflettuto sulla relazione che intercorre tra autolesionismo e corpo, interrogando le questioni connesse all'immagine corporea (Orbach, 1996), alla pelle (Anzieu, 1985), al sangue come fluido di passaggio, ai significati che i tagli al limite (Green, 1992) evocano, nonché ai meccanismi difensivi dell'acting-out e della dissociazione. In particolare, lo studio quali-quantitativo ha indagato la rappresentazione del Sè, in particolare del Sè corporeo, la regolazione delle emozioni e le dinamiche relazionali in adolescenti con condotte di autolesionismo, esplorando i contesti virtuali e quelli reali. Dopo una fase di monitoraggio e analisi dei siti italiani Pro-Autolesionismo, realizzata attraverso il software statistico per l'analisi dei testi T-Lab (Lancia, 2004; 2008), il fenomeno è stato esplorato negli istituti scolastici del territorio napoletano, somministrando una batteria di test self-report, completata da una consegna narrativa, che indagava le aree dell'autolesionismo, del Sè corporeo, delle emozioni e delle connessioni tra autolesionismo, identità e relazioni. La ricerca ha permesso di realizzare uno screening del fenomeno in un campione non clinico di adolescenti, mostrando come sia largamente diffuso tra le giovani ragazze. Queste ultime hanno riportato punteggi più elevati nelle scale che misurano il disinvestimento corporeo e dis-regolazione emotiva. Tutti coloro che si sono dichiarati "autolesionisti" hanno riferito di incorrere in condotte autolesive per regolare le emozioni, nello specifico le ragazze hanno dichiarato di farlo anche per punire il Sé mentre i ragazzi per una ricerca di sensazioni intense. Analisi di regressione hanno messo in luce che la disregolazione emotiva e il disinvestimento del corpo possono predire significativamente il ricorso a condotte autolesive. Nell'autolesionismo si concretizza la scissione tra un corpo ideale e un corpo reale, reso oggetto esterno e danneggiato, mentre l'esperienza di profonda insoddisfazione per la propria immagine corporea continua ad appartenere al femminile, accanto all'impossibilità di accedere a pratiche di cura e protezione. L'identità femminile oscilla costantemente tra un Sè privato, depresso e arrabbiato, e un Sè pubblico o Sè maschera, connotato da tentativi di mistificazione della sofferenza. All'opposto si assiste ad un maschile autolesionista polarizzato difensivamente su un piano maniacale-narcisistico, fatto di sfide al limite e ricerca di sensazioni intense, in cui si negano gli aspetti più tristi e solitari del Sè. In ogni caso, essere un autolesionista può rappresentare una risposta patologica alla sfida identitaria: paradossalmente, si distrugge e si lacera il proprio corpo per costruire e de-limitare il Sè. Le relazioni sono intrise di ambivalenza, l'altro è invocato e temuto al tempo stesso, ricordando dinamiche di personalità borderline. Il virtuale, nelle infinite potenzialità di espansione dei confini corporei e di sviluppo di identità mascherate, rischia di contribuire ad alimentare tali scissioni, a disincarnare corpi e identità (Margherita, 2013). Tuttavia, si configura pur sempre come contesto che raccoglie una domanda di supporto psicologico, anche se non ancora ben articolata. Tra la garanzia dell'invisibilità e il desiderio di rendersi visibile, lo spazio digitale diviene area di transizioni possibili, accogliendo una cifra dell'autolesionismo come patologia del limite tra Sè e Altro, psiche e soma, pensiero e emozione, maschile e femminile, conscio e inconscio. Le resistenze al visibile possono essere interpretate come manifestazione di uno psichico che esiste, appiattito e celato dal piano concreto dell'agito. L'autolesionismo, come tutte le pratiche di modificazione corporea, assecondano difensivamente la scissione mente-corpo, precludendo la simbolizzazione del dolore psichico (Lemma, 2005).

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