Greco, Milena (2017) Donne straniere, salute e maternità fra reti, possibilità e barriere. Due casi studio a confronto nelle città di Napoli e Pisa. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Donne straniere, salute e maternità fra reti, possibilità e barriere. Due casi studio a confronto nelle città di Napoli e Pisa.
Autori:
AutoreEmail
Greco, Milenamilenagrc77@yahoo.it
Data: 10 Ottobre 2017
Numero di pagine: 781
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Scienze Sociali
Dottorato: Scienze sociali e statistiche
Ciclo di dottorato: 29
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Morlicchio, Enricaenrica.morlicchio@unina.it
Tutor:
nomeemail
Ranisio, Gianfranca[non definito]
de Filippo, Elena[non definito]
Giordano, Giuseppe[non definito]
Data: 10 Ottobre 2017
Numero di pagine: 781
Parole chiave: immigrazione femminile; salute; maternità; reti; politiche socio - sanitarie
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-DEA/01 - Discipline demoetnoantropologiche
Area 14 - Scienze politiche e sociali > SPS/07 - Sociologia generale
Depositato il: 16 Ott 2017 10:09
Ultima modifica: 14 Mar 2018 11:40
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/11906
DOI: 10.6093/UNINA/FEDOA/11906

Abstract

Questo lavoro di ricerca, a partire dal presupposto che la presenza straniera ha sempre più assunto i caratteri di un fenomeno strutturale ed è stata, fin dall’inizio, caratterizzata da una elevata componente femminile, si prefigge di analizzare come essa ponga importanti sfide a livello politico, sociale e culturale, fra le quali quelle inerenti la fruizione del diritto alla salute. L’indagine, in particolare, è stata condotta con l’obiettivo di verificare come le politiche sociali e sanitarie, assieme alle condizioni in cui versano le immigrate e alle reti in cui sono inserite, a livello locale e transnazionale, possano influire sulle loro possibilità di accedere ai servizi sanitari, sui percorsi di salute e sui vissuti inerenti la maternità ed il parto. Questi ultimi rappresentano, infatti, eventi cruciali nella costruzione dell’identità femminile fortemente connotati simbolicamente e da un punto di vista “sociale e culturale” (Jordan, 1978, 1984; Kitzinger, 1978; Sheper-Hughes, Lock, 1987; Duden 1994, 2006; Davi Floyd e Davis, 2010; Ranisio 1996, 2006, 2010, 2012; Giacalone 2013; Falteri 2013; Pizzini 1999). A partire, inoltre, dalla constatazione che vi sono in Italia molteplici disomogeneità e diseguaglianze fra i diversi contesti territoriali, legate a politiche, normative, prassi, (Geraci, Bonciani, 2011, Bigot, Russo, 2008), è stata focalizzata l’attenzione su due casi studio in territori regionali considerevolmente differenti per management e organizzazione dei servizi socio- sanitari, le città di Pisa e Napoli. In entrambi i contesti di indagine vi è, in ogni caso, una considerevole presenza di immigrate inserite, in prevalenza, in ambito domestico e nelle attività di assistenza e cura. Il quadro teorico della ricerca è rappresentato dagli studi di genere condotti in ambito migratorio (Morkvasik, 1984, 2003, Boyd, 1991; Carling, 2005; Andall J. 2000; Anderson B., 2000, Parrenas, 2001; Bimbi, 2003; Tognetti Bordogna, 2012, Macioti, 2007, Miranda, 2008, de Filippo 2009), da quelli di sociologia e antropologia delle migrazioni (fra cui Sayad, 2002, Massey e Jess 2001, Signorelli 2006, Ambrosini, 2011, de Filippo, 2009, Macioti, Pugliese 2010, Miranda, Signorelli, 2012) che hanno messo i rilevo il ruolo fondamentale delle reti (Tilly, 1990, Massey, 1988, Portes, 1995), anche in un’ottica di genere (Aderson, 2000, Parrenas, 2001, Decimo, 2005, Spanò, Zaccaria, 2003) o nella prospettiva del trans – nazionalismo (Glick Schiller, 1992; Portes, Guarnizo, Landolt, 1999, Ambrosini, 2008, Sassen, 1999 ), dalle indagini che hanno focalizzato l’attenzione sulle disuguaglianze di salute (Geraci, Boonciani, 2011, Tognetti Bordogna, 2012, Masullo, 2010, Bigot, Russo, 2008) e infine, da quelle realizzate nel filone dell’antropologia medica (Kleinmann A.1995, Good B. 1994, Farmer P., 2003 Fassin D. 200, Ranisio, 2014, Quaranta, 2006, Seppilli, 2014, Schirripa, 2015). La ricerca è stata condotta integrando un’analisi bibliografica, normativa e statistica (in riferimento ai dati inerenti la presenza straniera e l’ambito più propriamente sanitario), ad una indagine sul campo svolta con un approccio prevalentemente qualitativo. Quest’ultima è stata articolata in diverse fasi e ha previsto di perseguire i seguenti obiettivi: approfondire come nei due territori presi in considerazione, le reti di servizi e progettualità che coinvolgono la salute delle immigrate tentino di rispondere alle loro esigenze; realizzare un’analisi presso alcuni servizi ed in particolare, i consultori, a cui le donne straniere fanno riferimento, per la loro salute femminile, in misura maggiore rispetto alle italiane; soffermarsi sul punto di vista di medici, operatori sanitari ed infine su quello delle immigrate provenienti da filippine e ucraina, in relazione alle difficoltà ad accedere ai servizi o alle problematiche relazionali. La scelta di tali collettività si ricollega da un lato al fatto che la loro presenza è significativa e stabile in entrambi i territori di ricerca, dove sono per la maggior parte impegnate nei servizi alle persone, dall’altro al fatto che hanno background culturali di provenienza, differenti. Esse presentano inoltre, modelli migratori simili ed al contempo diversi fra loro. In riferimento ai percorsi di salute femminile e maternità delle immigrate filippine ed ucraine ci si è chiesti, dunque, quali siano le difficoltà che le donne incontrano per l’accesso e la fruizione dei servizi sanitari, a cosa si ricolleghino e se vi siano delle differenze in tale ambito nei due territori presi in considerazione. Nel corso della ricerca è stata, così, condotta un’attività di osservazione presso alcuni servizi consultoriali e di osservazione partecipante presso i contesti delle immigrate. Sono state svolte inoltre, interviste ad informatori privilegiati (referenti di servizi, di progetti e mediatrici interculturali), a medici, operatori sanitari e a quaranta immigrate ucraine e filippine (semi -strutturate in profondità), in entrambi i contesti di indagine. La tesi consiste in un testo organizzato in tre parti, alle quali si aggiungono la bibliografia, la sitografia e le appendici contenenti rispettivamente la documentazione statistica, gli strumenti di indagine e le interviste. Nella prima parte Migrazioni e salute sono stati affrontati i nodi teorici delle questioni inerenti la salute e la maternità, focalizzando l’attenzione sul progressivo affermarsi negli studi di una prospettiva di genere, che ha messo in luce il ruolo ed il protagonismo delle donne migranti a livello internazionale e in Italia. Ci si è soffermati, quindi, più nello specifico, sulle questioni inerenti la salute e la maternità e sugli aspetti politici e normativi rilevando come all’interno del sistema sanitario si producano disuguaglianze, nell’accesso ai servizi, che richiamano il concetto di “cittadinanza sanitaria”, elaborato nell’ambito dell’antropologia medica. Questo fa riferimento, per utilizzare un terminologia fuocoultiana, al bio-potere dello stato-nazione di riconoscere chi può usufruire dei diritti in ambito sanitario (Schirripa, 2014: 67). A tal fine aspetti da investigare diventano le modalità organizzative dei servizi rivolti alle utenze straniere, tra i quali i consultori familiari. La seconda parte della tesi, pertanto, focalizza l’attenzione sui due diversi territori, ponendo in evidenza le caratteristiche della presenza straniera femminile in Campania e in Toscana e, nello specifico, a Napoli e a Pisa, per poi soffermarsi sui modelli organizzativi sanitari presenti nei due contesti, ponendone in evidenza le differenze, facendo emergere il ruolo delle reti formali e informali ed i meccanismi di funzionamento. La terza parte del lavoro Accesso e fruibilità ai servizi sanitari delle immigrate. Percorsi di salute e maternità, si sofferma sulle dinamiche relazionali, che si attivano nella relazione tra medico/operatore sanitario e paziente-immigrata e sulle rappresentazioni che delle donne straniere e delle loro problematiche, hanno medici e operatori sanitari. In questo ambito è stato possibile riscontrare la considerevole rilevanza delle formazione e della mediazione inter-linguistica ed interculturale, evidenziando come tali dimensioni siano fra loro strettamente interconnesse. Sono state rilevate, al contempo, le numerose criticità che attengono a tali ambiti legate ai tagli al welfare, soprattutto nel contesto napoletano. Ci si è soffermati, poi, sul punto di vista, le storie le esperienze delle immigrate ucraine e filippine intervistate, in riferimento all’accesso ai servizi, ai vissuti inerenti la maternità ed il parto, ai percorsi di salute nei due contesti di indagine considerati, non per una prospettiva meramente comparativa, ma per porre in evidenza il ruolo delle reti sociali, le differenze, ma anche le specificità dei singoli progetti migratori. Tali reti si differenziano considerevolmente fra le due collettività prese in considerazione. Nel caso delle immigrate filippine infatti è stato possibile constatare la centralità svolta dai network comunitari. Sia le donne filippine che ucraine, inoltre, ricreano “spazi di cura transnazionali” facendo riferimento a risorse e reti che travalicano i confini nazionali, così come rilevato negli studi più recenti in questo ambito (Zanini, Raffaetà, Krause, Alex 2013; Krause 2008, Dyck 2006; Dyck, Dossa 2007; Collins 2008; Piperno, Tognetti Bordogna, 2016). Traiettorie e spazi di cura transnazionali si intrecciano in entrambe le collettività, a forme di pluralismo medico. Nel corso di questa ricerca sono emersi, così, alcuni nodi problematici che fanno riferimento a questioni inerenti la mancata o differenziata applicazione delle normative, l’organizzazione e le reti in cui sono inseriti i servizi sui territori, le dinamiche della relazione medico paziente e i tagli al welfare. Sono state messe in luce le differenze emerse nei contesti di indagine considerati in riferimento a tali ambiti, evidenziando il ruolo svolto dalle politiche sociali e territoriali e dai network in cui le immigrate sono inserite. E’ stato, poi, possibile constatare come le traiettorie di salute, di accesso e fruizione ai servizi sanitari sono intrinsecamente legate ai percorsi e ai progetti migratori delle donne immigrate, alle loro situazioni familiari, alle possibilità offerte dalle condizioni lavorative, alle volte segreganti, al ruolo svolto dalle reti locali o transnazionali, che possono favorire o meno la creazione di spazi, itinerari di salute che travalicano i confini, come pure al senso di appartenenza (Raffaetà, 2016) o alle concezioni di salute, malattia, maternità, che si ricollegano, invece, agli universi simbolici dei paesi di provenienza. E’ emerso, d’altro canto, come la gestione dei servizi sanitari, nei due territori considerati possa influire sulle possibilità di accesso e fruizione ad essi e sul ricorso da parte delle migranti a differenti network. La diversa organizzazione dei consultori e delle reti di servizi socio sanitari si traduce, infatti, in un ricorso più significativo ad essi da parte delle immigrate, nel contesto pisano. Permangono in ogni caso, problematiche anche in tale territorio, come si evince dalle interviste condotte. In conclusione da questa indagine si evince, la considerevole importanza svolta dagli aspetti politico sociali, da questioni inerenti l’organizzazione dei servizi sanitari, come delle dimensioni relazionali, nel favorire le possibilità di accedere ai servizi sanitari da parte delle donne straniere. Il percorso per il riconoscimento dei diritti sanciti dai principi normativi sembra, tuttavia, ancora incompiuto. In tale direzione un ruolo non secondario può essere svolto da politiche migratorie attente alla condizioni complessive delle donne straniere e da altre volte a facilitare, invece, l’integrazione e il confronto fra gli ambiti del sociale e del sanitario. Fondamentale può essere, inoltre, l’attenzione posta alle dinamiche organizzative dei servizi e a quelle relazionali, con la realizzazione di attività formative e informative, rivolte sia alle potenziali utenti che agli operatori, al fine di costruire contesti adeguati, affinché si affermino interventi “diffusi” che contribuiscano a smantellare gli stereotipi e a travalicare i culturalismi. Molto può dipendere, in ogni caso, da quella che può essere considerata una cultura di accoglienza, di apertura nei confronti della diversità, di cui le migranti sono portatrici e dalla volontà politica di salvaguardare il principio universalistico del sistema sanitario nazionale, messo a rischio dai tagli al welfare. Ecco come la presenza immigrata consente di riflettere anche sulle politiche dei contesti di accoglienza, in quanto i migranti si inseriscono in essi, come ha ribadito Sayad, rispecchiandone le problematiche e non creandole (Sayad, 2002).

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