Vassallo, Candida Maria (2017) Emergere dal disastro. Processo <-> Progetto post-emergenza per edifici pubblici in contesti con risorse limitate. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Emergere dal disastro. Processo <-> Progetto post-emergenza per edifici pubblici in contesti con risorse limitate
Autori:
AutoreEmail
Vassallo, Candida Mariacdd74@hotmail.com
Data: 10 Ottobre 2017
Numero di pagine: 181
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Architettura
Dottorato: Architettura
Ciclo di dottorato: 29
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Russo, Michelangelorussomic@unina.it
Tutor:
nomeemail
Miano, Pasquale[non definito]
Data: 10 Ottobre 2017
Numero di pagine: 181
Parole chiave: ricostruzione post-emergenza, developing countries, edifici pubblici, processo progettuale, criteri processuali, logica progettuale trasformativa, limitabilità, vulnerabilità, variabili progettuali: identità, necessità, normalità
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/14 - Composizione architettonica e urbana
Informazioni aggiuntive: tel. 3382942168 - 08119254429
Depositato il: 20 Ott 2017 16:21
Ultima modifica: 07 Mar 2018 12:38
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/11915

Abstract

La ricerca si interroga sul ruolo che l’architettura può assumere nella fase di ricostruzione post-emergenza in contesti con risorse limitate. Per la complessità e la vastità del campo di indagine, si pone l’attenzione sulle “potenzialità del progetto architettonico” degli edifici pubblici nell’ambito di una trasformazione che dalla post-emergenza, causata dal disastro, conduca all’emergenza definita, da Enzo Paci nel 1956, come “il rinnovamento, l’apertura al futuro e alle possibilità” (1) (2). Una “potenzialità” che deve essere ben indagata considerando il crescente aumento dei disastri naturali in contesti vulnerabili, il ruolo determinante degli edifici pubblici per le comunità dall’immediata emergenza fino alla completa ricostruzione della normalità, ed infine la forte spinta verso soluzioni preconfezionate, per mancanza di azioni progettuali specifiche, all’interno dei Reconstruction and Rehabilitation Post-Emergency Programs attuati attraverso l’International Cooperation and Development. Sulla base di queste motivazioni, la ricerca si pone l’obiettivo di definire uno strumento, teorico e pratico, attraverso il quale costruire soluzioni, appropriate al contesto, dentro l’architettura e dentro le logiche della composizione e del progetto architettonico della post-emergenza. Uno strumento utile per la comunicazione, la cooperazione, la collaborazione tra chi progetta e gli stakeholders coinvolti nei Post-Emergency Programs in cui il progetto è inserito. Uno strumento che, basandosi sull’inscindibile relazione processo <-> progetto e progetto <-> processo nella post-emergenza, si interroga sul “come” impostare un processo (dal latino processus-us, = avanzamento, progresso) affinché il progetto architettonico di questi edifici, in questa fase, in questi contesti, possa realmente integrarsi, adattarsi, modificarsi e, soprattutto, trasformarsi con la comunità, con il villaggio, con il territorio. Ed al contempo, sul “come” definire un progetto (dal latino pro avanti jacere gettare = ciò che viene gettato davanti) che, riducendo i tempi ed utilizzando le limitate risorse locali, possa proiettarsi in avanti, consentire una continuità ed un avanzamento all’interno di un processo trasformativo sociale che, violentemente accelerato dal disastro, risponda alle esigenze future della comunità. Ma, si può individuare uno stesso processo applicabile in ogni contesto, che sia in grado di garantire un progetto rapido, duraturo ed appropriatamente integrato nella comunità, nel villaggio, nel territorio?” Può lo stesso processo “tener conto delle diverse abitudini, dei costumi dei popoli ?” (3) Seppur con specificità differenti, tutti i contesti dei developing countries presentano comuni denominatori dettati dalla forte limitabilità delle risorse locali che ne determina l’alta vulnerabilità a rischi naturali ed antropici. Pertanto, la progettazione post-emergenza di edifici pubblici potrebbe essere sviluppata attraverso un processo, inteso come uno strumento aperto e flessibile che, pur seguendo gli stessi criteri processuali (teorici e pratici) sia in grado di adattare la propria logica progettuale nelle specifiche identità (da ri-comporre), sulle specifiche necessità (da interpretare) e per le specifiche normalità da ricostruire. La ricerca si struttura in tre parti strettamente interconnesse. Nella prima parte, si è approfondita la relazione tra processo (inteso come mezzo) e progetto (come fine) scomponendo la terminologia “processo progettuale” per intraprendere due percorsi paralleli che, dalla ricostruzione post-bellica ad oggi, mostrano gli approcci (processuali e progettuali) in risposta alle mutate esigenze dell’abitare collettivo. Al fine di individuare i principi, i fattori comuni, le questioni più attinenti al tema, in entrambi i percorsi sono stati integrate e correlate sia le ricerche teoriche/applicative, svolte nelle università europee ed internazionali, che la lettura di architetture significative. In particolare, il percorso dedicato al “processo per il progetto post-emergenza” parte dall’impostazione razionalista fino a giungere a formulazioni che propongono un ruolo processuale completamente rinnovato improntato sulla partecipazione per raggiungere quel miglioramento del “better than before”. D’altro canto, il percorso del “progetto post-emergenza come processo” inizia dalle sperimentazioni dell’architettura flessibile ed interattiva e si sviluppa fino alle progettazioni dinamiche dell’open building per soddisfare l’evoluzione delle esigenze abitative collettive attraverso gli edifici pubblici. Nella seconda parte, vengono, dapprima, estrapolati gli approcci ed i principi (processuali e progettuali), i fattori variabili e le cosiddette “questioni più strettamente filosofiche” (identità, necessità, normalità) evidenziate nella prima parte della ricerca. Successivamente, procedendo alla lettura delle relazioni tra essi ed alla loro successiva contaminazione, le “questioni” sono state considerate come vere e proprie variabili del progetto sia perché in esse confluiscono i fattori variabili (nel tempo e nello spazio) sia perché l’identità, le necessità, la normalità sono strettamente correlate ed interagenti con una logica progettuale che si proietta al futuro ponendosi in continuità con la trasformazione innescata dal disastro. Successivamente, dai fattori variabili sono state individuate le condizioni contestuali (limitabilità e vulnerabilità) per tracciare il perimetro entro cui sono stati definiti gli scopi, i criteri e le fasi del processo progettuale post-emergenza per gli edifici pubblici. Un particolare approfondimento, utilizzando anche dei casi emblematici, è stata rivolto alla logica progettuale trasformativa ed alle variabili identità, necessità, normalità. L’intento è di tracciare le condizioni per una progettazione integrata (nella comunità, nel villaggio, nella città, nel territorio) attraverso un’opera aperta, un’architettura trasformabile, “nella forma work in progress capace di aggiornarsi continuamente per(…)rispondere con efficacia alle attese” nel rispetto delle diverse realtà sociali, culturali, religiose, economiche, politiche, territoriali (4). Nella terza parte, si è lavorato sulle variabili, definite in precedenza, utilizzando l’esperimento progettuale non come parte conclusiva del percorso di ricerca, bensì, come uno strumento della ricerca per lo studio, l’elaborazione, la progettazione post-emergenza di tre Chiese nell’isola di Bohol (Filippine) e dell’Headquarter per l’Ethiopian National Association of the Blind (ENAB) nella città di Addis Abeba (Etiopia). I due casi studio nella loro diversità e specificità hanno consentito, da un lato, di applicare i criteri processuali e la logica progettuale per verificarne la flessibilità ed adattabilità ai diversi contesti d’intervento, e, dall’altro di relazionare, di volta in volta, specifici elementi compositivi a ciascuna variabile conducendo le scelte progettuali all’interno dei limiti e delle vulnerabilità contestuali. Infine, nelle conclusioni, sono state sinteticamente ricapitolati i risultati della ricerca mostrando come gli esiti, di ciascuna parte, abbiano definito uno strumento, teorico e pratico, per costruire un’appropriata progettazione post-emergenza di edifici pubblici in contesti con risorse limitate applicabile nei Reconstruction and Rehabilitation Post-Emergency Programs. (1) C. Boano, W. Hunter, “Architecture at Risk(?):The Ambivalent Nature of Post-disaster Practice” in Architectoni.ca 2012:10 http://ccaasmag.org/arch_2012/vol1/Boano&Hunter_post-disaster.pdf (2) E. Paci, “Problematica dell’architettura”, 1956 in AUT AUT 333, Architettura e filosofia, il Saggiatore, Milano, 2007:17 (3) E. N. Rogers, Esperienza dell’Architettura, Einaudi Editore, Milano, 1958: 85 (4) M. Tempolilli, “Temporaneo e transitorio nell’architettura contemporanea” in Emergenza del progetto – progetto dell’Emergenza, R. Bologna, C. Terpolilli, Editore F. Motta, 2006: 10

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