Del Naja, Viviana (2020) Il ruolo della luce per la percezione dell'involucro edilizio esterno: il caso dell'Azulejo portoghese. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Il ruolo della luce per la percezione dell'involucro edilizio esterno: il caso dell'Azulejo portoghese.
Autori:
AutoreEmail
Del Naja, Vivianavivianadelnaja@fastwebnet.it
Data: 13 Marzo 2020
Numero di pagine: 265
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Architettura
Dottorato: Tecnologia dell'architettura e rilievo e rappresentazione dell'architettura e dell'ambiente
Ciclo di dottorato: 32
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Mangone, Fabiofabio.mangone@unina.it
Tutor:
nomeemail
Francese, Dora[non definito]
Data: 13 Marzo 2020
Numero di pagine: 265
Parole chiave: Tecnologia, Involucro, Percezione, Colore, Azulejos.
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/12 - Tecnologia dell'architettura
Informazioni aggiuntive: cell.3332712795
Depositato il: 19 Mar 2020 10:31
Ultima modifica: 05 Nov 2021 12:54
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/13234

Abstract

Il colore degli edifici, pur essendo certamente solo un aspetto dell’immagine urbana, è sicuramente uno degli elementi che concorre alla definizione della qualità degli spazi aperti, quale elemento di caratterizzazione e di qualificazione formale della scena urbana; un elemento che, può concorrere a ridurre il processo di perdita di identità e degrado dell’ambiente urbano. Giulio Carlo Argan, in un intervento per il Primo Convegno Nazionale di Studi di Sociologia del Colore nel 1960, faceva notare come qualsiasi opera d’arte pittorica fosse portatrice di un interesse spaziale poiché, anche quando non rappresentava il mondo fisico, aveva sempre a che fare con questo perché comunque percepito da un osservatore collocato in questo spazio. Secondo il filosofo Böhme ad architetti e designer spetta il cosiddetto «lavoro estetico», ovvero il compito di dare forma a oggetti ed edifici tenendo conto del coinvolgimento emozionale e sensoriale dell’osservatore. Si potrebbe pensare che, se ciò che conta è l’apparenza degli oggetti, allora la loro realtà fisica può essere trascurata in favore di quella percepita. In realtà, spiega Böhme, l’architetto nel dare forma agli spazi ha a che fare con la fisicità dell’edificio e non soltanto con la superficie esterna che costituisce la sua apparenza. Il colore stesso non è immateriale, ma è sempre legato alla materia cui esso è applicato e da cui ne viene condizionato l’aspetto. Su questo punto Bruno Munari, nella prefazione al libro di Albers, è intervenuto spiegando come «la materia tinta alteri un colore», tanto che uno stessa tonalità cromatica può apparire in modo differente a seconda del tipo di materiale su cui si trova. Così come l’aspetto del colore è legato alla materia, allo stesso modo la progettazione dello spazio dovrebbe essere pensata tenendo conto sia della sua dimensione percettiva che della sua dimensione fisica. E a proposito di spazio Luigi Moretti ha scritto: «Un’ architettura si legge mediante i diversi aspetti della sua figura, cioè nei termini coi quali si esprime: chiaroscuro, tessuto costruttivo, plasticità, densità e qualità delle materie, rapporti geometrici delle superfici, e altri più alieni, quali il colore, che di volta in volta possono affermarsi secondo le inafferrabili leggi delle risonanze. Ognuno dei termini ha una congiunzione con gli altri che difficilmente in quell’atto vivido, instabile, oscillante, mai identico che è la visione in architettura, è possibile quietarsi su uno solo di essi e quello soltanto percorrere» . Proprio dall’affermazione di Moretti si evince come la complessità della dimensione fenomenica dell’architettura risieda nella sua instabilità percettiva. L’attenzione al colore diventa parte integrante dell’aspetto esterno dell’edificato, essendo la facciata una “pelle”, ovvero una superficie di delimitazione del blocco di costruito, ma nello stesso tempo superficie di definizione, di modellazione dello spazio vuoto, che poi è quello che in prima istanza risulta essere e costruire l’ambiente urbano, ossia ”l’effetto città”. La percezione dell’involucro verticale edilizio rappresenta un elemento architettonico fondamentale nel rispetto del quadro progettuale e soprattutto di relazione uomo-architettura, sotto il profilo della contestualizzazione e quindi di adeguamento in un ambiente architettonico e naturalistico preesistente; sarebbe opportuno confrontarsi con i complessi meccanismi psichico-comportamentali che regolano il rapporto dell’uomo con l’oggetto architettonico e del suo comportamento in base ai materiali, ai cromatismi che si formano ad opera della luce e della “tessitura” della superficie e di come il ruolo dell’utente sia cambiato nel tempo, parallelamente all’evoluzione dell’involucro verticale esterno.

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