Giammetti, Mariateresa (2008) La forma dell'acqua. Emblemi spaziali ed emblemi dello stare in uno spazio sacro. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: La forma dell'acqua. Emblemi spaziali ed emblemi dello stare in uno spazio sacro
Autori:
AutoreEmail
Giammetti, Mariateresamariateresagiammetti@infinito.it
Data: 30 Novembre 2008
Numero di pagine: 100
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Progettazione architettonica ed urbana
Dottorato: Progettazione architettonica ed urbana
Ciclo di dottorato: 21
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Spirito, Fabrizio[non definito]
Tutor:
nomeemail
Mainini, Giancarlo[non definito]
Data: 30 Novembre 2008
Numero di pagine: 100
Parole chiave: spazio sacro
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/14 - Composizione architettonica e urbana
Depositato il: 16 Nov 2009 08:40
Ultima modifica: 26 Nov 2014 11:55
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/3358
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/3358

Abstract

La tesi si propone di dimostrare la possibilità di descrivere e progettare uno spazio deputato alla preghiera delle tre religioni abramitiche, ponendo quale premessa l’unicità dello spazio di preghiera, rimandando all’alternanza temporale le questioni di sovrapposizione dei calendari liturgici. L’ipotesi alla base della dimostrazione è l’esistenza di archetipi formali comuni ai tre spazi, che trascendendo le declinazioni simboliche di ciascuna fede, sono dotati di un carattere evocativo del sacro tale da essere riconoscibile come proprio per tutte e tre le religioni. L’individuazione degli archetipi comuni è condotta attraverso lo studio di tre architetture: la cappella di Notre Dame du Haut a Ronchamp di Le Corbusier, la sinagoga Hurva a Gerusalemme di Kahn e la GrandeMoschea di Cordoba. Queste opere sono state selezionate in quanto casi emblematici, attraverso cui i maestri della modernità si sono interrogati sul tema dell’architettura sacra, rifondandone il linguaggio tramite la riduzione delle forme ad elementi archetipi che si rifanno ad una religiosità "originaria", di tipo vetero-testamentario. Si è cercato di applicare lo stesso criterio di selezione anche all’architettura religiosa islamica, ma qui, la scarsa riflessione architettonica della "modernità" sul tema della moschea, ha condotto a scegliere la Grande Moschea di Cordoba, un esempio che, pur appartenendo ad un periodo diverso della storia dell’architettura, conserva un impianto che fa riferimento a quei caratteri originari, archetipi che la accomunano agli altri due esempi. L’analisi dei casi studio ha isolato tre archetipi comuni: la stanza, il percorso, il recinto, una sequenza compositiva che accomuna chiesa, moschea e sinagoga e che si trova declinata nel Vecchio Testamento nella descrizione della Tenda dell’Alleanza. Lo studio degli archetipi comuni non ha esonerato dall’approfondire i caratteri emblematici di ciascun edificio ed in particolare delle tre declinazioni del concetto di aula. Dallo studio degli emblemi è emersa la definizione dei tre modi dello "stare dentro" l’aula, come se gli aspetti emblematici fossero da ricercare più nella forma dello spazio suggerita dal disporsi dell’assemblea, che dalla forma dell’aula stessa. La riflessione sulle questioni della riconoscibilità dello spazio sacro e sul suo carattere, ha portato a considerazioni sulla valenza e sul ruolo del simbolo per l’architettura religiosa, dimostrando che l’eliminazione dei simboli non implica l’eliminazione dei segni dello spazio sacro. I caratteri emblematici emersi dall’analisi dei tre edifici sono stati sottoposti al processo di riduzione dei segni ricavato dallo studio degli archetipi, fino ad arrivare a declinazioni spaziali affini che permettessero di configurare uno spazio adeguato ad accogliere le tre confessioni. Superando lo schema a sviluppo longitudinale dell’aula cattolica si è riusciti a trovare nella trasversalità dell’aula la chiave secondo cui declinare lo spazio comune di preghiera. L’analisi di alcune architetture di Le Corbusier, in particolare della cappella di Ronchamp e della chiesa di St. Pierre a Firminy, ha portato successivamente al superamento dell’idea di aula su piano trasversale a favore di una nuova concezione di aula, espressione di un’idea di spazio che si manifesta nelle sue quattro dimensioni. Le conclusioni cui è pervenuta l’analisi sono state poi declinate in un modello progetto calato nel contesto dell’aeroporto di Comiso, in Sicilia, attualmente in via di riconversione da base militare in aeroporto civile.

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