Amato, Maria (2009) Confini/Limiti e Architettura. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Confini/Limiti e Architettura
Autori:
AutoreEmail
Amato, Mariamariamato@tin.it
Data: 29 Novembre 2009
Numero di pagine: 104
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Progettazione architettonica e ambientale: teorie e metodologie operative
Dottorato: Progettazione architettonica ed urbana
Ciclo di dottorato: 21
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Cuomo, Alberto[non definito]
Tutor:
nomeemail
Szaniszlo', Gabrielegszaniszlo@libero.it
Data: 29 Novembre 2009
Numero di pagine: 104
Parole chiave: limiti, confini, architettura
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/14 - Composizione architettonica e urbana
Informazioni aggiuntive: Indirizzo del dottorato: Composizione architettonica
Depositato il: 29 Apr 2010 11:33
Ultima modifica: 25 Nov 2014 13:53
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/3723

Abstract

Introduzione Il tema del limite costituisce dall’inizio della storia delle civiltà organizzate il fondamento dello sviluppo del pensiero architettonico. Lo spazio, sia esso consistente o metafisico, è contenuto e marginato, all’interno di un sistema complesso che costituisce quella frontiera che talvolta è atmosfera altre volte suono o luce, molto più frequentemente architettura. L’architettura svolge il suo primordiale scopo sociale nel costituire elemento di definizione delle situazioni spaziali compatibili con le attività umane. Il Limite è quindi una situazione definibile, esclusivamente con lo strumento del progetto. Tuttavia il fenomeno dello sviluppo della città applica il segno del limite in maniera più complessa ed articolata. Il limite fisico della città coincide con alcune situazioni stratificate e compiute nella successione urbanità-margini-periferia. Non è un caso che la cultura progettuale si stia interessando sempre di più ai contesti eterogenei e discontinui della periferia e della città diffusa, nei quali abbondano situazioni frammentarie così come spazi aperti privi di identità formale. Sarà scopo di questa ricerca indagare proprio sulle cause di questa frammentarietà e dispersione, individuandone una prima, nella perdita di identità dei luoghi, scaturita anche dalla difficile individuazione sul territorio di segni identificabili come confini e limiti entro i quali dovrebbero prendere forma le nuove realtà edificate. Indagare sui confini, non solo teorizzando, ma con l’intento di individuare quegli elementi e segni caratterizzanti, riconducibili comunque alla sfera della composizione architettonica. Il confine stabilisce una differenza vera o presunta tra due luoghi e la sua esistenza produce effetti sul territorio, dall’una e dall’altra parte di una linea immaginaria. Questa linea può essere visibile, definita da cippi, dall’abbattimento di alberi, da recinzioni e fortificazioni……la nozione di confine intesa come linea mentale che segna e produce differenze, si sovrappone allo stato fisico del territorio modificandolo, è applicabile non solo a grandissima scala di rapporto tra Stati o regioni, ma anche a scale minori. Dopo aver indagato nel significato proprio dei termini, la ricerca proporrà due livelli di lettura, uno a scala territoriale ed urbana, ed un altro a scala più propriamente compositiva. Il confine tra due spazi – il margine che circoscrive il recinto urbano e lo segrega dalla campagna- acquista una speciale importanza, e le opere difensive che lo muniscono sono enfatizzate da questa funzione più complessa: mura, torri, porte, formano un argine visibile da lontano, ma preparano il raccorciamento delle visuali, la densità degli scenari e l’accelerazione dei movimenti che formano l’esperienza urbana. La rottura di questo confine – quando la città comincia a espandersi liberamente nella campagna, e le cinte murarie tradizionali vengono demolite in nome di questa libertà di vedute e movimenti – apre un problema difficile che è proprio del nostro tempo. Non siamo soddisfatti della rarefazione spaziale e funzionale che caratterizza le espansioni urbane. La ricerca non riporterà il quadro storico dell’evoluzione alla demolizione delle mura, fortificazione e quant’altro, bensì accennerà accennerà al dibattito degli anni 80 sulla questione dell’interpretazione del termine confine come luogo di nascita della città diffusa. Il Confine è un sistema di equilibrio in continuo travaglio, è l’identità e la geografia interiore di un popolo. I luoghi di frontiera sono i luoghi del dubbio, con una loro storia, e con delle loro regole, dove proprio il progetto di architettura può essere considerato il termine ultimo ma di equilibrio che lascia un contributo non solo teorico a quei luoghi, ed ecco che a tal proposito viene proposto il caso studio di Gorizia e à Nova Gorica, città di confine dove la prima è stata privata a causa di una guerra, di una sua parte significativa ed ha visto stabilire nel suo territorio un nuovo confine che l’ha privata di nuove possibilità, dall’ altra parte lo stesso confine ha stabilito la nascita di una nuova città. Se il primo livello di lettura ha una dimensione più propriamente urbana il secondo è riferito all’architettura. Fin dalle sue origini la costruzione dell’Architettura è stata organicamente connaturata al concetto di limite, capace non solo di definire e misurare la quantità di spazio di cui l’uomo prende possesso e in cui vive, ma anche per conferirgli identità. L’architettura infine è individuata come forma liminare, dove viene espresso più chiaramente il concetto di limite come entità autonoma, e questa autonomia nello specifico viene espressa dalla facciata, che nella sua individualità risulta essere linea di incontro tra un dentro e un fuori, dove però non sempre questo contatto sarà espresso da una dipendenza, vedremo come la facciata infatti, si proporrà come un limite capace di evidenziare l’autonomia delle parti, l’autonomia del dentro e quella del fuori.

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