Ruocco, Francesco (2009) Autonomia, Paesaggio, Negoziazione: Valutazioni Integrate per lo Sviluppo Locale della Chora Velina, nel Cilento. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Autonomia, Paesaggio, Negoziazione: Valutazioni Integrate per lo Sviluppo Locale della Chora Velina, nel Cilento
Autori:
AutoreEmail
Ruocco, Francescoruoccofr@libero.it
Data: 30 Novembre 2009
Numero di pagine: 291
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Conservazione dei beni architettonici ed ambientali
Scuola di dottorato: Architettura
Dottorato: Metodi di valutazione per la conservazione integrata del patrimonio architettonico, urbano e ambientale
Ciclo di dottorato: 22
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Fusco Girard, Luigi[non definito]
Tutor:
nomeemail
Forte, Francesco[non definito]
Data: 30 Novembre 2009
Numero di pagine: 291
Parole chiave: Autonomia, Paesaggio, Velia
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/21 - Urbanistica
Depositato il: 26 Mag 2010 10:54
Ultima modifica: 30 Apr 2014 19:39
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/3925
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/3925

Abstract

La tesi ha indagato il rapporto tra processo di costituzione delle autonomie locali, estensione della categoria del paesaggio a tutto il territorio, istanza negoziale tra valori ed interessi, tra necessità ed opportunità nella conduzione delle politiche di governo locali. La convergenza tra le tre categorie si è esemplificata nel confronto tra l’immagine della “rete” per lo sviluppo dei territori e l’intensità e comprensività delle “relazioni” come componenti strutturanti il paesaggio. Dunque le autonomie locali si ritrovano a muoversi in uno spazio contemporaneamente discreto e continuo, dove permane sempre “la continuità storica” che permette di ricondurre alla contemporaneità le tracce della storia passata ed elevare a nuova storicità l’innovazione e la trasformazione. Scomparendo i recinti anche tra “città antica ed edilizia nuova” (come anticipato proprio dai maestri come Roberto Pane), le stesse tracce della storia ridivengono ispiratrici di nuovo futuro e le stratificazioni di valore in grado di attivare i processi delle autonomie locali. Le aree marginali del Mezzogiorno sono risultate da sempre il terminale di politiche regionali di riassetto policentrico, dichiarato sistematicamente nelle intenzioni di piano regionali o provinciali ma rimasto in gran parte disatteso. Nella nuova programmazione regionale unitaria 2007-2013 la tesi policentrica si sposa con l’intenzione di selezionare i luoghi e concentrare le risorse per evitare l’eccessiva frammentazione della spesa, registratasi nel corso del settennio precedente. Si propongono le forme di aggregazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo, ma di fatto si confermano i perimetri delle precedenti forme di coordinamento locale come le Comunità Montane, riformate ed indebolite dalla legge precedente la Lr 13/2008 che ha approvato il PTR. Nel caso della sub-regione del Cilento in Provincia di Salerno, e della Valle dell’Alento in particolare, le proposte regionali non hanno tenuto conto delle interdipendenze quotidiane tra centri costieri e centri dell’entroterra, così come si sono abbandonati i riferimenti alla storia dei luoghi. L’antica polis di Elea, poi Velia, controllava un retroterra agricolo-militare che si sovrapponeva di fatto alla Valle dell’Alento ed ancora oggi le tracce storiche dei paesi interni del Cilento sono legate con l’esperienza velina. La riattivazione di queste relazioni, in chiave programmatica, per contribuire al rafforzamento dell’azione locale associata approfondisce oramai non più un sistema gerarchico di relazioni tra centri di rango differente, ma piuttosto reti orizzontali, caratterizzate dall’azione complementare o sinergica, tra centri differenti che intendono completarsi o tra centri simili che intendono rafforzarsi. E’ stata riproposta, dunque, la tesi del grappolo insediativo ovvero il sistema di città polinucleo, con l’obiettivo di evitare la polarizzazione sui centri più forti e favorire anche nei sistemi urbani minori la redistribuzione di funzioni e di carichi. Si è provato dunque ad approfondire questa tesi e ad analizzare le proposte degli enti locali e territoriali per la Valle dell’Alento. Attraverso un’analisi SWOT si sono evidenziate le condizioni al contorno per un possibile schema strategico di sviluppo. Se ne è dedotta l’articolazione del sistema complessivo in sub-sistemi a differenti “vocazioni funzionali” o attraverso l’esaltazione dei ruoli complementari o attraverso il potenziamento delle azioni sinergiche. Ciascun sub-sistema ruota interno ad una polarità, che dunque si propone per l’istanza di selezione e concentrazione del POR 2007-2013. Lungo la fascia costiera si coglie la sinergia tra Casalvelino ed Ascea, e per estensione Pollica e Pisciotta. L’azione associata locale permette di riporre al centro il Parco archeologico di Elea-Velia e di considerare il contesto di riqualificazione ambientale e paesistica, garantito dalla Legge regionale n°5/2005 non come semplice pausa nell’evoluzione urbana delle marine costiere ma, secondo una visione d’area, come terminale del parco agricolo dell’Alento che da Vallo Scalo accompagna il potenziamento della pedemontana del Montestella con l’obiettivo della rigerarchizzazione dei flussi di attraversamento. In questo senso si ritiene possibile coltivare la “trasversalità” nell’approccio ai beni culturali ed integrarli non solo nella dimensione urbana loro più prossima ma in una prospettiva sovralocale, dunque come rigeneratori dei processi culturali e politici per l’autonomia. Un processo, come si vede, ben diverso dal modello emiliano basato sulla consolidata tradizione amministrativa che vede un’azione provinciale e locale forte, sancita già negli strumenti di governo messi a disposizione dalle leggi regionali. In Campania invece si assiste all’indebolimento della dimensione intermedia o d’area (da non confondersi necessariamente con l’azione provinciale), del tutto trascurata dalla LUR 16/2004. In questo senso la traccia del patrimonio culturale costituisce una forma di potenziale nuova cittadinanza d’area, fondamentale per le aree interne o periferiche della regione Campania, altrimenti prive della massa critica necessaria ad affrontare le sfide del contemporaneo. Ma nella assunzione di Elea-Velia come polarità del sub-sistema e dell’intero sistema vallivo si ripropone il rapporto tra rete (nodi e connessioni) e relazionalità (paesaggi nella continuità storica in permanente evoluzione). In questo senso la valutazione delle congruenze possibili (di tipo insediativo, funzionale, morfologico e percettivo) nel contesto del Parco archeologico diviene occasione per ricucire i rapporti visuali e funzionali disattivati, le relazioni territoriali e la qualificazione degli usi urbani attuali, con l’obiettivo di riporre a valore la fascia costiera ed integrarla con il bene culturale. La realizzazione del nuovo Museo archeologico di Elea-Velia, non semplicemente a servizio dell’area tutelata, ma come “produttore culturale” di rango territoriale per l’intera Valle dell’Alento costituisce la naturale correlazione tra le relazioni di paesaggio e i nodi della rete di sviluppo. Il Museo come magnete per ridisegnare il contesto dell’area archeologica diviene infine l’obiettivo di una rinnovata azione locale di governo, consapevole del ruolo del partenariato privato nella realizzazione di beni comuni e nel più generale ruolo del governo del territorio nella costruzione dell’autonomia locale.

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