Ruello, Maria Rosaria (2008) Geoarcheologia in aree costiere della Campania: i siti di Neapolis ed Elea - Velia. [Tesi di dottorato] (Inedito)

[img]
Anteprima
PDF
Tesi_Ruello_M.R._XXcicloSdT.pdf

Download (47MB) | Anteprima
[error in script] [error in script]
Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Geoarcheologia in aree costiere della Campania: i siti di Neapolis ed Elea - Velia
Autori:
AutoreEmail
Ruello, Maria Rosariamariaruello@katamail.com
Data: 27 Novembre 2008
Numero di pagine: 306
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Scienze della Terra
Dottorato: Scienze della Terra
Ciclo di dottorato: 20
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Nardi, Giuseppe[non definito]
Tutor:
nomeemail
Romano, Paolaparomano@unina.it
Perriello Zampelli, Sebastiano[non definito]
Data: 27 Novembre 2008
Numero di pagine: 306
Parole chiave: Geoarcheologia, porti antichi, alluvioni, linee di riva, Neapolis, Elea, Velia
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 04 - Scienze della terra > GEO/04 - Geografia fisica e geomorfologia
Informazioni aggiuntive: Indirizzo del dottorato: Geologia applicata al territorio, alle risorse e alla protezione dell'ambiente e dei beni culturali
Depositato il: 09 Lug 2010 08:32
Ultima modifica: 04 Dic 2014 12:32
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/4013
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/4013

Abstract

Lo studio multidisciplinare affrontato ha interessato due aree costiere della Campania molto distanti tra loro sia da un punto di vista geografico che per i tipi di processi geomorfologici caratterizzanti la loro evoluzione. Per il sito di Neapolis all’attenta disamina delle conoscenze pregresse di natura geologica, geomorfologica, archeologica e storico-urbanistica, è stata affiancata l’analisi di dati di sottosuolo inediti, emersi nell’ultimo decennio durante le fasi di indagine preliminari e di scavo per la realizzazione di nuove reti di trasporto pubblico sotterraneo, e reperiti con questa ricerca. L’analisi geomorfologica, stratigrafica e geoarcheologica condotta per l’area napoletana ha permesso di delineare le tappe della genesi del suo paesaggio. Da tale esame è risultato che la attuale morfologia della città di Napoli è, principalmente, l’espressione dei complessi fenomeni di origine vulcanica e vulcano-tettonica che hanno luogo in quest’area da migliaia di anni, concentrati in maggior misura nella sua parte occidentale. La dinamica esogena ha nel tempo contribuito, con erosione e deposizione, al modellamento delle paleomorfologie generate dalla azione costruttrice endogena. Ottimi esempi di questa interazione sono rappresentati dalle depressioni vulcano-tettoniche dell’area occidentale della città che si presentano come piane aggradatesi in ambiente continentale o continentale-marino, come la depressione di Fuorigrotta-Bagnoli-Coroglio la cui evoluzione è stata ampiamente trattata e dettagliata per l’ultima parte dell’Olocene. Per quanto concerne l’area orientale della città di Napoli, ove si concentra la maggioranza dei nuovi dati di sottosuolo reperiti, sono analogamente emerse le interazioni attive fra dinamica endogena ed esogena nella scansione delle tappe evolutive attraverso cui si è realizzata la crescita della fascia costiera antistante il Centro Storico. In quest’area è stato possibile definire nel dettaglio i paleoambienti delle aree di scavo sedi delle future stazioni della costruenda Linea 1 della metropolitana, dal Tardiglaciale all’attuale, ed analizzare il ruolo che i movimenti verticali del suolo hanno avuto nel determinarne i mutamenti olocenici. A quest’analisi si è affiancata una accurata ricostruzione paleomorfologica della conformazione del substrato in Tufo Giallo Napoletano e delle prime unità marine che vi trasgrediscono, atta a definire i confini dell’area dell’antico porto della città di Neapolis, la cui ubicazione e configurazione è stata oggetto di controverse tesi avanzate da parte di Storici ed Archeologi nel corso degli ultimi secoli. Le complesse e dettagliate stratigrafie e gli ottimi record archeologici offerti da sondaggi geoarcheologici e dalle sezioni di scavo, hanno permesso di ricostruire le fluttuazioni della linea di costa avvenute lungo il tratto costiero compreso tra Piazza Municipio e Garibaldi. In tale ricostruzione, che spazia cronologicamente dal massimo ingressivo post-glaciale all’attuale, si è posta particolare attenzione alle definizione delle paleolinee di riva e alle loro modificazioni avvenute nel millennio compreso tra la fondazione della città greca di Neapolis e la fine dell’Impero Romano. Inoltre, grazie alla presenza di buoni marker geoarcheologici per varie epoche sono stati calcolati i corrispondenti livelli marini relativi. Il raffronto tra questi ultimi e le curve eustatiche del livello del mare note da letteratura ha consentito di rilevare e caratterizzare i moti verticali del suolo, già noti per l’area flegrea, che risultano interessare anche questa parte orientale della città di Napoli. La ricerca geoarcheologica nell’area del Parco archeologico di Elea – Velia è stata contraddistinta, per i caratteri geomorfologici e geolitologici del suo contesto, dalla tematica legata agli eventi alluvionali e franosi che in antico hanno interessato la città, a da quella riguardante le fluttuazioni storiche delle linee di riva. Sebbene già affrontate e parzialmente chiarite con studi precedenti, queste tematiche presentavano ancora molti aspetti meritevoli di essere risolti con maggior dettaglio ed affidabilità, approfittando dei vincoli cronostratigrafici e paleotopografici rivelati da scavi recenti ed in corso. Le indagini geologiche e geomorfologiche condotte hanno consentito di definire le principali caratteristiche paleomorfologiche dell’area, scandendo le principali tappe della genesi e della evoluzione del paesaggio prima della colonizzazione focea. Nel periodo storico, fin dall’ insediamento di età Arcaica, il succedersi di fenomeni di tipo alluvionale ha scandito le fasi di vita e sviluppo urbanistico di Elea-Velia. Con questa ricerca sono state analizzate le archeostratigrafie emerse con i recenti scavi di Via di Porta V e della Necropoli romana di Porta Marina Sud, in cui i depositi alluvionali appartengono ad un conoide di deiezione facente capo al Torrente Frittolo, un breve corso d’acqua il cui bacino risulta compreso interamente all’interno del circuito delle mura che cingono il territorio cittadino. Tali esposizioni sono entrambe poste a ridosso del tratto sud-occidentale delle mura di cinta, e testimoniano le antiche fasi alluvionali che hanno interessato tutta l’area del Quartiere meridionale della città. Lungo queste trincee di scavo sono state identificate le facies dei depositi, il numero, la tipologia e la magnitudo degli eventi, la direzione dei paleoflussi e, con l’aiuto dell’Archeologia, i vincoli cronologici e gli interventi post-eventi alluvionali attuati dall’uomo. Nel contempo sono state analizzate le caratteristiche dell’area sorgente del materiale alluvionale, identificata con il bacino del Torrente Frittolo, e fatte delle ipotesi circa i fenomeni di erosione, trasporto e accumulo che determinarono eventi alluvionali, nonché sul ruolo in essi giocato dai fattori naturali e/o antropici. Dall’esame di alcune caratteristiche morfometriche del bacino e in base ad alcune assunzioni, fatte in assenza di una misurazione sperimentale sul campo, è stato tuttavia possibile fornire delle indicazioni sulle cause delle alluvioni. L’area è risultata fortemente esposta a fenomeni di flash flood legati ad eventi meteorici concentrati in condizioni limite della permeabilità, che l’uomo contribuiva ad aumentare con una forte antropizzazione dei versanti e dell’alveo. Circa la ciclicità degli eventi alluvionali alle ipotesi sulle possibili relazioni esistenti con peggioramenti climatici avanzate da precedenti studi si contrappongono i dati emersi con questo lavoro di tesi, che evidenziano la continuità del fenomeno alluvionale, dalla fondazione della città al suo abbandono, ed enfatizzano il problema causa/effetto di periodi di disuso e/o di calo di manutenzione dei terrazzamenti dell’aree di versante. Solo ulteriori scavi condotti in maniera interdisciplinare potranno chiarire il duplice aspetto di questa complessa tematica. Infine, circa la tematica sulla ricostruzione dell’andamento delle antiche linee di riva con il riesame delle stratigrafie disponibili, note da letteratura, è stato possibile posizionare unicamente la linea di costa in età Arcaica. L’analisi condotta sui rapporti geometrici e cronologici tra le fasi di aggradazione alluvionale all’interno del tratto sud-occidentale delle mura e quelle di deposizione litorale nell’antistante area della necropoli romana, ove è emerso anche il marker dell’eruzione vesuviana del 79 d.C., ha consentito, unitamente al riesame delle pregresse stratigrafie di sondaggio, di posizionare la linea di costa di età Romana.

Downloads

Downloads per month over past year

Actions (login required)

Modifica documento Modifica documento