Guizzi, Paola (2009) I Capece: Una famiglia di giuristi del Regno di Napoli nel primo Cinquecento. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: I Capece: Una famiglia di giuristi del Regno di Napoli nel primo Cinquecento
Autori:
AutoreEmail
Guizzi, Paolaguizzi@unina.it
Data: 30 Novembre 2009
Numero di pagine: 234
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Discipline storiche "E. Lepore"
Dottorato: Storia
Ciclo di dottorato: 20
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Tortorelli, Marisa[non definito]
Tutor:
nomeemail
Muto, Giovanni[non definito]
Data: 30 Novembre 2009
Numero di pagine: 234
Parole chiave: Capece Togati
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-STO/02 - Storia moderna
Informazioni aggiuntive: Indirizzo del dottorato: Storia della società europea
Depositato il: 01 Dic 2009 11:13
Ultima modifica: 01 Dic 2014 15:42
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/4301

Abstract

La tesi di dottorato, dal titolo I Capece. Una famiglia di giuristi del Regno di Napoli nel primo Cinquecento, è incentrata in larga parte sulla ricostruzione delle carriere ministeriali di due giuristi del Sacro Regio Consiglio di Napoli, Antonio Capece e suo figlio Scipione e della loro produzione giuridica. A un quadro storico-istituzionale della Napoli del Primo Cinquecento segue un’analisi della formazione dei giuristi, incentrata sullo ius commune, e dei generi della produzione giuridica. Sono stati tracciati i profili biografici non solo dei due Capece, ma anche di altri importanti esponenti della feudistica napoletana e dei compilatori di opere giurisprudenziali. Antonio Capece scrisse l’Aurea et subtilis repetitio super constitutionem imperialem de prohibita feudi alienatione per Federicum pubblicata nel 1539, l’Investitura feudalis edita nel 1569 e le Decisiones novae S. Regii Concilii Neapolitani, edite postume nel 1541. Di quest’ultimo testo è stata effettuata un’analisi approfondita che ha contribuito a fornire informazioni sulle parti delle cause e sulle dinamiche familiari e sociali che si intravedono nell’esposizione dei singoli casi giuridici. Proprio al fine di gestire l’enorme massa di dati e per permetterne la fruizione, si è effettuata un’indicizzazione dei cognomi e dei toponimi. Quella di Scipione Capece è figura completa, grazie alla preparazione umanistica e giuridica di cui dà prova nelle proprie opere. Scrisse numerosi testi letterari: i poemi di varia estensione Inarime del 1532, De vate maximo del 1533, De principiis rerum del 1546, quattro elegie e vari epigrammi. Le opere giuridiche sono l’opuscolo Scripta Scipionis Capycii super titulum de acquirenda possessione scritto intorno al 1537, e il trattatello Magistratuum Regni Neapolis qualiter cum antiquis Romanorum conveniant compendiolum del 1540 circa. Qualche opera inedita è andata perduta. La figura di Scipione Capece è, però, anche complessa, in quanto egli fu partecipe del movimento religioso valdesiano attivo a Napoli nel periodo della Riforma. Conseguenza di ciò fu la sua destituzione dalla carica di consigliere da parte del viceré don Pedro de Toledo. A riprova della sua effettiva adesione alle idee protestanti si forniscono la trascrizione e l’analisi di un importante documento d’archivio, che mette in luce l’aspetto umano e l’orientamento spirituale di questo personaggio, sul quale la storiografia ha scritto molto, ma con scarso riscontro nelle fonti documentarie.

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