Viscardi, Giuseppina Paola (2010) Funzioni mitico-rituali dello spazio artemideo a Munichia. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Funzioni mitico-rituali dello spazio artemideo a Munichia
Autori:
AutoreEmail
Viscardi, Giuseppina Paolagiusiviscardi@hotmail.com
Data: 30 Novembre 2010
Numero di pagine: 272
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Discipline storiche "E. Lepore"
Scuola di dottorato: Scienze storiche archeologiche e storico-artistiche
Dottorato: Storia
Ciclo di dottorato: 22
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Tortorelli, Marisa[non definito]
Tutor:
nomeemail
Tortorelli Ghidini, Marisa[non definito]
Data: 30 Novembre 2010
Numero di pagine: 272
Parole chiave: culto artemideo; spazio iniziatico; confine marittimo
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-STO/06 - Storia delle religioni
Depositato il: 10 Dic 2010 09:22
Ultima modifica: 05 Dic 2014 14:40
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/8412

Abstract

L’Artemide di Munichia e il culto consacrato alla dea presso il piccolo promontorio al Pireo sono stati generalmente analizzati nella storiografia moderna in relazione all’Artemide Brauronia e al culto della dea a Brauron, lungo la costa orientale dell’Attica (di fronte all’Eubea), principalmente per una certa affinità strutturale dei rispettivi miti di fondazione. Tuttavia, l’aition del culto munichio, relativo alla leggenda di Embaros che si sviluppa intorno al tema mitico dell’uccisione dell’orsa, dell’istituzione del sacrificio di capra e del sacerdozio vitalizio connesso a un particolare génos, sembra contenere elementi di maggiore arcaicità rispetto alla tradizione mitica relativa alla pratica iniziatica delle fanciulle che ‘facevano l’orsa’ (arkteûsai) per Artemide a Brauron. Ciò ha fatto pensare all’eventualità che i due culti fossero originariamente distinti ed autonomi venendo poi a sovrapporsi in un momento storico particolare e con intenti precisi, per il loro comune carattere iniziatico. Slegata da Brauron, Munichia rappresenta una realtà religiosa complessa e sfaccettata, per molti aspetti ancora enigmatica (poikílon, per così dire) e condizionata da precise politiche religiose locali, di cui si è ritenuto opportuno analizzare eventuali collegamenti, o sovrapposizioni, con eredità mitiche e cultuali che sembrano oltrepassare i confini dell’Attica per giungere in Tessaglia, precisamente nella regione più settentrionale che Erodoto (1, 57) chiama Tessaliotide, anticamente popolata da genti d’origine pelasgica un tempo confinanti con i Dori che si sarebbero successivamente spostate verso sud venendo ad abitare insieme agli Ateniesi (sýnoikoi). Nello scenario geografico del Pireo, la collina di Munichia e l’area costiera sottostante si conservano particolarmente vive nella coscienza e nella memoria storica degli antichi. Il tópos parathalássios en tēi Attikēi è menzionato per la prima volta da Ellanico (FGrHist 1a 4. F42b) in relazione alla vicenda dei Minii Orcomeni, antica popolazione beotica di origine tessalica che, in epoca arcaica, per le continue pressioni delle popolazioni tracie lungo i confini della Beozia, avrebbe abbandonato la propria regione stabilendosi in Attica, costituendo, almeno nel racconto di Ellanico, il primo nucleo abitativo di quel tratto di costa cui fu dato il nome di Munichia, in onore del mitico re che aveva concesso ai Minii ospitalità e rifugio. Oltre ad Ellanico, Munichia è frequentemente citata in relazione a vicende particolari della storia ateniese. In Erodoto, ad esempio, l’aktē hierà toû Artémidos Chrysaórou (8, 77, 1) è menzionata nel brano relativo alla descrizione dei fatti accaduti prima e durante la celebre battaglia di Salamina nel 480 a.C. Munichia è limēn in Pausania, éruma in Strabone, phrourà in Aristotele: la posizione geografica determina, dunque, la funzione specifica di Munichia come approdo, guardia, frontiera che segna e delimita lo spazio civico della polis in relazione ai suoi confini marittimi. Nel quadro rituale delle offerte consacrate alla dea di Munichia, oltre al sacrificio di capra evocato nel mito e attestato dai documenti epigrafici, le testimonianze letterarie menzionano l’offerta di un tipo particolare di focaccia rituale detta amphiphōn, portata in processione ai santuari e deposta sui crocicchi per Artemide e per Ecate nella notte di plenilunio del mese di Munichione, all’alba, quando il sole nascente e la luna calante sono entrambi visibili in cielo facendolo apparire “doppiamente luminoso” (amphiphōs). Il 16 di Munichione (giorno del plenilunio) è ancora ricordato in epoca ellenistica come il giorno consacrato alla theòs pansélēnos che avrebbe rischiarato con tutto il suo splendore la vittoria dei Greci a Salamina (Plutarco, Moralia, 349F.5-350A.1). Dopo il 480 a.C., secondo un procedimento consueto, il ricordo della prima grande vittoria navale conseguita dalla flotta di Temistocle fu collegato al favore della divinità protettrice del luogo che, per la sua posizione strategica, aveva occupato un ruolo fondamentale nell’economia della battaglia. A celebrarne la memoria nell’immaginario collettivo contribuisce lo svolgimento della naumachía rituale – attestata sulle iscrizioni provenienti dal Pireo su un arco temporale compreso tra la seconda metà del IV sec. a.C. e il III d.C. – cui prendono parte gli efebi ateniesi che, navigando verso Salamina a bordo di imbarcazioni sacre, compiono il periplo del porto di Munichia. A proposito di questa particolare classe di efebi è indicativa la testimonianza di Aristotele (Athenaiōn Politeía, 42, 2-3) relativa al periodo di apprendistato propedeutico all’iscrizione nelle tribù durante il quale gli efebi dai diciotto ai vent’anni prestano servizio nei “fortini di guardia” sul mare (phylaktéria) disposti a Munichia e ad Acte. Fuori dall’Attica il culto della Munichia è altresì documentato tanto a Sicione (in corrispondenza con l’antico porto di Mecone, nel Peloponneso settentrionale) che sulla sponda opposta dell’Egeo, lungo le coste microasiatiche, a Pygela (in Lidia) e a Cizico (nella Propontide), in quella regione degli stretti che costituì, in epoca classica, il trait d’union tra la Grecia continentale e il Mar Nero. Il lavoro si conclude con due appendici. La prima è specificamente inerente il mito di fondazione del culto munichio, relativo alla leggenda di Baros, o Embaros (Pausania Atticista apud Eustazio, Commentarii ad Homeri Iliadem 2, 732), lo hiereús kathartēs di Munichia, che sembra evocare nel nome il significato dell’antico termine accadico barû, “sacerdote purificatore” o “veggente”, addetto agli olocausti. Nella seconda appendice, corredata da tavole iconografiche, si presentano alcune testimonianze archeologiche rinvenute nei pressi dell’area di scavo del santuario munichio (in località Kastella-Mikrolimano), per gran parte conservate presso il Museo Archeologico del Pireo, allo scopo di offrire anche un quadro per immagini della realtà cultuale di Munichia.

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