Macarone Palmieri, Nicola (2011) Analisi molecolare e correlazione genotipo-fenotipo in pazienti con deficit di Antitrombina dell’Italia Meridionale. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Analisi molecolare e correlazione genotipo-fenotipo in pazienti con deficit di Antitrombina dell’Italia Meridionale
Autori:
AutoreEmail
Macarone Palmieri, Nicola[non definito]
Data: 28 Novembre 2011
Numero di pagine: 23
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Medicina clinica e sperimentale
Scuola di dottorato: Medicina clinica e sperimentale
Dottorato: Fisiopatologia clinica e medicina sperimentale
Ciclo di dottorato: 24
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Marone, Gianni[non definito]
Tutor:
nomeemail
Di Minno, Giovanni[non definito]
Data: 28 Novembre 2011
Numero di pagine: 23
Parole chiave: Antitrombina
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 06 - Scienze mediche > MED/09 - Medicina interna
Depositato il: 07 Dic 2011 09:37
Ultima modifica: 30 Apr 2014 19:47
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/8629
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/8629

Abstract

Abbiamo sequenziato il gene SERPINC 1 in 26 pazienti (15F, 11 M) con deficit di Antitrombina (22 tipo I, 4 tipo II), appartenenti a 18 diverse famiglie, tra loro non imparentate, tutte provenienti dall’Italia meridionale. Mutazioni in eterozigosi sono state identificate in 15 famiglie su 18 (83.3%). Tra queste 8 erano mutazioni “novel”, cioè di nuovo riscontro e dunque mai descritte prima in letteratura. 7 mutazioni chiaramente portavano ad un’alterata sintesi proteica (4 frameshift, 1 non-stop, 1 mutazione di splicing e 1 con delezione di 21 paia di basi). Una mutazione, presente in un singolo paziente, era una mutazione missense che sembra essere la causa del deficit di AT perché: a) è assente in 100 cromosomi nei controlli; b) essa coinvolge un aminoacido altamente conservato la cui sostituzione si pensa che possa alterare l’attività antitrombinica; c) nessuna altra mutazione è stata identificata nel paziente in questione. Mutazioni gravi (es. nonsense, frameshift, delezioni) sono state evidenziate nei pazienti con deficit di AT di tipo I. Al contrario, nei pazienti con deficit di AT di tipo II, 3 mutazioni su 4 erano di tipo missense; la quarta mutazione identificata portava ad uno shift di 19 nucelotidi nel codone di stop. In aggiunta al tipo di mutazione riscontrata, la coesistenza con altri fattori di rischio predisponenti aiuta a comprendere la severità del quadro clinico nei pazienti con deficit di tipo I (età del primo evento, rischio di recidive durante la profilassi). Nelle 5 famiglie in cui vi era più di un componente affetto, è stato osservato lo stesso genotipo e un’espressione clinica concordante. Possiamo concludere che le basi molecolari del deficit di AT nel Sud Italia sono diverse se comparate ad altre aree geografiche, e che l’analisi molecolare e lo studio degli effetti della mutazione sul fenotipo possono aiutare a predire l’espressione clinica della malattia.

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