Rinaldi, Giovanni (2011) IL FENOMENO MIGRATORIO IN EUROPA E IL SUO CONTRIBUTO ECONOMICO. IL RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI NON PROFIT. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: IL FENOMENO MIGRATORIO IN EUROPA E IL SUO CONTRIBUTO ECONOMICO. IL RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI NON PROFIT
Autori:
AutoreEmail
Rinaldi, Giovanni[non definito]
Data: 30 Novembre 2011
Numero di pagine: 200
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Scienze dello stato
Scuola di dottorato: Scienze politiche
Dottorato: Scienza politica e istituzioni in Europa
Ciclo di dottorato: 24
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Feola, Raffaele[non definito]
Tutor:
nomeemail
Musella, Marco[non definito]
Data: 30 Novembre 2011
Numero di pagine: 200
Parole chiave: Non Profit
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 14 - Scienze politiche e sociali > SPS/04 - Scienza politica
Depositato il: 12 Dic 2011 12:28
Ultima modifica: 17 Giu 2014 06:03
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/8732

Abstract

La tesi mira allo studio specifico del fenomeno migratorio prima a livello europeo e poi a livello nazionale e locale Lo studio si è svolto su più piani che poi, messi a confronto tra di loro, hanno prodotto risultati interessanti circa i movimenti dei flussi migratori, l'apporto demografico e quello economico che gli immigrati causano in Europa e in Italia. Infine è stato interessante capire come in Campania le organizzazioni non profit si sono organizzate, autonomamente o come erogatrici di un servizio pubblico, per far fronte alle esigenze degli immigrati. Le fasi dello studio sono state quattro: In primo luogo ha ricostruito il sistema normativo comunitario per comprendere in primis quando e come l'Europa ha sentito l'esigenza di gestire come materia comune il fenomeno migratorio, e quali iniziative sono state invece lasciate alla sovranità dei singoli stati. Si è rilevato che la scelta di comunitarizzare le politiche migratorie, nasce dal consiglio di Tampere del 1999 che ha riconosciuto la volontà di rendere responsabili gli Stati membri nei confronti dei propri partners, seguendo l’approccio funzionalista Europeo, che teorizzando la politica dei piccoli passi, nella formazione di un unico Stato sovrannazionale, in cui gli afferenti siano solidali e rispettosi dell’altrui interesse esattamente come del proprio. L’argomento più innovativo degli ultimi anni nel settore della migrazione, ma che ancora non ha prodotto i risultati auspicati, è la strategia dell’approccio globale (cd. “Global Approach”) verso i paesi di origine e di transito dei flussi migratori, nella consapevolezza, ormai acquisita, che, senza il coinvolgimento diretto di questi Paesi, non potrà realizzarsi una vera politica di gestione dei flussi e non potranno essere sfruttati appieno i vantaggi, in termini di sviluppo, che dalle migrazioni possono derivare. Infatti le normative sui flussi le gli accordi fra i singoli stati dell'Unione con gli stati di origine sono ancora ampiamente gestiti autonomamente dai Governi Nazionali, creando non di rado delle distorsioni che, solo sulla base di vantaggi economici per gli stati di origine o di passaggio, si traducono in vero e propri campi di detenzione per tutte quelle persone che volevano emigrare. In secondo luogo si è cercato di creare una mappatura dei flussi migratori, partendo dallo studio storico delle migrazioni fino ad arrivare all'Europa a 27 Stati. È interessante notare come a partire da Marocco e Algeria, i corridoi verso il nostro Continente si siano spostati negli anni sempre più ad Est fino ad arrivare alla Turchia all'Ucraina. Gli interventi dell'Unione o quella dei singoli stati Europei nei paesi di origine hanno dato vita ad un vero e proprio fenomeno dei vasi comunicanti. Tappato un varco se ne apre un altro, andando ad alimentare la teoria che non esiste una possibile migrazione a “Tasso Zero”. Sempre a cavallo tra questa sezione e quella successiva che analizza i dati demografici delle migrazione si comprende quanto sia distorta la percezione dell'opinione pubblica circa l'arrivo degli immigrati in Europa e in Italia. Infatti si dimostra come gli sbarchi dei clandestini (o anche rifugiati) rappresentino solo l'1% del fenomeno migratorio nel suo complesso. La terza parte affronta la dirompente forza demografica ed economica del fenomeno migratorio dimostrando i benefici che questa porta con sé. L'alto tasso d'invecchiamento e l'esiguo taso di natalità porterebbe il Vecchio continente, mai accezione fu più appropriata, alla deriva economica e demografica. Gli immigrati, infatti, essendo da considerarsi come una nuova generazione (in Italia 1 ultrasessantacinquenne ogni 10 immigrati), pesano veramente poco sul sistema pensionistico, sanitario e sociale, contribuendo, invece, con il loro lavoro e con le loro tasse a rifocillare le esauste casse dei singoli stati europei. Tale ragionamento vale ancora di più per l'Italia che è uno stato di giovane immigrazione, pertanto si trova ad avere una forbice ancora larga tra quello che deve spendere per gli immigrati rispetto a quello che riceve (si calcola un saldo positivo di circa 1 miliardo di euro all'anno). Gli immigrati, inoltre, oltre ad alleviare i conti pubblici di chi li ospita attraverso il sistema delle rimesse contribuiscono a mantenere un equilibrio sociale nei loro paesi di origine. L'ultima parte analizza la consueta dicotomia nord-sud circa il potere di attrattiva locale per gli immigrati, come questi si inseriscono nel tessuto socio economico del Mezzogiorno e come quest'ultimo, in particolare la Campania, si sia attrezzato per sostenerli. Le poche aspettative di lavoro, il basso livello dei servizi sociali sia pubblici che privati disincentivano gli immigrati nello stabilizzarsi al Sud, portando ancora una volta al nord quei benefici economici e demografici prima descritti. Un leggera frenata su questa scelta si è avuta in questi anni di crisi, dove anche il Nord è divenuto meno attrattivo dal punto di vista occupazionale. In questo scenario desolante assumono un ruolo interessante le cooperative sociali e le associazioni di volontariato che si sono messe in campo per offrire agli immigrati quei servizi che il Pubblico non riesce a garantire.

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