Di Loria, Antonio (2006) Studio su alcuni marker emocoagulativi (Trombomodulina, Proteina C e Antitrombina III) in gatti affetti da cardiomiopatia primitive a diverso stadio clinico. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Studio su alcuni marker emocoagulativi (Trombomodulina, Proteina C e Antitrombina III) in gatti affetti da cardiomiopatia primitive a diverso stadio clinico
Autori:
AutoreEmail
Di Loria, Antonio[non definito]
Data: 2006
Tipo di data: Pubblicazione
Numero di pagine: 135
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Scienze cliniche veterinarie. Sezione di Clinica medica
Dottorato: Scienze cliniche e farmaco-tossicologiche veterinarie
Ciclo di dottorato: 18
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Persechino, Angelo[non definito]
Tutor:
nomeemail
Ciaramella, Paolo[non definito]
Data: 2006
Numero di pagine: 135
Parole chiave: Cardiomiopatie, Marker emocoagulativi, Gatto
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 07 - Scienze agrarie e veterinarie > VET/08 - Clinica medica veterinaria
Depositato il: 30 Lug 2008
Ultima modifica: 30 Apr 2014 19:24
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/893
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/893

Abstract

Trombomodulina (TM) è un proteoglicano di membrana dell’endotelio vasale, presente sulla superficie endoteliale che presenta una elevata affinità nei confronti della trombina. Il complesso trombomodulina/trombina possiede un alto potere anticoagulante attraverso l’attivazione della proteina C, che a sua volta inattiva i fattori plasmatici Va e VIIIa della via intrinseca, impedendo, come fine ultimo, la formazione di ulteriori molecole di trombina. L’antitrombina III è una glicoproteina sintetizzata a livello epatico ed appartenente alla famiglia delle cosiddette serpine. Si tratta della principale proteasi inibitrice della trombina e degli altri fattori della coagulazione. Negli ultimi anni il dosaggio plasmatico di TM, Proteina C e AT III ha assunto un importante ruolo, nel meglio definire gloi stati di ipercoagulabilità spesso associata a fenomeni tromboembolici. Nelle cardiomiopatie primitive del gatto è ampiamente noto che vi è un aumentato rischio di formazione di trombi a livello atriale, con possibili complicazioni tromboemboliche sistemiche (STE). Scopo del presente studio è quello di valutare le concentrazioni plasmatiche di tali marker emocoagulativi in animali affetti da cardiomiopatia primitiva a diverso stadio clinico e in funzione delle dimensioni atriali, al fine di verificare se tali sostanze possano essere considerate, anche nel gatto, un valido marker predittivo di una condizione di ipercoagulabilità, al pari di quanto riportato in medicina umana. Si sono valutate le concentrazioni plasmatiche di TM, ATIII e Proteina C in 50 gatti affetti da cardiomiopatie primitive a diverso stadio clinico. Nei gatti del II gruppo (sintomatici) i livelli plasmatici di TM sono apparsi più bassi (3.86  1.2 ng/ml), statisticamente significativi (p< 0.01) sia rispetto a quelli osservati nei soggetti sani che a quelli degli animali asintomatici. Nei gatti del I gruppo (asintomatici) i livelli plasmatici di Antitrombina III sono apparsi più bassi (112  17.9 %), statisticamente significativi (p< 0.01), sia rispetto a quelli osservati nei soggetti sani che a quelli degli animali sintomatici. Le variazioni della concentrazioni di Proteina C non sono apparse statisticamente significative all’interno di tre gruppi considerati. I livelli plasmatici di TM più bassi nei pazienti sintomatici rispetto a quelli asintomatici e agli animali di controllo, potrebbero essere interpretati come una conseguenza di una disfunzione endoteliale, responsabile di una minore produzione di TM, oppure di un possibile aumentato consumo, finalizzato a garantire l’omeostasi del processo emocoagulativo. Alcuni studi tendono a spiegare tale riduzione attraverso l’azione endotelio lesiva operata da TNF alfa e IL 1, che risultano aumentate in modo significativo in pazienti umani con HCM e/o CHF (Penicka e coll., 2001; Chong e coll., 2003), oppure in associazione ad una condizione di ipossia cronica (Cacoub e coll., 1996) o in corso di fibrillazione atrale (Kutotobi e coll., 1998). Nei soggetti asintomatici l’attività procoagulante indotta dalla riduzione di ATIII (nei soggetti asintomatici) potrebbe essere contrastata dalla via trombina-TM-Proteina C, i cui valori plasmatici non tendono ad modificarsi. L’azione inveterata propria del processo cronico, porterebbe ad una disfunzione essenzialmente di carattere endoteliale, che si esprime con una riduzione di TM o con una minore espressione recettoriale; i livelli plasmatici di tale sostanza sembrano comunque essere sufficienti a mantenere inalterata l’omeostasi del processo emocoagulativi, come mostra anche l’assenza di trombi e di rilievi ecografici indicativi di una condizione di maggiore ipercoagulabilità. In conclusione il nostro studio lascia ritenere che nelle condizioni sperimentali considerate, i gatti affetti da cardiomiopatie primitive a diverso stadio clinico presentano una disfunzione sia dei meccanismi emocoagulativi che del sistema endoteliale, ancorchè non si evidenzi un’ attivazione del processo trombogenetico, in conseguenza dell’attivazione dei diversi meccanismi di equilibrio messi in atto dall’organismo, tra il sistema pro-coagulante ed il sistema anti-coagulante. Sono comunque necessari ulteriori studi, volti ad approfondire gli intimi meccanismi del processi emocoagulativo e l’esatto ruolo che l’endotelio svolge in tali affezioni, soprattutto in animali in cui vi sia una chiara attivazione del processo trombogenetico, al fine di identificare uno o più marker utilizzabili nella normale routine clinica.

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