Di Pinto, Valerio (2013) Leggere e comunicare il paesaggio: per un modello interpretativo dello spazio urbano percepito. [Tesi di dottorato]

[img]
Anteprima
Documento PDF
Leggere e comunicare il Paesaggio_per un modello intepretativo dello spazio urbano percepito.pdf

Download (18MB) | Anteprima
[error in script] [error in script]
Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Leggere e comunicare il paesaggio: per un modello interpretativo dello spazio urbano percepito
Autori:
AutoreEmail
Di Pinto, Valeriovalerio.dipinto@unina.it
Data: 28 Marzo 2013
Numero di pagine: 176
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Ingegneria Civile, Edile e Ambientale
Scuola di dottorato: Ingegneria civile
Dottorato: Ingegneria dei sistemi idraulici, di trasporto e territoriali
Ciclo di dottorato: 25
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Petroncelli, Elviraelvira.petroncelli@unina.it
Tutor:
nomeemail
Petroncelli, Elviraelvira.petroncelli@unina.it
Cutini, Valeriovalerio.cutini@ing.unipi.it
Data: 28 Marzo 2013
Numero di pagine: 176
Parole chiave: Space Syntax, paesaggio urbano, città
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/20 - Tecnica e pianificazione urbanistica
Depositato il: 03 Apr 2013 13:12
Ultima modifica: 10 Nov 2014 14:24
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9194
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/9194

Abstract

Il concetto, il significato ed il ruolo del paesaggio hanno subito nel corso degli ultimi 70 anni un notevole mutamento. Per apprezzarlo in maniera piena bisogna confrontarsi non solo con la loro evoluzione, ma anche, e forse soprattutto, con la sempre crescente importanza che nel corso del tempo, e segnatamente oggi, si attribuisce comunemente al paesaggio stesso. Vicende materiali e culturali straordinarie hanno accompagnato tali trasformazioni segnando marcatamente la consapevolezza ed il progetto umano di intere società. Lo stesso paesaggio, in tal senso, è il frutto del retropensiero di copiosi gruppi sociali, e spesso di popoli. L'importanza del tema nella più generale tematica del governo del territorio va colta in questo quadro generale, che attribuisce con evidenza al paesaggio non uno specifico ruolo specialistico, bensì la sintesi del meta-progetto comune. Oggi più che mai, pertanto, chi opera su e per il territorio non può sottrarsi dal confronto con il paesaggio. Per contro, parlare di paesaggio, dopo la stipula della Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000), significa muoversi in un insidioso terreno culturale in cui al centro della speculazione non c'è il quadro territoriale in quanto tale, ma lo spigoloso rapporto tra esso e l'uomo, suo fruitore. La percezione ambientale è assurta al ruolo di generatrice culturale del paesaggio stesso, quale atto di smaterializzazione, figurazione ed interiorizzazione del territorio da parte dell'uomo. Il paesaggio è innanzitutto l'immagine culturale del proprio ambiente di vita, degli spazi soggettivi e di quelli comuni dove di volta in volta si interpreta la solitudine, ma soprattutto la socialità. E' questa un'apertura complessa, ricca di significati ed insidie, che passa segnatamente per una relatività definitoria evidente: non esiste il paesaggio, unico ed universale, ma i paesaggi, personali e molteplici. Un approccio di studio coerente non può ignorare le implicazioni di questa fattispecie e deve, quindi, porsi un fondamentale interrogativo circa ruolo ed il proprio scopo. In questo seppur ontologicamente modesto contributo, si è cercato di capire quanto si potesse tenere salda la barra nel quadro dell'oggettività, indagando gli aspetti comuni della formazione dei paesaggi soggettivi. Ciò ha significato, innanzitutto, definire con chiarezza l'ambito territoriale oggetto dello studio, scegliendo quello che sembra essere assurto ad elemento critico, ovvero lo spazio urbano. Il mondo si va da sempre strutturando per città, ed oggi e nel prossimo futuro sembra che questo processo sia destinato ad un'inarrestabile crescita. Saremo tutti cittadini; creeremo tutti essenzialmente paesaggi urbani. Il paesaggio urbano, del resto, nuovo non è. Lo stesso termine può farsi risalire alla pregevole opera di G. Cullen, nel quadro del contributo architettonico/urbanistico dell'Architectural Review. Esso necessita, ad ogni modo, di un rinnovato spirito di superamento della dualità che nel suo seno si è andata creando nel corso della seconda metà del '900, frutto dei diversi contributi, anche eclettici, figli del copioso novero delle discipline territoriali (antropologia, urbanistica, pianificazione,...). In termini forse troppo sintetici tale dualità è ascrivibile alla contrapposizione tra due grandi approcci percettivi alla città: la città vissuta, intesa in termini antropologico-narrativi, e la città veduta, intesa in termini scientifico-visivo-causali. Alla prima si possono ricondurre gli approcci descrittivi finalizzati al racconto della socialità spazializzata (E.T. Hall) od a quello dell'immagine sociale dello spazio (K.Lynch). La modellistica che ne deriva, proposta in forma organica dalla sola modellazione lynchana, si caratterizza per il gran numero di variabili che cerca di tenere in conto e per l'altissimo costo computazionale che ne deriva, nonché per l'indubbio fascino derivante dal toccare sistematicamente le corde più profonde della comune esperienza urbana. Alla seconda famiglia, diversamente, appartengono gli approcci descrittivo-quantitativi, nell'accezione più o meno piena della misurabilità. L'opera di G. Cullen, per portare uno dei più interessanti esempi, è un coinvolgente abaco situazionale che permette di associare allo spazio la propria caratterizzazione percettiva visuale. Più degli altri, però, è lo studio della complessità spaziale urbana ad imporsi per interesse e potenzialità in questo quadro, in particolare grazie alla tradizione di europea studio e segnatamente sotto l'egida del contributo di B. Hillier. Questi ha proposto, ed in una certa misura validato empiricamente, un approccio che nel voler studiare il rapporto tra l'uomo ed il territorio parte da quest'ultimo, valutando le sue qualità configurazionali: Space Syntax. In forza di queste premesse, e con il fine ultimo di descrivere nella maniera quanto più compiuta e completa il paesaggio urbano, questo lavoro si è innanzitutto indirizzato verso la ricerca di un percorso comune tra i due approcci, nella convinzione che si tratti di aspetti complementari nel quadro complessivo della città. Ci si è chiesti se esista una corrispondenza tra la struttura dello spazio (Space Syntax) e l'esperienza soggettiva in esso (Metodo di Lynch) grazie alla quale sia possibile ancorare ad elementi oggettivi aspetti finora considerati esclusivamente propri dell'antropologia spaziale. Lo svolgimento del lavoro ha evidenziato come tutto dipenda, nella realtà, da una domanda più essenziale: cosa si percepisce primariamente dello/nello spazio urbano, ovvero dell'enorme insieme di informazioni che si acquisiscono nella fruizione spaziale quali sono quelle determinanti per la sua figurazione? La risposta a questo interrogativo ha trovato un sorprendente riscontro nelle pieghe della teoria configurazionale, ed ha indirizzato lo sviluppo del lavoro verso studio delle qualità e delle potenzialità di Space Syntax nella descrizione del modo in cui lo spazio si pensa, si figura, si usa, funziona. E' in questo quadro che nasce la proposta modellistica che chiude il contributo, incentrata sull'ampliamento della casistica degli studi configurazionali di città (Napoli) e dei fenomeni urbani da essi interpretabili (andamento della rendita immobiliare). Il modello si caratterizza, pertanto, per essere strumento empirico di verifica della posizione che il presente lavoro assume rispetto alla teoria hilleriana ed alla percezione dello spazio. Diversamente, il ruolo di strumento di lettura, valutazione e comunicazione del paesaggio urbano è demandato a Space Syntax, attraverso la caratterizzazione del territorio in funzione degli indici configurazionali. La solidità dei risultati ottenuti e la loro coerenza con gli approdi già noti e validati, permettono di riporre fiducia nelle potenzialità di Space Syntax. Il paradosso del paesaggio può compiersi: ripartire dal territorio per trovare il contributo dell'uomo nella sua interpretazione.

Downloads

Downloads per month over past year

Actions (login required)

Modifica documento Modifica documento