Passaro, Federico (2014) Analisi dei trend di taglia corporea nei mammiferi cenozoici in relazione agli assetti climatici. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Analisi dei trend di taglia corporea nei mammiferi cenozoici in relazione agli assetti climatici.
Autori:
AutoreEmail
Passaro, Federicofederico.passaro@unina.it
Data: Marzo 2014
Numero di pagine: 161
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Scienze della Terra, dell'Ambiente e delle Risorse
Scuola di dottorato: Scienze della terra
Dottorato: Scienze della Terra
Ciclo di dottorato: 26
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Boni, Mariaboni@unina.it
Tutor:
nomeemail
Raia, Pasquale[non definito]
Carotenuto, Francesco[non definito]
Data: Marzo 2014
Numero di pagine: 161
Parole chiave: Mammiferi, Cenozoico, Evoluzione, regola di Cope, Habitat Tracking, Body size, Frattali
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 04 - Scienze della terra > GEO/01 - Paleontologia e paleoecologia
Depositato il: 07 Apr 2014 15:54
Ultima modifica: 15 Lug 2015 01:01
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9868

Abstract

La massa corporea di un individuo, oltre alla sua morfologia e struttura, è una delle caratteristiche che influisce maggiormente sulla sua ecologia. La variazione della taglia (body size), sia che essa diminuisca o sia che essa aumenti, porta a cambiamenti importanti nell’ecologia della specie: influisce sulla sua “longevità stratigrafica” (per le specie fossili), sulla complessità delle strutture ornamentali, sulla capacità di occupare determinati habitat, sulla grandezza degli areali che possono occupare (range size), sull’abbondanza (densità di individui) che esse possono avere in un determinato areale, sulla capacità di sfruttare le risorse, sul ricambio generazionale, sulla loro capacità di dispersione e conseguentemente sulla capacità di sopravvivere ai mutamenti ambientali (in seguito ai mutamenti si estinguono o tendono a spostarsi per seguire condizioni ecologiche ottimali – habitat tracking). Una delle leggi evolutive meglio note in letteratura riguardo la variazione della taglia è la “regola di Cope” che afferma l’esistenza di un netto trend verso l’aumento della massa corporea delle specie all’interno di un clade nel corso del tempo (Cope 1887). L’aumento della taglia comporta dei vantaggi ecologici maggiori rispetto alle specie più piccole: per esempio hanno un migliore approvvigionamento di risorse, range size più grandi ed una maggiore longevità; affinché tali vantaggi si traducano in una maggiore idoneità evolutiva (Brown and Sibly 2006) essi non devono essere controbilanciati dagli svantaggi che una taglia grande comporta (maggiore fabbisogno energetico (Calder 1996), turnover generazionale più lungo e conseguente minore capacità di resistere ai cambiamenti ambientali a lungo termine). La regola di Cope è stata dimostrata per i mammiferi fossili (Stanley 1973; Alroy 1998; Finarelli 2007) e per i rettili mesozoici (Hone and Benton 2007). Oltre a questi studi che la supportano, evidenze discordanti o inconcludenti derivano da studi effettuati sui primi ruminanti (Gingerich 1974), sui primi amnioti (Laurin 2004), sugli uccelli mesozoici (Butler and Goswami 2008; Hone et al. 2008) e sui mammiferi viventi (Clauset and Erwin 2008, Monroe and Bokma 2010). La regola di Cope rappresenta un trend evoluzionistico a larga scala e possono essere avanzate due tipi di spiegazioni opposte: o è generata da un meccanismo passivo (passive drive) o è guidata dalla selezione (active drive; Mc Shea 1994; Wagner 1996). L’ipotesi della passive drive raffigura l’evoluzione della taglia come una via di diffusione dal limite inferiore di una taglia minima (Stanley 1973; Gould 1988; Clauset and Erwin 2008). Per esempio, la passive drive ipotizza, da osservazioni empiriche, l'esistenza di un limite inferiore di 2g per la taglia dei mammiferi (Clauset and Erwin 2008). A causa di tale limite, l'evoluzione favorirebbe specie di grandi dimensioni (Stanley 1973; Clause and Erwin 2008). All’opposto, l’ipotesi dell’active drive considera i vantaggi competitivi derivanti da una grande taglia come causa primaria della regola di Cope (Kingsolver and Pfennig 2004; Hone and Benton 2005). L’ipotesi dell’active drive assume che le specie durante il tempo siano sostituite da quelle più grandi, più comuni, geograficamente più diffuse e relativamente più longeve. Considerando che il range size e la commonnes (quanto è presente una specie in una data località fossilifera) sono segni evidenti del successo ecologico di una specie, la longevità filetica è qui assunta come il naturale risultato di questo successo nel tempo evolutivo (Wilson 1987; Jablonski and Hunt 2006). I mutamenti climatici modificano gli habitat e questo guida le specie verso condizioni sub-ottimali. Le risposte delle specie possono variare da un adattamento alle nuove condizioni, alla dispersione verso territori con condizioni più simili al loro habitat naturale (habitat tracking), oppure può prevedere l’estinzione. Evidenze paleontologiche suggeriscono che la maggior parte delle specie mantiene la tolleranza ai cambiamenti ambientali quasi costante durante la loro esistenza (Brett et al. 2007, Lister 2004). Ciò è particolarmente vero per gli organismi di taglia grande, che potrebbero non essere in grado di evolvere abbastanza velocemente per stare al passo con i cambiamenti ambientali a causa dei loro lunghi tempi generazionali (Blois and Hadly 2009). Habitat tracking ed estinzione sono, quindi, due reazioni molto importanti ai grandi mutamenti ambientali in particolare per le specie di taglia grande. L’habitat tracking è stato ampiamente documentato nei mammiferi cenozoici su larga scala e nei ripetuti eventi di raffreddamento globale (Blois and Hadly 2009, Hewitt 2000). E’ noto che nel tardo Pleistocene i mammiferi si spostano ripetutamente da nord a sud (e viceversa) a seguito delle glaciazioni (Cardillo et al. 2005). La vulnerabilità delle specie alle estinzioni dipende in larga misura, dalle loro caratteristiche biologiche ed ecologiche, in particolare dalla taglia (Payne and Finnegan 2007), dal range size geografico (Liow et al. 2009) e dalla loro specializzazione ecologica (Raia et al. 2011). Di fronte ad un cambiamento ambientale, le specie in grado di disperdersi su lunghe distanze per seguire i loro habitat preferiti possono avere maggiori possibilità rispetto a quelle che possono disperdersi su distanze minori (Eldredge et al. 2005, Eldredge 2003). Nel mio lavoro presento, oltre ad un attenta analisi del trend di aumento di taglia dei mammiferi durante il Cenozoico, un’analisi paleobiologica dell’effetto dell’habitat tracking sulla durata delle specie e sulla loro tendenza alla stasi morfologica. Ho usato porzioni di range dove le specie sono più comuni rispetto ai successivi intervalli di tempo per verificare se le specie che si spostano su lunghe distanze presentano una maggiore durata stratigrafica. Ho testato poi la correlazione tra distanza percorsa e variazione morfologica all’interno dei cladi. Inoltre ho analizzato l’andamento dei tassi di evoluzione fenotipica e tassonomica dei mammiferi lungo il Cenozoico e l’influenza della regola di Cope sulla complessità delle strutture ornamentali.

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